2021-06-16
Speranza sogna la crisi permanente. «Cts e commissario devono restare»
Attenzione: non è consentito rompere le righe. La pandemia arretra e lo stato di emergenza potrebbe essere presto revocato? Sì, ma il ministro della Salute non ha intenzione di smobilitare: né la struttura del Comitato tecnico scientifico, né quella del commissario straordinario. Lo ha spiegato lo stesso Roberto Speranza, in un'intervista al quotidiano sabaudo della famiglia Agnelli: La Stampa. «Non abbiamo ancora deciso, 45 giorni durante una pandemia sono un tempo notevole per fare previsioni. Ma sarebbe bello dare un segnale positivo al Paese (cioè porre fine ai provvedimenti estremi come le limitazioni imposte dal dilagare dell'epidemia, ndr). Se così fosse, però, dovremo individuare la strada normativa per prolungare l'attività del Comitato tecnico scientifico e della struttura del commissario Figliuolo». Tradotto, se passa il Covid non è detto che passi tutto il resto con cui abbiamo imparato a fare conoscenza nell'ultimo anno e mezzo. Le poche parole del ministro bastano per capire che Speranza è un vedovo inconsolabile dell'emergenza. A lui mancano i dpcm, le conferenze stampa listate a lutto, il coprifuoco, la libertà condizionata. Dunque, mette le mani avanti per ritardare il più possibile il ritorno alla normalità. Fosse per lui, ci manderebbe tutti a nanna alle 18, com'era fino a qualche mese fa, senza cena al ristorante. Del resto, dopo una vita trascorsa dietro le quinte dei pantaloni di Massimo D'Alema, Speranza si è ritrovato all'improvviso sul palcoscenico della pandemia, segnalato nei sondaggi fra i ministri più popolari e ora, tralasciando che spesso la popolarità altro non è che notorietà, da quel palcoscenico non vuole scendere, perché dovrebbe rinunciare alle luci della ribalta. Sì, diciamola tutta, il segretario di Articolo 1 in questo anno è mezzo si è sentito finalmente protagonista. Basta sfogliare le pagine di Perché guariremo, la sua fatica letteraria uscita in libreria per i tipi della casa editrice Feltrinelli e subito rientrata per finire in un magazzino. Con un tempismo perfetto, il libro era apparso sugli scaffali mentre la curva dei contagi segnava un drammatico rialzo e le massime riassunte nelle 230 pagine non erano parse in sintonia con il peggioramento della situazione. Nel volume risulta chiaro il protagonismo del responsabile della Salute, il quale si intesta lo scatto di reni nella corsa per il vaccino e i contatti iniziali con le case farmaceutiche. «Quella nella fase più avanzata è Astrazeneca, una grande multinazionale anglo-svedese che ha un asset importante, il contratto con l'Istituto Jenner dell'Università di Oxford, che al momento sta ottenendo i risultati migliori». Come sia finita si sa: con l'annuncio dell'altra sera, dopo la morte di Camilla Canepa, della sospensione delle vaccinazioni degli under sessanta, a cui saranno somministrate altre dosi, diverse dunque da quelle che a settembre, epoca dell'opera di Speranza, «davano i risultati migliori». Un annuncio fatto dallo stesso ministro, il quale ha precisato di aver prima consultato il Comitato tecnico scientifico. In quel momento Speranza non si è posto il problema di aspettare il parere delle autorità in materia, ovvero dell'Ema, l'agenzia europea che deve validare i farmaci e che ha dato via libera ai diversi vaccini. Né si è preoccupato di attendere la pronuncia dell'Aifa, ovvero dell'agenzia italiana che ha competenza sull'uso dei medicinali. No, Speranza ha fatto da solo, decidendo che la seconda dose di Astrazeneca può essere sostituita da Pfizer o Moderna, cioè da un cocktail di vaccini. Se prima Astrazeneca andava bene e non c'era da dubitare dell'efficacia contro il coronavirus, ma anche degli effetti collaterali, all'improvviso non è andato più bene, in una confusione di dichiarazioni che ha indotto migliaia di persone a rinunciare alla vaccinazione in attesa di chiarimenti. Già, perché il pasticcio nasce tutto dalla fretta dell'inconsolabile vedovo. Il quale, così come a febbraio dello scorso anno sentiva il bisogno di rassicurare gli italiani garantendo di essere prontissimo ad affrontare la pandemia, adesso detta la linea sul «crossing vaccinale», anticipando perfino le indicazioni di Ema e di Aifa. E a chi gli obietta che è difficile credere agli stessi che quattro mesi fa sostenevano che Astrazeneca dovesse essere utilizzato solo con gli ultracinquantenni, per poi inocularlo con gli «Open day» a una diciottenne, Speranza replica di aver seguito solo il parere delle agenzie regolatorie, del Comitato tecnico scientifico e degli esperti. Che poi le agenzie regolatorie, il Comitato tecnico scientifico e gli esperti non abbiano un parere univoco, non scompone il ciuffo del ministro. Il quale rimane essenzialmente un sostantivo: Speranza. Cioè attesa, aspettativa, augurio. O illusione.