2021-05-20
Secondo i nostri giudici non è reato speronare una nave della Finanza
Ok alla richiesta d'archiviazione formulata dal pm Luigi Patronaggio. Così i magistrati ignorano le leggi che dovrebbero far rispettareChi ci capisce qualcosa è bravo. Ve la ricordate Carola Rackete? La comandante della nave tedesca Sea Watch 3, dell'omonima Ong, che speronò la notte del 29 giugno 2019 una motovedetta della Guardia di finanza che era lì per bloccare, nel rispetto del primo decreto Sicurezza Salvini-Conte I (perché Conte II ci ripensò e non era più d'accordo con Conte I, pur essendo lo stesso Giuseppe), l'approdo a Lampedusa della nave con a bordo i migranti? Dopo un braccio di ferro tra la Ong e il Viminale, il capitano Rackete accese i motori e provocò uno scontro fisico con la Guardia di finanza facendo rischiare sia i finanzieri che i migranti. Per fortuna nessuno si fece male. Ebbene, dopo tutta una serie di andirivieni, compresi gli arresti domiciliari, il gip di Agrigento, Alessandra Vella, ha accolto la richiesta di archiviazione per la Rackete, chiesta dal pm, Luigi Patronaggio, perché la ragazza tedesca «ha agito in stato di necessità».Nel frattempo, la Procura di Catania ha chiesto l'archiviazione per l'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini per aver bloccato la nave Gregoretti nella stessa estate del 2019 ad Augusta nel siracusano.Nel frattempo, sempre Matteo Salvini ha ancora in corso un procedimento a suo carico a proposto del caso Open Arms, sempre del 2019, che lo vede imputato, come nell'altro, per aver vietato lo sbarco dei migranti. Capite bene che quello che abbiamo scritto all'inizio appare chiaro a chiunque, non occorre essere esperti di diritto del mare o di diritto internazionale o, più semplicemente, di procedura penale. È questione di logica. Se viene archiviato il caso della Rackete che ha speronato la Guardia di finanza contravvenendo a una legge che porta il nome di Salvini, perché lo stesso Salvini viene archiviato in un processo dove era accusato di aver fatto rispettare la sua legge? Come le volete chiamare? Contraddizioni? Interpretazioni discordanti della medesima legge? Arbitrarietà nell'interpretazione della legge medesima? Chiamatele come vi pare, la sostanza non cambia. E allora, per provare a fare un po' di chiarezza, vogliamo segnalare quattro questioni.La prima. Comunque la si pensi sull'immigrazione, quando ci sono delle leggi vigenti, che hanno passato anche il vaglio di costituzionalità, vanno rispettate. Non c'è accezione, altrimenti è il caos: ognuno fa quello che gli pare. Le leggi erano vigenti, le leggi andavano rispettate. La seconda. Occorre distinguere la valutazione morale o politica di una legge dalla valutazione giuridica della stessa cui sono chiamati i tribunali in caso di controversia. Il pm di Catania, Andrea Bonomo, chiedendo il «non luogo a procedere» per Salvini ha detto: «Non dico che moralmente o politicamente la scelta sia giusta (riferendosi al decreto Sicurezza Salvini, ndr) ma non spetta a noi dirlo». In altre parole, quello che è stato richiesto dal senato al tribunale, il tribunale stesso lo ha rimandato alla valutazione della politica e la morale. Quando le due valutazioni coincidono si ha il cosiddetto Stato etico. La terza. Se si riteneva che il decreto Salvini, che è una legge, andasse contro i diritti costituzionale fondamentali o umani che dir si voglia (ci possono essere infatti leggi che non rispettano il diritto), si poteva ricorrere alle sedi opportune. La Corte costituzionale, o la Corte europea dei diritti dell'uomo. Lo si poteva fare, è legittimo farlo, e aggiungiamo anche che è doveroso se qualcuno ritiene che qualche legge violi i diritti fondamentali. Ma se è legge, è legge. E quindi va rispettata, e quindi da tutti, compresa la Carola Rackete. La quarta. Si dice che la legge, e lo si dice da prima del sorgere del diritto romano, abbia una funzione pedagogica e di deterrenza. Una norma basa la sua capacità persuasiva e stimola all'obbligo del suo rispetto anche per le conseguenti sanzioni che possono derivare dalla sua non osservanza. In Italia, per anni, ci si è sciacquati la bocca con la legalità ma lo si è fatto, purtroppo, a correnti alterne, talora a destra e talora a sinistra. Più a sinistra che a destra, salvo poi ricorrere al garantismo qualora la parte posteriore da difendere coincidesse con la propria. Questo è il modo migliore per creare un clima di incertezza del diritto e per indurre nei cittadini il pensiero che la non osservanza della legge non sia sempre causa di un effetto che è la sanzione di chi la infrange. E poiché non possiamo pensare di vivere in un mondo abitato da esseri angelici, ma da uomini che contengono in sé e che possono esprimere sia il bene che il male, occorre che quando c'è una legge essa sia rispettata. È sacrosanta la distinzione tra legge e diritto. Il diritto viene prima della legge e la legge è chiamata ad applicarlo, a garantirlo, a tutelarlo. Ma questa è una questione che non riguarda le corti di giustizia, ma le corti costituzionali. La confusione tra questi due livelli è all'origine di tutto questo caos sulle interpretazioni dei decreti Sicurezza. E purtroppo continua.