2021-07-16
Speranza ne trova un’altra per rovinarci la vita
Prendo a caso l'incipit di un articolo di Repubblica di due giorni fa: «Ancora in netto aumento la curva epidemica in Italia. I nuovi casi sono 2.153, mai così tanti dal 6 giugno. […]. I decessi sono 23 (ieri 20), per un totale di 127.831 vittime dall'inizio dell'epidemia». Dopo aver letto queste righe, un lettore che cosa può pensare? Che ci risiamo, ovvero che la pandemia sta rialzando la testa e noi, invece di usarla, stiamo facendo gli stessi errori che abbiamo fatto la scorsa estate. Poi però il lettore che avesse la pazienza di continuare a scorrere l'articolo pubblicato dal quotidiano della sinistra chic scoprirebbe l'altra faccia della realtà, quella meno allarmante, quella che non giustifica lo stato di perenne allerta e ancor meno autorizza a immaginare che si debba ritornare ai semafori del duo Conte-Speranza, alle chiusure, al permesso di circolazione e così via. Pesco sempre da Repubblica di due giorni fa: «Ancora in discesa i ricoveri, che non risentono della crescita dei contagi: le terapie intensive sono 6 in meno (ieri -1) con 7 ingressi del giorno, e scendono a 151, mentre i ricoveri ordinari sono 20 in meno (ieri -21), 1.108 in tutto». Quindi, se il nostro lettore si fosse fermato al titolo e alle prime righe che impressione avrebbe avuto? Che stessimo per precipitare di nuovo nell'incubo dei contagi a macchia d'olio e, soprattutto, dei decessi a raffica. Invece, nonostante gli allarmi, sebbene qualche vedovo inconsolabile delle conferenze stampa listate a lutto si dia da fare, seppur qualche addolorato speciale in servizio permanente non perda occasione di spargere pessimismo, le cose non sono come appaiono o, per lo meno, come vengono presentate. E per capirlo basta voltare pagina e ritornare a un mese prima, quando i positivi magari erano la metà, ma le vittime quasi il doppio. Per non dire poi delle terapie intensive, che ancora ospitavano 536 pazienti, mentre i ricoverati erano il triplo di quelli che attualmente occupano un posto letto. Insomma, l'allarme non c'è, gli ospedali non sono sotto pressione e, grazie al cielo, nemmeno i cimiteri. Però non passa giorno che, da Speranza in giù, al ministero della Salute non si inventino qualche cosa per rendere un po' più difficile la vita degli italiani. Ogni pretesto è buono, perfino l'autobus scoperto della Nazionale, che quasi ormai fa più notizia della vittoria a Wembley. Leonardo Bonucci, da eroe che era fino al giorno prima, dopo la sfilata a capote scoperta è diventato un mezzo criminale, una specie di untore in maglia azzurra. Dopo averci rotto le scatole per anni con la trattativa Stato-mafia si è passati alla trattativa Stato-Bonucci. La prima avrebbe liberato i mafiosi dal 41 bis, la seconda libererebbe dal virus Covid-19: in entrambi i casi, un attentato, oltre che agli organi costituzionali, anche a quelli riproduttivi.Tuttavia, archiviata (almeno si spera) la questione dell'autobus a cielo aperto, ecco spuntare la patente che permette di circolare. Se prima era richiesta la mascherina e poi il tampone, adesso pare diventare obbligatorio esibire il passaporto vaccinale, altrimenti si rischia la libertà condizionata, ovvero si può passeggiare, ma non andare al ristorante, farsi un giro in bicicletta, ma non in treno. In pratica, per accedere a qualsiasi luogo pubblico, serve il certificato verde. L'idea è venuta a quel gran cervellone di Macron e come tutte le pensate estero-vestite, Speranza e compagni l'hanno subito adottata, promettendo di introdurla per accedere a bar, ristoranti, negozi, teatri, treni, autobus e aerei. Già me lo vedo il barista che staziona sulla porta e prima di chiedere se desiderate un espresso o un aperitivo pretende che sguainiate il patentino che attesti l'inoculazione. Immagino anche le hostess trasformate in gendarmi, che oltre al biglietto e alla carta d'identità richiedano il lasciapassare green. E con quelli che per mille ragioni non sono stati vaccinati, perché - come succede - sono stati respinti in quanto considerati a rischio choc anafilattico (ne conosco) o semplicemente perché non è ancora arrivato il loro turno (ce ne sono milioni) che cosa facciamo? Li respingiamo? No pass, no party? E se qualcuno, come sarà probabile, si mette a stampare certificati fasulli con tanto di Qr code (che è quel quadratino con i pixel che si trova ormai ovunque), il cameriere che fa? Non ha un lettore per accertare se il documento è vero o tarocco, dunque? E se un tizio si presenta con il patentino di un altro, il ferroviere prima di farlo salire è tenuto a chiedergli di mostrare un documento d'identità provvisto di fotografia? Tralascio naturalmente le considerazioni di natura costituzionale (tutti sono uguali davanti alla legge, ma non lo sarebbero davanti al barista, perché ci sarebbero cittadini di serie A vaccinati e di serie B ancora in coda per una dose) e pure quelle in tema di privacy (all'autista di un autobus che manco conosci devi rivelare se sei inoculato o meno), perché su queste si stanno già accapigliando gli esperti. Mi limito al buon senso: fino a ora, prima di imbarcarsi, si facevano file interminabili per passare i controlli, figuratevi se dovesse servire anche il green pass. Nell'ora di punta rischiamo gli assembramenti pure fuori da bar e ristoranti. Per ottenere che cosa? Che i furbi continueranno a fare i furbi e a non vaccinarsi se non vogliono vaccinarsi e chi, come me e come milioni di italiani, non è No vax, ha sempre portato la mascherina e tuttora la porta, si è sottoposto a una cinquantina di tamponi negli ultimi sei mesi e settimane fa è pure stato vaccinato con doppia dose, si metterà in fila. Un grazie a Macron e a quell'altro cervellone di Speranza.
(Esercito Italiano)
Si è conclusa l’esercitazione «Mangusta 2025», che ha visto impiegati, tra le provincie di Pisa, Livorno, Siena, Pistoia e Grosseto, oltre 1800 militari provenienti da 7 diverse nazioni e condotta quest’anno contemporaneamente con le esercitazioni CAEX II (Complex Aviation Exercise), dell'Aviazione dell'Esercito, e la MUFLONE, del Comando Forze Speciali dell’Esercito.
L’esercitazione «Mangusta» è il principale evento addestrativo annuale della Brigata Paracadutisti «Folgore» e ha lo scopo di verificare la capacità delle unità paracadutiste di pianificare, preparare e condurre un’operazione avioportata in uno scenario di combattimento ad alta intensità, comprendente attività di interdizione e contro-interdizione d’area volte a negare all’avversario la libertà di movimento e ad assicurare la superiorità tattica sul terreno e la condotta di una operazione JFEO (Joint Forcible Entry Operation) che prevede l’aviolancio, la conquista e la tenuta di un obiettivo strategico.
La particolarità della «Mangusta» risiede nel fatto che gli eventi tattici si generano dinamicamente sul terreno attraverso il confronto diretto tra forze contrapposte, riproducendo un contesto estremamente realistico e imprevedibile, in grado di stimolare la prontezza decisionale dei Comandanti e mettere alla prova la resilienza delle unità. Le attività, svolte in modo continuativo sia di giorno che di notte, hanno compreso fasi di combattimento in ambiente boschivo e sotterraneo svolte con l’impiego di munizionamento a salve e sistemi di simulazione, al fine di garantire il massimo realismo addestrativo.
Di particolare rilievo le attività condotte con l’obiettivo di sviluppare e testare le nuove tecnologie, sempre più fondamentali nei moderni scenari operativi. Nel corso dell’esercitazione infatti, oltre ai nuovi sistemi di telecomunicazione satellitare, di cifratura, di alimentazione elettrica tattico modulare campale anche integrabile con pannelli solari sono stati impiegati il Sistema di Comando e Controllo «Imperio», ed il sistema «C2 DN EVO» che hanno consentito ai Posti Comando sul terreno di pianificare e coordinare le operazioni in tempo reale in ogni fase dell’esercitazione. Largo spazio è stato dedicato anche all’utilizzo di droni che hanno permesso di ampliare ulteriormente le capacità di osservazione, sorveglianza e acquisizione degli obiettivi.
La «Mangusta 2025» ha rappresentato un’importante occasione per rafforzare la cooperazione e l’amalgama all’interno della cosiddetta Airborne Community. A questa edizione hanno partecipato la Brigata Paracadutisti Folgore, la 1st Airborne Brigade giapponese, l’11th Parachute Brigade francese, il 16 Air Assault Brigade Combat Team britannica, il Paratrooper Regiment 31 e la Airborne Reconnaissance Company 260 tedesche, la Brigada «Almogávares» VI de Paracaidistas e la Brigada de la Legión «Rey Alfonso XIII» spagnole e la 6th Airborne Brigade polacca.
L’esercitazione ha visto il contributo congiunto di più Forze Armate e reparti specialistici. In particolare, l’Aviazione dell’Esercito ha impiegato vettori ad ala rotante CH-47F, UH-90A, AH-129D, UH-205A e UH-168B/D per attività di eliassalto ed elitrasporto. L’Aeronautica Militare ha assicurato il supporto con velivoli da trasporto C-27J e C-130J della 46ª Brigata Aerea, impiegati per l’aviolancio di carichi e personale, oltre a partecipare con personale paracadutista «Fuciliere dell’Aria» del 16° Stormo «Protezione delle Forze» e fornendo il supporto logistico e di coordinamento dell’attività di volo da parte del 4° Stormo.
A completare il dispositivo interforze, la 2ª Brigata Mobile Carabinieri ha partecipato con unità del 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti «Tuscania», del 7° Reggimento Carabinieri «Trentino Alto Adige» e del 13° Reggimento Carabinieri «Friuli Venezia Giulia». Il 1° Tuscania ha eseguito azioni tipiche delle Forze Speciali, mentre gli assetti del 7° e 13° alle attività di sicurezza e controllo nell’area d’esercitazione e alle attività tattiche di contro-interdizione.
Questa sinergia ha permesso di operare efficacemente in un ambiente operativo multi-dominio, favorendo l’interoperabilità tra unità, sistemi e procedure, contribuendo a consolidare la capacità di coordinamento e integrazione.
Oltre a tutti i Reparti della Brigata Paracadutisti «Folgore», l’esercitazione ha visto la partecipazione del: 1° Reggimento Aviazione dell'Esercito «Antares», 4° Reggimento Aviazione dell'Esercito «Altair», 5° Reggimento Aviazione dell'Esercito «Rigel», 7° Reggimento Aviazione dell'Esercito «Vega», 66° Reggimento Fanteria Aeromobile «Trieste», 87° Reparto Comando e Supporti Tattici «Friuli», 9° Reggimento d'Assalto Paracadutisti «Col Moschin», 185° Reggimento Paracadutisti Ricognizione Acquisizione Obiettivi «Folgore», 4° Reggimento Alpini Paracadutisti, 1° Reggimento «Granatieri di Sardegna», 33° Reggimento Supporto Tattico e Logistico «Ambrosiano», 33° Reggimento EW, 13° Reggimento HUMINT, 9° Reggimento Sicurezza Cibernetica «Rombo» e 4° Reparto di Sanità «Bolzano» e di assetti di specialità dotati di sistema d’arma «Stinger» del 121° Reggimento artiglieria contraerei «Ravenna».
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