2023-07-25
Sponda di Infratel a Open Fiber: il prestito delle banche è più vicino
Mario Rossetti (Imagoeconomica)
Apertura alla cessione dei crediti d’imposta sulle infrastrutture. Il gruppo di Cdp respira.Potrebbe essere più vicina una soluzione alle difficoltà di Open Fiber. Infratel avrebbe infatti finalmente discusso con il gruppo guidato da Mario Rossetti su due tematiche da cui aspettava risposta da tempo. La revisione delle concessioni per le aree bianche siglate tra il 2017 e il 2019 e la rimodulazione delle milestones (termine inglese che indica i punti salienti di un progetto) per le aree grigie. Inoltre, Infratel avrebbe aperto alla cessione del credito d’imposta sulle nuove infrastrutture offrendo nuovo ossigeno a Open Fiber, in vista di un rifinanziamento con le banche. La liquidità sarebbe certa fino al termine del primo trimestre del 2024. A quel punto potrebbe essere necessario rinegoziare parte dei contratto anche alla luce di difficoltà nel gestire i civici da attivare con relative stime in eccesso. La situazione di Open Fiber, del resto, è complessa e nei giorni scorsi Cassa depositi e prestiti aveva chiesto al governo di finanziare il gruppo, controllata al 40% dall’australiana Macquarie, che ha ad oggi il compito di portare le linee in fibra ottica laddove non è economicamente vantaggioso nel Paese, quelle che tecnicamente si chiamano aree «bianche» e «grigie» del territorio. La richiesta, mossa da Cdp al governo sarebbe di stanziare almeno 600 milioni di euro. In dettaglio il numero uno di Cdp Dario Scannapieco e il presidente Giovanni Gorno Tempini avrebbero inviato a giugno a Palazzo Chigi una missiva diretta al sottosegretario con delega al digitale Alessio Butti e ai ministri dell’Economia e delle Imprese, Giorgetti e Urso proprio per chiedere un aiuto su Open Fiber. È previsto un tavolo con il governo visto che rispetto all’accordo originario che prevedeva che l’azienda avrebbe dovuto portare la fibra verso oltre un milione di numeri civici è stato disatteso dai fatti: ci sono molti, come accennato sopra, indirizzi inesistenti, per cui la cifra è più vicina a circa 600.000 unità. Del resto, fino a poco tempo fa Open Fiber non era riuscita a ottenere da Infratel e da Butti alcuna risposta sulle revisioni delle concessioni e sulle nuove tempistiche per portare a termine i progetti di digitalizzazione delle aree meno redditizie a livello di telecomunicazioni. Fatto sta che il vicepresidente del Senato, il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ieri è intervenuto a gamba tesa. «La lettera dei vertici di Cassa depositi e prestiti che in pratica chiedono ingenti risorse al governo per mandare avanti Open Fiber non merita nemmeno risposta», ha detto ieri Gasparri. Per il vicepresidente del Senato, «inventare una rete bis avrebbe causato soltanto disastri e sprechi. Oggi Cdp chiede per conto di Open Fiber soldi ma tutti sono stati zitti quando Open Fiber ha vinto delle gare facendo offerte a ribasso davvero incomprensibili. C’è bisogno di aprire un’inchiesta e una verifica in sede parlamentare sul disastro Open Fiber. Invito il governo a non staccare assegni con fretta e superficialità perché si potrebbe assumere una grave corresponsabilità in colpe che l’attuale esecutivo non ha», ha concluso. Dello stesso avviso anche Francesco Bonifazi, deputato di Italia viva secondo cui Gasparri fa bene a chiedere l’apertura di una inchiesta su Open Fiber, società nata da una buona idea poi diventata un disastro. «Apprezzo molto la richiesta del collega Gasparri di aprire una indagine parlamentare sulla vicenda Open Fiber», ha spiegato Bonifazi in una nota. «La scelta di Renzi e di Starace di costituire Open Fiber è stata molto positiva per lo Stato italiano se è vero che quando un importante fondo internazionale ha acquisto parte delle quote della società, Enel, e con lei il contribuente italiano, ha incassato oltre il miliardo di euro. Dunque, Open Fiber ha realizzato valore per l’azionista pubblico, creato posti di lavoro, sviluppato innovazione», ha detto. La realtà invece è molto diversa.