Spari a Caivano per sfidare lo Stato. Il governo: «Subito più carabinieri»

La camorra spara, la polizia risponde: sembra il titolo di un film anni Settanta, e invece è solo la cronaca dell’ennesima notte di ordinaria violenza a Caivano, zona Parco Verde, periferia della periferia della periferia, enclave totalmente sotto il controllo dei clan che il governo ha messo nel mirino per affermare la supremazia dello Stato sulla criminalità organizzata.
Nella tarda serata di domenica, dopo il maxiblitz della scorsa settimana, nel Parco Verde si è verificata una nuova «stesa»: sono stati sparati 19 colpi di mitra di due differenti calibri, a quanto hanno potuto appurare i carabinieri della locale compagnia intervenuti sul posto. Nessun danno a cose o persone, ma l’affermazione del controllo del territorio: la «stesa» è il modo con il quale i camorristi intimidiscono, di consueto, i clan avversari, ma stavolta non si può escludere che questo plateale e rumoroso tipo di raid fosse la risposta proprio al tentativo dello Stato di bonificare, come ha detto il premier, Giorgia Meloni, che ha recentemente visitato questo fortino dell’anti Stato, una delle più grandi piazze di spaccio d’Europa.
A far scattare il nuovo allarme è stato ieri mattina il parroco del Parco Verde, don Maurizio Patriciello: «La domenica volge al termine», scrive don Maurizio su Facebook, «manca poco più di un’ora alla mezzanotte. Per la gente della mia parrocchia non c’è pace. In sella alle loro moto, sono arrivati ancora una volta. Volti coperti. Armi pesanti in mano. Sfrecciano per i viali sparando all’impazzata. È il terrore. Le stese fanno paura. Può morire chiunque. Signore, aiutaci. E voi tutti che avete criticato le forze dell’ordine e l’intervento del governo», tuona il sacerdote, «vergognatevi. E, se avete il coraggio, venite voi ad abitare con i vostri figli al Parco Verde di Caivano. Forza, fratelli e sorelle onesti del Parco Verde. Coraggio. Il Signore non ci abbandona».
Una solenne legnata dialettica quella che don Maurizio Patriciello riserva a chi, all’indomani del blitz interforze dello scorso 5 settembre all’alba, quando 400 agenti delle forze dell’ordine hanno rastrellato il quartiere, ha minimizzato l’effetto dell’operazione, criticando il governo. Un esempio su tutti, Roberto Saviano, che il giorno dopo il blitz, ha scritto sui social: «Il maxiblitz di Caivano non è altro che un’inutile sceneggiata di propaganda. Queste cose non cambiano il destino di un territorio, sono operazioni fatte per pura propaganda politica». Ora, se è vero che non saranno i soli maxiblitz a cambiare il destino di Caivano e di tutte le cittadine e i quartieri controllati militarmente dalla criminalità organizzata, è vero pure, e Saviano dovrebbe saperlo molto bene, che da qualche parte bisogna pur cominciare. Così come è certo, e Saviano dovrebbe sapere pure questo, che ai boss non fa certo piacere che una zona sotto la loro «giurisdizione» sia costantemente controllata dalle forze dell’ordine e oggetto dell’attenzione dell’opinione pubblica e del governo. Per questo il parrocco ha aggiunto: «I topi si sentono stanati, dopo aver ballato senza il gatto». Piuttosto, occorre agire anche in altre direzioni, su questo non c’è dubbio: pensate che durante il Covid i boss del Parco Verde distribuivano nel quartiere buste della spesa. Un welfare criminale che, dove manca l’aiuto vero e concreto dello Stato alle famiglie in difficoltà, finisce per creare intorno alla camorra una zona grigia di complicità e omertà che sfocia poi, inevitabilmente, nel reclutamento di nuove leve per le attività criminali.
Non solo: la Procura di Napoli è da più di un anno senza un capo, dopo che l’ex Procuratore Giovanni Melillo, nel maggio 2022, è stato nominato a capo della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo. Sarebbe anche ora che il Csm si decidesse a nominare il suo successore: in pole position c’è il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, uno «tosto», con una lunga esperienza di contrasto alla ’ndrangheta calabrese, organizzazione mafiosa pericolosissima. Per non farsi mancare nulla, poche ore dopo la «stesa» a Caivano ignoti hanno pure esploso diversi colpi di arma da fuoco contro un’auto parcheggiata in strada, mentre c’è chi racconta di un’altra «stesa», sempre a Caivano, ma non denunciata alle forze dell’ordine.
Alla sfida della camorra ha risposto immediatamente il governo: il ministero dell’Interno, guidato da Matteo Piantedosi, ha disposto nelle ore successive al grido di dolore di don Patriciello un immediato incremento di agenti sul territorio, passati da 166 a 210 unità. Tra Caivano, Frattamaggiore e Grumo Nevano i carabinieri in servizio salgono da 103 a 123; gli agenti del commissariato di Afragola, invece dai 63 dell’altro ieri sono diventati 84. Ma soprattutto, come ha rivelato l’Adnkronos, venerdì Piantedosi presiederà un comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica a Napoli. «ll 18 ottobre», annuncia invece il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, «sarò nuovamente a Caivano portando alcune misure concrete che stiamo già iniziando ad adottare. Lo Stato non si piega a minacce di alcun tipo». «A Caivano», ha detto don Patriciello a proposito dei 20 insegnanti in più promessi dalla Meloni, «ieri sera (domenica, ndr) servivano più forze dell’ordine, non maestri di scuola elementare». La realtà è che in un quartiere dove non c’è niente, serve tutto. Servirebbe anche la buona politica locale: il sindaco, Enzo Falco, è decaduto lo scorso 3 agosto, dopo le dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali, e ora a capo del Comune c’è il commissario prefettizio, Gianfranco Tomao.






