2018-06-15
Al Pitti 20.000 compratori e 30.000 visitatori
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L'evento fiorentino, giunto all'edizione numero 94, si conferma la manifestazione di riferimento del panorama mondiale dell'abbigliamento maschile. Herno festeggia i suoi 70 anni nella sua città natale, mentre la maison di Roberto Cavalli lancia il suo uomo secondo il nuovo direttore creativo Paul Surridge.Niccolò e Filippo Ricci, l'ad e il direttore creativo di Stefano Ricci, l'azienda di famiglia: «D'estate niente monotonia, osiamo con giacche rosse e gialle» Il futuro: «Nel 2017 siamo cresciuti del 14%. Puntiamo sui giovani, che stanno tornando all'artigianato per avere un lavoro sicuro». I veri protagonisti sono i tessuti. L'accessorio più amato? Le scarpe. E grazie alla ricerca, i completi resistono alla pioggia e lo smoking va in lavatrice. Calze fluo, zaini country chic e mix di metropolitano e natura. Tutte le ultime tendenze. Lo speciale contiene sei articoli e tre videointerviste esclusive Grande concretezza ed energia creativa, lanci ed anteprime mondiali, e un programma eventi sempre più ricco: i migliori buyer internazionali si sono dati appuntamento a Firenze per l'edizione 94 del Pitti Immagine Uomo, che ha da poco chiuso i battenti per passare il testimone alla tre giorni e mezzo di moda milanese. Le prime previsioni sull'affluenza finale fanno registrare gli stessi alti livelli di presenze di un anno fa, quando si raggiunse quota 19.400 compratori totali e oltre 30.000 visitatori. L'estero conferma il suo grande dinamismo, con performance positive per mercati di riferimento come Germania (sempre in testa alla classifica compratori), Regno Unito (+8%), Olanda (+14%), Francia (+6%), Stati Uniti (+23%), Canada (+10%) e crescite consistenti anche per mercati più giovani come Hong Kong e India; mentre sono in leggero calo i numeri da Giappone, Spagna, Cina e Svizzera. Davvero tanti gli eventi, le sfilate e le presentazioni che hanno caratterizzato questo Pitti che dimostra sempre più di essere la manifestazione di riferimento del panorama mondiale dell'abbigliamento maschile. Ha aperto Herno con L.I.B.R.A.R.Y., l'installazione che all'interno della stazione Leopolda ha raccontato i 70 anni della fondazione e i 50 di presenza in Giappone. Un percorso che si avvale di contenuti di archivio dell'opificio di fine Ottocento a Lesa, dove Herno ha sede, e ne riporta in pillole il sapore nella navata della Leopolda, rinfrescati dalla libera interpretazione di studenti del Polimoda e dell'Osaka institute of fashion, amplificati dalle visioni concettuali di Studio azzurro, orchestrati dalla creatività e regia di Anomalia studio, sotto l'egida del Comune di Firenze e Pitti Immagine e un soundtrack d'eccezione selezionato dal maestro Gianandrea Noseda. Perché Herno, tra le tante città in cui oggi è presente nel mondo, per questo anniversario ha voluto Firenze, a cui deve, dalla prima partecipazione a Pitti nel 1971 con Giuseppe Marenzi, un poco della fortuna dei suoi capispalla. La storia di Herno è fatta di passaggi da rivelare e che i più ignorano: è la quintessenza del fare italiano, del fiuto che scova l'opportunità nell'acqua del lago, del fiume e della pioggia in quell'Italia rappezzata ma vibrante del dopoguerra, in quel mondo raccontato da Vittorio De Sica o Mario Soldati. A Firenze è arrivato anche Paul Surridge per la prima sfilata maschile della maison di Roberto Cavalli, di cui è da un anno il direttore creativo. Nella suggestiva location del sagrato della Certosa del Galluzzo è andato in scena il nuovo uomo della maison: sportswear, rock, artigianalità, riferimenti jungle, skater e simbolismi si combinano nella prima collezione menswear firmata da Surridge, dove grafismi, lavorazioni fatte a mano e dettagli luxury la fan da padrone. Un ritorno alle origini, considerati i natali fiorentini di Roberto Cavalli stesso (proprio nella città toscana, alla stazione Leopolda, fu lanciata con la stagione autunno-inverno 1999/2000 la prima linea in assoluto al maschile del brand), ma con un piglio tutto nuovo e focalizzato sul presente. Altro stilista fiorentino, Ermanno Scervino, ha inaugurato durante il Pitti il nuovo negozio. Situato nello storico palazzo ottocentesco progettato dall'architetto Riccardo Mazzanti, il nuovo store della maison fiorentina si affaccia nel centro storico con ben quattro vetrine e due ingressi e accoglie il pubblico nel mondo Scervino. Le collezioni sono presentate all'interno di un allestimento su due piani realizzato secondo un esclusivo concept che accosta tradizione e modernità, oro e cemento, mobili in legno e schermi led. «Questa di Firenze è un'apertura a cui tengo moltissimo», ha detto Scervino, anche per ragioni personali: questo è un negozio storico, davanti al quale, da bambino, passando rimanevo affascinato dalle vetrine, dalle finiture, dal palazzo stesso. Il fatto che ora quel negozio abbia il mio nome sull'insegna è un sogno d'infanzia che si avvera, e mi riempie di orgoglio». Dopo la presentazione del Moncler genius building a Milano, Pitti Uomo 94 accoglie il primo capitolo del progetto con un concerto al museo del Bargello: 7 Moncler Fragment Hiroshi Fujiwara. Il musicista Hiroshi Fujiwara ha rivisitato il dna di Moncler. Sticker e patch con la scritta Moncler fragment si alternano su soprabiti, denim, t-shirt, il tutto giocato su colori che vanno dal bianco al verde militare. La linea è già disponibile in esclusiva su moncler.com, nei monomarca Moncler e, per cinque giorni, su matchesfashion.com. Il menswear guest designer di Pitti Uomo 94, Craig Green, ha presentato nel verde dei Giardini di Boboli in un allestimento dall'animo industriale 41 outfit, di cui cinque firmati a quattro mani con Nike. Lo stilista inglese sulla cresta dell'onda ha portato a Firenze una collezione workwear composta da jeans effetto cemento, trench reversibili in tessuto gommato bicolore, giacconi con maxitasconi da postino, spolverini con cappuccio, pantaloni dalla gamba morbida e sneakers firmate proprio dal player americano. Una collezione utility per la primavera-estate 2019 che farà sicuramente parlare di sé. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem9" data-id="9" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/speciale-pitti-2577763048.html?rebelltitem=9#rebelltitem9" data-basename="angelo-inglese-con-i-tessuti-esclusivi-riscopriamo-le-nostre-linee-anni-cinquanta" data-post-id="2577763048" data-published-at="1762441704" data-use-pagination="False"> Angelo Inglese: «Con i tessuti esclusivi riscopriamo le nostre linee anni Cinquanta» Intervista di Paola Bulbarelli con Angelo Inglese della Sartoria G. 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Le scarpe Fra i protagonisti di Pitti immagine uomo, che termina oggi, non poteva mancare Brunello Cucinelli, che ha colto l'occasione per fare il punto sullo stato di salute del settore: «Abbiamo perso totalmente il prodotto di basso livello creando disoccupazione: tra il 12 e il 15% del personale va rioccupato». «Vorrei che si riiniziasse a dare valore a una “umana riservatezza"», prosegue. «Abbiamo bisogno di ritrovare garbo, modi gentili, gesti d'affetto ma in privato. Il lusso del futuro sarà condurre una vita sconosciuta al nostro compagno di viaggio, il cellulare». Pensieri che si ritrovano nella sua eleganza discreta. L'orlo dei pantaloni è come quello del principe Carlo, appena sotto il malleolo. «L'uomo ha bisogno di essere più fresco, stimolato. La giacca sempre, anche la domenica». Il massimo è quella gessata con bermuda di lino. I colori arrivano dal mondo coloniale, dal sabbia al tabacco, per arrivare a lavanda, basilico, lampone e radicchio. È un'eleganza lussuosa quella di Corneliani, che sceglie come base la seta. Lo stilista Stefano Gaudioso Tramonte (20 anni da Ermenegildo Zegna) ha rivoluzionato il marchio mantovano. Si parte dagli impermeabili, quattro, in omaggio a quelli con cui iniziò nel 1930 Alfredo Corneliani. Anche da Bruno Manetti cashmere si gioca con le tinte: dal blu royal al rosso rubino e al verde smeraldo. La peculiarità del marchio fiorentino è la capacità di lavorare il cashmere e la lana scozzese in un modo unico. Tanto che filati e tessuti di altissima qualità fanno la differenza in maglie dall'effetto stone washed. «Da sempre puntiamo sulla qualità e non sulla quantità», spiega Manetti. Accade pure da Tombolini, dove la famiglia rinnova i suoi 60 anni di storia con il nuovo progetto Tmb. Tecnologia è la parola chiave: nell'assemblaggio di una giacca spariscono le cuciture; nello Zg washable si lava in lavatrice perfino lo smoking. La Sartoria Latorre punta su tessuti water resistant, grazie ai quali gli abiti resistono agli acquazzoni. L'esperienza viene dal fondatore Michele Latorre, che a meno di 10 anni era già in bottega. Nel 1952 fonda la sua impresa. Ha passato il testimone ai figli, ma è quasi pronta la terza generazione. Da Brescia arriva Maurizio Miri, giovane creativo di notevoli speranze. La sua Idiot jacket a sacchetto è una vera chicca. Ma ciò che fa la differenza sono i tessuti, tutti biellesi e inglesi. La continua ricerca dei tessuti più performanti e pregiati trasforma i pantaloni Siviglia in prodotti esclusivi. Al Pitti il marchio presenta una nuova fase della sua storia, che dal 2014 si intreccia con quella del gruppo Gilmar. Dai pantaloni alle camicie: Finamore 1925 celebra il sodalizio con il teatro San Carlo di Napoli (di cui è sponsor ufficiale) con la capsule collection Opera: camicie da smoking costruite a mano e tinte in capo. Straordinario camiciaio è Giovanni Cattina, seconda generazione della Giemme spa, proprietaria di diversi marchi: Tintoria Mattei, Le sarte pettegole, Guglielminotti, New England e Caliban, che punta sul su misura. Da Harmont & Blaine la camicia perfetta è in lino patchwork; nuove proporzioni per la storica maglia di lana blu di Paul&Shark (bottoni sulla spalla in nylon e dettagli fluo), che presenta la nuova collaborazione con Nick Wooster. Si guarda invece all'outerwear contemporaneo da Sease, la grande novità del Pitti, nato da un'idea di Franco e Giacomo Loro Piana: vele in carbonio di riciclo e stoffe di alta sartoria, come il sunrise, permettono di rileggere il tessuto solaro. Pitti conferma che la scarpa è l'accessorio prediletto dagli uomini. Il prodotto artigianale di Alberto Fasciani è ricercato nelle forme e nella filosofia. I materiali come suede, vitello e alce sono lavorati senza sostanze chimiche e tinti a mano con creme 100% vegetali. Doucal's è conosciuto perché riedita tecniche del passato: la novità è la lavorazione «a sacchetto» che dà il massimo della morbidezza. Franceschetti presenta l'Optical sneakers in vitellino colorato in stampa 3D realizzato con un processo di tintura manuale della tomaia. Fabi sceglie la pelle di cervo per le sneackers, ma le più contemporanee sono quelle dipinte a mano con tattoo personalizzabili: Leonardo e Aldo D'Autilio creano vere opere d'arte. Da 129 A.Testoni c'è il tronchetto rock in vitello traforato argento, mentre da Baldinini la scarpa/calza senza lacci. Dr. Marten per il 2019 si presenta con un sandalo più punk che da frate. Il Pitti stupisce sempre con le novità. Persian idea si propone non solo come marchio di moda, ma come poliedrica factory culturale, il cui manifesto troverà realizzazione oltre che in linee di abbigliamento, nell'arte, nei media e nella ricerca tecnologica. Il progetto nasce dall'idea di Javad Sedghamiz, fondatore e vicepresidente di Tgu (Teheran garment union). <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem7" data-id="7" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/speciale-pitti-2577763048.html?rebelltitem=7#rebelltitem7" data-basename="basta-grigio-anche-i-maschi-usino-i-colori" data-post-id="2577763048" data-published-at="1762441704" data-use-pagination="False"> «Basta grigio, anche i maschi usino i colori» «Un percorso che celebra la grande bellezza italiana, Matera e il Mugello prima, per poi arrivare al mare della Toscana, le nostre isole, le sette meraviglie dell'arcipelago toscano». Parlano insieme i fratelli Ricci, Niccolò (amministratore delegato dell'azienda) e Filippo (direttore creativo). La Stefano Ricci, dopo che il fondatore, da uomo illuminato, ha lasciato le redini del comando ai due figli, naviga con il vento in poppa come lo scuner, veliero d'epoca del 1904, 70 metri, tre alberi, che è stato scelto per la nuova campagna pubblicitaria della maison. «Hai il senso del mare nel massimo silenzio, si naviga su un gigante con grande rispetto dell'ambiente, per arrivare in un posto come Montecristo, il luogo più protetto e tutelato d'Italia, un vero paradiso. Spesso si parla del tesoro di Montecristo che è questo, una bellezza incontaminata e lasciata intatta». Il collegamento con la moda sta nell'ispirazione che scaturisce spontanea sia dall'arte sia dalla natura, fonti continue di idee. E prendere spunti dal nostro Paese è un valore aggiunto non da poco. L'uomo di Stefano Ricci veste una contemporaneità dai richiami classici, in un percorso di conoscenza e cultura che esprime la Grande bellezza italiana. Quali sono le novità della prossima primavera/estate? «Si inizia dai colori estivi e si parte dal mare. Il blu l'abbiamo diviso in due, blu nettuno e blu poseidon, che vanno a richiamare le profondita del mar Tirreno, per poi arrivare al marrone che ricorda la terra bruciata delle nostre isole. Senza scordare i rossi e gli aranci che richiamano i tramonti». Agli uomini piace vestire colorato? «Sì, dobbiamo farli uscire dai soliti schemi dei grigi e degli scuri. Le ultime tendenze vanno verso un rinnovamento del guardaroba. L'azzurro, il blu, le giacche rosse, i blazer gialli: d'estate bisogna dare un colpo alla monotonia. Usciamo dal cliché dell'uomo anonimo: ora vuole osare, purché il prodotto abbia materie prime straordinarie, morbide, rotonde, che lo avvolgano e lo facciano sentire molto comodo. Il comfort deve essere la prima cosa. E lo si ritrova grazie a tessuti come il jersey di seta, morbido come una maglia ma che diventa giacca formale, ingualcibile per l'uomo che viaggia. Con mischie particolari come lana, lino e cashmere, quindi fresche e morbide. Con gessati in lane e cashmere ultrasottili, con un richiamo costante al piacere di uno yachting senza tempo». C'è la parte sera d'altissimo livello e la parte giorno di grande raffinatezza. Insomma, un uomo di grande stile anche nei momenti di relax. «Abbiamo puntato sul bianco e azzurro in coordinato, dalla camicia in lino alla giacca e al pantalone, per finire con l'abbinamento della scarpa bianca in coccodrillo, in un gioco di alternanza tra le due tonalità che crea una proposta di grande stile». Tutto perfetto, nessuna sbavatura in una costruzione studiata nei millimetri. «Il nostro messaggio è quello di una crescita importante, ma la nostra missione è quella di tutelare la filiera senza stressarla con quantitativi di rilievo. Puntiamo su una crescita graduale in modo da poter formare i giovani che stanno affiancando i nostri sarti, i maestri pellettieri e i maestri orafi per portare avanti un artigianato straordinario che altrimenti andrebbe perso». È difficile trovare giovani appassionati in questo settore? «Negli ultimi tre-quattro anni i giovani si sono avvicinati perché hanno capito che per trovare un lavoro certo e concreto che possa dare continuità devono tornare a usare le mani e riscoprire l'arte del saper fare. Hanno compreso che è meglio stare meno dietro a un computer e iniziare invece a creare oggetti dalla A alla Z, vedendoli realizzati e venduti nelle nostre boutique in giro per il mondo, con un grande valore aggiunto per tutto il sistema italiano». La Stefano Ricci dimostra una grande solidità. «L'azienda sta andando molto bene, abbiamo chiuso il 2017 con un +14%, il trend sta continuando anche nei primi cinque mesi dell'anno, con quattro aperture appena effettuate a Hong Kong, Dubai, Tblisi, in Georgia, e Phnom Penh, in Cambogia. Sbarcheremo in altre quattro città entro la fine dell'anno per arrivare ad avere circa 60 boutique monomarca, oltre a una ventina di shop in shop e a una presenza capillare in quasi tutti i Paesi». All'estero qual è il valore aggiunto di Stefano Ricci? «Non abbiamo mai trovato dei compromessi né sul prodotto, né sulla distribuzione né sulla qualità. Ormai il cliente, e sono 47 anni che l'azienda è stata fondata dai nostri genitori, è certo di trovarsi di fronte a un prodotto di altissima fattura. La decisione di non fare seconde linee e saldi di fine stagione e di non vendere i nostri capi negli outlet viene percepita come una caratteristica di esclusività e serietà. Il fatto di essere entrati nel mondo delle collezioni per la casa, dalle sete alle porcellane ai cristalli molati a mano a Firenze, e nel mondo contract (stiamo ristrutturando delle abitazioni) dimostra che la Stefano Ricci è una garanzia di made in Italy autentico e inimitabile». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem12" data-id="12" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/speciale-pitti-2577763048.html?rebelltitem=12#rebelltitem12" data-basename="camoscio-e-colori-decisi-per-fanga" data-post-id="2577763048" data-published-at="1762441704" data-use-pagination="False"> Camoscio e colori decisi per Fanga In dialetto bolognese «fanga» significa scarpa ma se la «f» la si scrive maiuscola, allora Fanga diventa il marchio di una maison di calzature da uomo di grande stile e raffinatezza. Nato nel 2016 da un progetto di Bruno Riffeser Monti (24 anni, della famiglia di editori), che ha deciso di puntare sulla tradizione per sviluppare un prodotto di nicchia fatto in Italia, Fanga è ormai un nome conosciuto anche all'estero. «Volevo reinterpretare il concetto di scarpa fatta a mano», ha spiegato il giovane stilista/manager, «da semplice prodotto a esperienza condivisa. Una scarpa che si immagina, si disegna anche insieme, si fa palpitante testimonianza della bellezza del pezzo unico. Con un lavoro che si avvicina moltissimo a quello di un atelier d'alta moda». In occasione di Pitti Uomo, Fanga presenta la nuovissima «fanghina», una summer loafer maschile colorata, esaltata da una forma dai lineamenti tondi e morbidi. Comoda e adatta per l'estate, il nuovo modello è realizzato in camoscio declinato in un ampio range di colori: dal blu smeraldo, verde acqua, nuvola, rosso corsa, noce, senape, testa di moro, kiwi, cielo, blu notte.Fanga conferma la collaborazione con Alessandro Squarzi per la collezione Pret-a-porter che per la prossima stagione primavera-estate 2019 propone tre modelli - francesina, mocassino, doppia fibbia - personalizzabili dai clienti con una nappina laterale in più o altri particolari realizzati in metallo prezioso, che ognuno può scegliere secondo la propria passione e individualità: un piccolo disegno, le proprie iniziali, un portafortuna da serbare nel cuore, un messaggio in codice per farsi riconoscere in una cerchia di amici. Ogni scarpa è interamente cucita a mano utilizzando il metodo Goodyear, tecnica che conferisce comfort e resistenza eccezionali a un prodotto davvero esclusivo; oppure attraverso la costruzione Bologna. Le scarpe Fanga si possono ordinare anche su misura scegliendo pellami, colori, modelli. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem11" data-id="11" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/speciale-pitti-2577763048.html?rebelltitem=11#rebelltitem11" data-basename="rifle-rilancia-e-punta-sui-giovanissimi" data-post-id="2577763048" data-published-at="1762441704" data-use-pagination="False"> Rifle rilancia e punta sui giovanissimi Il sessantesimo anniversario di Rifle si apre nel segno del rilancio. Lo storico marchio denimwear toscano, fondato nel 1958 dalla famiglia Fratini, ha iniziato il nuovo anno gettando le basi di un ambizioso progetto di rinnovamento, teso a proiettarlo nel futuro accogliendo le nuove sfide lanciate dal settore fashion. Un nuovo capitolo le cui prime pagine sono state scritte a giugno 2017, quando Giulio Fratini, terza generazione della famiglia fondatrice, ha annunciato l’accordo con Kora investments sa, holding svizzera di investimenti creata nel 2014 dall’avvocato Alessandro Pallara, portando alla costituzione della nuova società Rifle & co s.r.l. Un’operazione che segna per la prima volta l’apertura a capitali esteri e l’arrivo di un nuovo team di manager, con l’obiettivo di riportare il marchio Rifle a rivestire un ruolo di primaria importanza nel mondo jeanswear a livello internazionale. A guidare il nuovo corso è Franco Marianelli, che collaborerà con una squadra rinnovata di manager.La nuova collezione ha come punto di partenza l’archivio. Il target storico resterà una componente essenziale nella nuova strategia commerciale di Rifle, ma grande attenzione sarà rivolta anche alla generazione dei millennial, con prodotti dall’appeal contemporary e street, all’insegna di un mood easy e smart. Proprio in questo contesto si inserisce la collaborazione avviata con l’istituto Polimoda di Firenze, a cui il marchio Rifle ha affidato delle analisi sul mercato e sulle tendenze del mondo denim, con l’obiettivo di stilare un piano di marketing e comunicazione e la realizzazione di una capsule collection che sarà svelata la prossima primavera. In cantiere, inoltre, nuove collaborazioni creative che saranno svelate nel corso dei prossimi mesi. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/speciale-pitti-2577763048.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lumberjack-tra-metropolitano-e-natura" data-post-id="2577763048" data-published-at="1762441704" data-use-pagination="False"> Lumberjack tra metropolitano e natura Il pilota Franco Morbidelli della Estrella Galicia 0.0 Marc vds sarà il primo di una scuderia di ambassador su cui il marchio Lumberjack conta di puntare per rafforzare la sua immagine nella prossima stagione. Un.Code, la nuova linea di calzature e abbigliamento si presenta con la nuova collezione SS19, che verrà distribuita, a partire da agosto, in quasi 100 negozi. Acronimo di UrbaNature, Un.Code rappresenta un codice estetico e funzionale in cui la perfetta sinergia tra paesaggio metropolitano - Urban - e ambiente circostante - Nature - dà vita a una collezione di calzature e abbigliamento fortemente connotata. Una linea première di prodotti top di gamma in cui attività professionale e tempo libero tracciano il profilo dell'uomo contemporaneo. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/speciale-pitti-2577763048.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="the-bridge-presenta-gli-zaini-country-chic" data-post-id="2577763048" data-published-at="1762441704" data-use-pagination="False"> The Bridge presenta gli zaini country chic Dove vai se lo zaino non ce l'hai? Ispirazione Seventies' e un gusto volutamente country chic sono ciò che contraddistingue quello di The Bridge. Modelli d'archivio reinterpretati in chiave contemporanea con una novità assoluta per quanto riguarda la lavorazione del cuoio: il materiale tradizionale e iconico del brand toscano è stato alleggerito e trasformato in un pellame morbido e bello al tatto, abbandonando così la sua tipica rigidità ma mantenendo la resistenza. Le piccole imperfezioni del cuoio naturale lo rendono dall'aspetto vintage (ogni pezzo non è mai uguale all'altro) mentre il trattamento in fase di concia con tannini vegetali e ingrassi naturali e la lucidatura a mano con rulli d'ambra e panni di lana sono testimonianza di artigianalità. C'è pure quello firmato Gum in nylon spalmato e dettagli in gomma. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem4" data-id="4" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/speciale-pitti-2577763048.html?rebelltitem=4#rebelltitem4" data-basename="le-calze-gallo-sono-diventate-fluorescenti" data-post-id="2577763048" data-published-at="1762441704" data-use-pagination="False"> Le calze Gallo sono diventate fluorescenti Calzini mon amour. Perché non si può uscire con un paio di calze qualsiasi. Come sempre, ci pensa Gallo che, questa volta, li dipinge a tinte fluo. E con un tocco vintage grazie alla scritta Gallo1927 che risalta a contrasto anche su felpe e t-shirt. La novità, Gallo R_evolution, collezione street style da abbinare alla calze Twin Rib con coste a contrasto nei colori più sorprendenti. Ma ci sono anche quelle più pacate, firmate Bresciani. Il lino, dopo secoli di nuovo coltivato in Italia e precisamente presso il Monastero di Astino a Bergamo, è protagonista di calze fresche e traspiranti a disegno mélange, o a micro disegni, o a spina pesce impreziositi da fiammature di colore in 36 varianti.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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