2021-08-17
Speranza promuove il suicidio assistito e non dice una parola sulle cure palliative
Anziché garantire la piena attuazione della legge 38/2010 per assistere i malati, il ministro scarica il problema sulle Asl.Il ministro della Salute, Roberto Speranza, non perde occasione per promuovere iniziative contro la vita e contro quella salute che dice di voler mettere al primo posto quando si parla di pandemia e di vaccini. È lampante l'ipocrisia, o quantomeno, l'incoerenza che muovono questo ministro che, mentre parla di tutela della salute, dalla parte del cittadino più debole, promuove illecitamente la barbara pratica del suicidio assistito e non muove un dito - come sarebbe suo compito istituzionale - per dare pieno compimento alla legge 38/2010 che garantisce le cure palliative per chiunque ne ha bisogno. Sono passati più di dieci anni e sono state destinate briciole, da quando il nostro Paese si è dotato di quella che da tutti i competenti in materia, anche all'estero, è considerata una legge quasi perfetta sul delicatissimo tema della «palliazione», cioè della presa in carico della totalità della persona nella sua sofferenza fisica, sociale e spirituale. Quella legge davvero garantisce che «nessuno verrà lasciato solo», «nessuno verrà lasciato indietro o scartato», perché mette al centro l'incommensurabile dignità di ogni essere umano. È un percorso non facile, impegnativo, che richiede una costante dedizione e vera «cura».Certamente più sbrigativo, ma vergognosamente disumano, è prendere per buona una richiesta di morte che - proprio in quanto tale - non è e non sarà mai una richiesta veramente libera, consapevole e non condizionata. Anche uno studente delle elementari sa che ogni animale (utilizzo questo termine per evitare ogni interpretazione di carattere religioso o confessionale) - umano e non umano - è guidato da due «pulsioni primarie»: sopravvivenza e riproduzione. Se dunque una donna o un uomo giungono alla scelta di morire è perché la disperazione - malattia mortale, la definì Sijoren Kierkegaard, che rompe il rapporto dell'io con sé stesso - ha invaso l'intero orizzonte vitale e la morte diventa l'unica via liberatoria. Nessun uomo vuole davvero morire, mentre tutti siamo pronti a dichiarare che «meglio morire che soffrire». La morte fa paura, il dolore fa paura, annienta e annichilisce, genera fantasmi ossessionanti e maligni e, dunque, il rimedio non può essere accelerare la morte ma lenire il dolore, la sofferenza fisica e morale, anche attraverso una relazione fra persone che insieme combattono e insieme si infondono speranza. La medicina palliativa definisce questo percorso «accompagnamento» alla morte naturale perché - come diceva Cicely Saunders, fondatrice ed epigone delle cure palliative - «tu sei importante per me perché sei tu, e sei importante fino all'ultimo momento della tua vita. Faremo ogni cosa possibile non solo per permetterti di morire in pace, ma anche per farti vivere fino al momento della tua morte». C'è un abisso drammatico fra questa umanità vera, e quella ideologica disumanità che vorrebbe il primato assoluto dell'autodeterminazione per la morte. Aiutare a vivere, significa aiutare a morire, e non c'è nulla di più dignitoso che la morte naturale, senza accelerazioni né accanimenti tecnologici. Ora, al contrario, il ministro Speranza prende posizione favorevole nei confronti del suicidio assistito, dichiarando la sua volontà di dare «attuazione» alla decisione della Corte Costituzionale, sentenza 242/19. Ma deve essere ben chiaro che le cose non stanno per nulla così: la Consulta, in piena coerenza con il proprio ruolo istituzionale, non ha imposto nulla al legislatore, limitandosi a chiedere che il Parlamento nel proprio ruolo legiferante «faccia emergere specifiche esigenze di disciplina … suscettibili di risposte differenziate da parte del legislatore». Con l'aggiunta - tutt'altro che marginale - che essendo coinvolte le Aziende Sanitarie Pubbliche, è necessario un confronto anche a livello di Conferenza Stato-Regioni.Dunque, una scelta autonoma illecita, illegittima, quasi un «abuso di potere» se diventasse operativa. Peraltro, questo ministro non è nuovo ad iniziative di tal fatta, basti ricordare la circolare sulla Ru486, 12 agosto 2020. Alla gestione «naif» della pandemia, aggiungiamo queste due «perle» e ognuno scelga da che parte stare.
Jose Mourinho (Getty Images)