2021-04-14
Finalmente Speranza traballa. Ma sul piano pandemico prova a fare lo scaricabarile
«Draghi è stufo». Poi Chigi smentisce. Intanto, da Bruno Vespa, il capo di Leu molla Ranieri Guerra: «Risponderà delle sue azioni». Matteo Salvini attacca: «Nel suo libro volgarità e arroganza».Caffè amarissimo, quello bevuto ieri mattina dal ministro della Salute, Roberto Speranza, che sfogliando i giornali si rende conto di essere un probabile ex ministro. L'articolo del Messaggero che rovina la giornata a Speranza descrive un Mario Draghi in cerca di una collocazione, un contentino, magari sotto forma di incarico internazionale, che consenta al ministro delle Chiusure di dimettersi, lasciando poltrona e chiavi dei lucchetti, senza restare disoccupato. I motivi dell'insofferenza di Draghi verso Speranza sono quelli che i lettori della Verità conoscono a menadito: ritardi e caos nella campagna vaccinale, eccessiva rigidità nelle chiusure delle attività, l'indagine che vede coinvolto il suo consulente, Ranieri Guerra, l'inchiesta che vede indagato l'ex commissario straordinario Domenico Arcuri, in sostanza una invidiabile catena di fallimenti suoi e dei suoi più stretti collaboratori. Speranza è nero come il caffè, e non potrebbe essere altrimenti. Attende parole di solidarietà, che non arrivano, neanche dal Pd. Attende una smentita di Palazzo Chigi, che neanche arriva. La presidenza del Consiglio si limita a rispondere, a chi chiede lumi sull'argomento, ricordando le parole di Draghi in conferenza stampa, la scorsa settimana: «Ho voluto Speranza nel governo e ne ho molta stima», frase che ricorda il famoso «Ugo, ti stimo tantissimo» rivolto dalla moglie Pina al ragionier Fantozzi. Nel silenzio generale, Matteo Salvini ha gioco facile ad azzannare la preda, partecipando alla conferenza stampa per la presentazione del libro Salute o libertà: un dilemma storico-filosofico, di Corrado Ocone: «C'è un libro», ironizza Salvini, «che non ha avuto la diffusione che meritava, parlo di quello del ministro Speranza di cui abbiamo solo la copertina. Faccio promozione perché sembra sia quotato intorno ai 500 euro sul mercato nero... Doveva uscire il 22 ottobre, poi il 26 ottobre il governo di cui faceva parte il ministro ha chiuso tutto. Però lui quattro giorni prima di chiudere», ricorda Salvini, «era pronto ad andare in libreria spiegandoci che stavamo guarendo. Non so se altri ministri della Salute abbiano avuto lo stesso tempo libero. Penso che scrivere che la pandemia è occasione storica per la sinistra sia di una volgarità e arroganza che non meritano commenti. Spero», argomenta Salvini, «che il libro possa tornare in libreria per permettere agli italiani di leggere cosa ipotizzava in piena pandemia». Quella del libro Perché guariremo, scritto da Speranza e ritirato precipitosamente dal commercio lo scorso ottobre, pochi giorni prima dell'uscita, è un po' la parabola di questo triste ministrino dalla penna rossa, la cui indole mansueta nasconde la durezza e l'ipocrisia dei veterocomunisti: nei sogni dell'autore doveva essere la cronaca di un trionfo, la realtà si incaricò di trasformarlo in una macabra barzelletta, considerato che la seconda ondata investì in pieno noi, Speranza e il suo volume, che fu quindi opportunamente accantonato. Va all'assalto anche il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri: «Il caso Guerra dell'Oms», sottolinea Gasparri, «è in realtà il caso Conte e Speranza. Conte se ne è andato dopo aver creato danni gravissimi, ma Speranza è ancora al ministero della Salute. Deve spiegare al Paese le vicende dei piani non aggiornati o dei piani mancanti, delle chiusure ritardate e delle decisioni sbagliate. Speranza deve rispondere al Paese», aggiunge Gasparri, «ed è inopportuno che rimanga al ministero della Salute. Dovrebbe lasciare il campo. I suoi colleghi di governo ne prendano atto e gli consiglino una uscita di scena. Le inchieste di Bergamo facciano il resto». La morsa di Lega e Forza Italia si stringe sempre di più, da Pd e M5s non arriva mezza parola di sostegno, mentre Alternativa c'è, il gruppo di ex pentastellati, annuncia la mozione di sfiducia: «Quello che sta venendo fuori dalle indagini della Procura di Bergamo sul caso Oms-Ranieri Guerra», scrivono i parlamentari di Ac, «getta inquietanti ombre sul ministero della Salute e sul titolare del dicastero Roberto Speranza. Presenteremo al più presto una mozione di sfiducia nei suoi confronti. In questo modo, vedremo anche se la Lega e Forza Italia avranno il coraggio di sfiduciare un membro del governo da loro sostenuto o se sono capaci di chiederne le dimissioni solo a parole». Speranza sembra un pugile che sta per andare al tappeto, e resta aggrappato alle corde del ring in attesa del colpo decisivo. Solo in serata, e solo dal suo partito, arriva una dichiarazione di vicinanza: «Il tiro al bersaglio sul ministro Speranza», dice la capogruppo di Leu al Senato, Loredana De Petris, «deve finire. Non passa giorno senza che Salvini e tutta la destra, di governo e di opposizione, apra il fuoco contro il ministro della Salute, diffondendo e accreditando così la fake news per cui all'origine delle chiusure non ci sarebbero i dati e la diffusione di una pandemia ancora estremamente minacciosa ma i capricci di un ministro». In serata, Speranza va in tv, a Porta a porta, su Rai 1. Bruno Vespa lo incalza sul mancato aggiornamento del piano pandemico. E lui tenta lo scaricabarile: «Rispettiamo la magistratura così come le dinamiche interne all'Oms, che però non riguardano il nostro Paese, perché le scelte vengono fatte a livello internazionale e non certo a Roma. Credo che chiunque abbia funzioni in questa pandemia, dall'Oms fino all'ultimo sindaco di un piccolo paese, debba mettersi nelle condizioni di poter rispondere di quello che ha fatto. Io sono il ministro che il piano pandemico lo ha approvato e che durante questi mesi così difficili ha anche costruito un piano Covid». Come dire: è andato tutto bene...
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Nel libro postumo Nobody’s Girl, Virginia Giuffre descrive la rete di abusi orchestrata da Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell e ripercorre gli incontri sessuali con il principe Andrea, confermando accuse già oggetto di cause e accordi extragiudiziali.