2021-03-02
Speranza mette nel mirino la scuola. Oggi si decidono le nuove chiusure
Il ministro fa capire che altri lockdown sono in arrivo. A pagare saranno ancora una volta gli studenti. Ma anche i loro genitori: sui congedi per chi deve stare a casa con i ragazzi ci sono solo vaghe promesse.Nessuna concessione alle istanze delle categorie, che chiedevano più elasticità. Una cinquantina di Comuni lombardi (tra cui Como e Cremona) in arancione rafforzato.Lo speciale contiene due articoli.Inutile far finta che la giornata di ieri, sul fronte anti Covid, abbia segnato solo la buona notizia dell'avvicendamento di Domenico Arcuri. C'è anche il lato preoccupante della vicenda, illustrato dalle cupe dichiarazioni del ministro Roberto Speranza, che ha intonato un classico del suo repertorio chiusurista: toni molto negativi, esortazioni prive di impegni concreti e tempificati, e - anzi - una specie di nemmeno troppo subliminale preparazione a nuove chiusure e nuovi lockdown striscianti. Da parte di Speranza, nessun cronoprogramma sui vaccini, ma le solite evocazioni vaghe: «Le prossime sono settimane in cui abbiamo una campagna di vaccinazioni da accelerare, che ha prodotto già uno sforzo in avanti significativo negli ultimi giorni. Abbiamo numeri che stanno andando nella direzione giusta, ma che dovranno ancora crescere».Poi l'avvertimento ai cittadini a tinte più fosche: «Penso che le prossime settimane non siano facili per la gestione dell'emergenza Covid. La politica e le istituzioni hanno l'obbligo di dire sempre la verità, anche quando può non portare consenso. E io so che sarebbe bello dire che è tutto finito, che si può aprire tutto, che ormai siamo in una fase diversa. Però dire queste cose significa assumersi una responsabilità. E io credo che la più grande responsabilità per chi rappresenta le istituzioni, e deve servirle con disciplina e onore, sia dire sempre come stanno le cose, e purtroppo la verità è che le prossime settimane non sono facili».Impostazione curiosa: a un ministro, a un uomo di governo, non tocca solo dire che le condizioni sono brutte, ma lavorare per modificarle. Non solo constatare l'esistente, ma far sapere in modo dettagliato cosa si stia facendo per voltare pagina. Eppure Speranza ha continuato a intonare il consueto salmo: «Bisogna avere il coraggio di assumere decisioni coerenti rispetto alla sfida che abbiamo davanti a noi sul piano istituzionale, e richiedere ancora ai cittadini del nostro Paese di avere il massimo senso del rigore, del rispetto, dell'attenzione rispetto alle norme che sono in campo». Dev'essere un omonimo del ministro che aveva mandato in libreria, salvo poi ritirarlo precipitosamente, un saggio autocelebrativo sulla gestione della pandemia. Sta di fatto che le parole di ieri di Speranza, sommate agli appelli dei giorni scorsi di diversi governatori regionali, fanno pensare che la prossima tappa possa essere un ennesimo giro di vite rispetto alle scuole. Oggi, del resto, ci sarà un'altra riunione a Palazzo Chigi per mettere a punto il nuovo dpcm. Dalle indiscrezioni, sembrerebbe che il testo sia quasi chiuso, tranne appunto che nella parte sulla scuola. Il che (al di là dell'opinione di ciascuno su chiusure e aperture, e al di là delle ben note perplessità sull'efficacia della didattica a distanza) porta con sé un altro problema oggettivo: e i genitori? Non tutti sono in condizione di lavorare da casa, in smart working, e dunque di poter in qualche modo badare ai loro bambini e ragazzi. Per il settore pubblico, va registrata una dichiarazione del ministro per la Famiglia e le Pari opportunità, Elena Bonetti, a SkyTg24: in caso di chiusure scolastiche, «le famiglie devono sapere che il governo è pronto a provvedere alle necessarie reintroduzioni dei congedi parentali straordinari, retribuiti ed estesi come età, oltre allo smart working come diritto dei genitori, e altri sostegni come i voucher per le baby sitter». E ancora: «Il Mef è al lavoro per far uscire questo provvedimento il prima possibile: già in settimana dovremmo avere una risposta. Stiamo costruendo la norma con copertura retroattiva in modo tale da non lasciare buchi normativi». Quanto alle risorse, per la Bonetti «vanno riproposte almeno quelle già presenti come un congedo retribuito al 50%, il diritto allo smart working, e siamo al lavoro per meglio quantificare il voucher». Ora, è certamente positivo che il governo mostri consapevolezza del problema, ma restano irrisolte almeno due questioni grandi come macigni. La prima: e il settore privato? Chi ha un negozio, un'impresa, chi è titolare di partita Iva, come fa? Si tratta di attività che necessariamente implicano l'esigenza di stare fuori di casa, di tenere «aperto», di muoversi. La seconda, più complessiva: che modello di società si ha in mente? Tutto chiuso e una spolverata di risorse pubbliche, giusto qualche spicciolo, per tamponare qua e là? Siamo al solito dibattito. Anzi, quella sui congedi rischia di essere una replica della discussione sui cosiddetti ristori da destinare alle aziende chiuse: di per sé inadeguati (nei tempi e nel quantum), e comunque per definizione non adatti a risolvere il problema di un'economia privata e di un ciclo dei consumi ammazzati dalla logica delle chiusure. L'economia di una società aperta non è qualcosa che si possa disattivare e poi riattivare con un clic, ritrovando imprese e lavoratori esattamente nella condizione di prima. Molti rischiano, nel frattempo, di non avercela fatta. C'è da augurarsi che la riflessione del governo sia profonda. Non ci si può affidare al proverbiale cerotto, destinato a non coprire la ferita e a scollarsi molto presto. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/speranza-mirino-scuola-nuove-chiusure-2650850034.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ecco-il-dpcm-che-blindera-la-pasqua" data-post-id="2650850034" data-published-at="1614651050" data-use-pagination="False"> Ecco il dpcm che blinderà la Pasqua È un dpcm nel segno della continuità con quelli firmati Giuseppe Conte, quello che Mario Draghi dovrebbe licenziare oggi. Dopo la spola della bozza con le Regioni e una messa a punto a Palazzo Chigi tra il premier, i ministri competenti e la cabina di regia, il quadro delle nuove misure è stato definito. Entrerà in vigore il 6 marzo e lo resterà fino al 6 aprile, includendo anche la Pasqua. La cosa da dire subito è che, in base all'analisi dell'andamento del contagio e della pressione sulle strutture ospedaliere (entrambi in aumento) non ci saranno le aperture reclamate dalle categorie maggiormente interessate dal provvedimento come ristoratori e proprietari di centri sportivi, che non a caso ieri hanno reiterato le proprie proteste. In particolare, sono rimaste lettera morta le ipotesi di consentire ai ristoranti di aprire anche la sera per cena e dei gestori di palestre e piscine, di consentire lezioni individuali. Ancora chiusi, anche in questo caso dopo numerose polemiche, gli impianti sciistici. Un possibile allentamento delle misure, che rimane però tutto da verificare in base alla situazione epidemiologica che si presenterà al momento, è la parziale riapertura, in zona gialla, di cinema, teatri e sale da concerto, fortemente voluta dal ministro della Cultura Dario Franceschini, che dovrebbe essere operativa a partire dal 27 marzo, giorno in cui si festeggia la giornata mondiale del teatro. Per il resto, le limitazioni agli spostamenti, gli orari degli esercizi e le misure di contenimento sono sostanzialmente quelle che gli italiani stanno osservando dal periodo natalizio e che erano state prorogate nel primo dl del governo Draghi, che è ancora in vigore fino al 27 marzo. C'è ovviamente la conferma della divisione in fasce in rischio e il divieto di uscire dalla propria Regione di residenza: chi si trova in fascia gialla potrà circolare liberamente nel territorio della propria Regione e potrà continuare, per una sola volta al giorno, a fare visita a parenti e amici, purché in numero non maggiore di due adulti, che possono portare con sé i figli minori di 14 anni (o altri minori di 14 anni sui quali esercitino la responsabilità genitoriale) e le persone conviventi disabili o non autosufficienti. Anche chi si trova in fascia arancione potrà fare visita ad amici e parenti una volta al giorno, ma non potrà spostarsi al di fuori del proprio Comune, con l'eccezione di chi abita in un Comune con meno di cinquemila abitanti, che comunque non potrà allontanarsi per un raggio maggiore di 30 chilometri dalla propria abitazione. Resta poi la più severa delle misure introdotte di recente, e cioè il divieto (salvo i comprovati motivi di necessità e di urgenza) di fare visita a parenti e amici nelle zone rosse, dove un ulteriore giro di vite è previsto per barbieri e parrucchieri, che prima potevano restare aperti e che ora invece manterranno le serrande abbassate. Anche da parte loro, ieri, è giunta una protesta energica e la richiesta al governo di tornare sui propri passi. Quanto agli esercizi, nelle zone gialle bar e ristoranti saranno aperti fino alle 18, dopodiché sarà consentito l'asporto, ma solo per i locali con cucina. A livello locale, con un'ordinanza si potranno dichiarare Comuni o province zona rossa o «arancione scuro», che differisce dall'arancione «semplice» per la chiusura delle scuole (al pari delle zone rosse) e dall'impossibilità di raggiungere le seconde case. Proprio ieri, si è deciso di far passare una cinquantina di Comuni lombardi all'arancione rafforzato, tra cui Cremona, Como e provincia.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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