2024-06-20
Nella corrida spagnola l’Italia è il toro. Lezione di calcio ai ragazzi di Spalletti
La sfida con le Furie rosse decisa da un autogol di Calafiori. Il palleggio iberico e i dribbling di Nico Williams mettono alle corde una Nazionale mai entrata in partita. La qualificazione si deciderà lunedì con la Croazia.Senza Gigio era goleada. Per loro. L’Italia si ritrova inadeguata e nuda davanti a una Spagna sontuosa e sexy, da sfilata di Victoria Secrets. E se questa sconfitta non è una «bambola» da ko il merito è delle manone di Donnarumma che almeno cinque volte hanno tolto la palla dalla porta, evitando l’uso del pallottoliere. È solo 1-0 su autogol di Riccardo Calafiori, ma la frase suona falsa: la Spagna ha dominato, l’Italia ha balbettato. Troppo lenta, troppo paurosa, quasi votata al sacrificio contro una banda di turbo-boys dal futuro sontuoso. Male quasi tutti, oltre al portierone si salvano solo Nicolò Barella e Lorenzo Pellegrini, marinai feroci fra i marosi. L’Europeo continua, la Spagna vola. Noi non siamo ancora agli ottavi, contro la Croazia sarà partita vera per evitare la tonnara dei ripescati. Si teme lo psicodramma. «Spagna-Italia vale una finale», ha detto Luis De La Fuente alla vigilia della corrida di Gelsenkirchen, nella speranza di ritrovarci molto più avanti, e molto più stanchi, come altre volte. Ma il ct spagnolo guarda troppo in là, non è ancora trascorsa una settimana e il rodaggio estivo è appena cominciato. Fin qui da finale (o quasi) si è vista a sprazzi solo la Germania del tarantolato Julian Nagelsmann, di sicuro non l’Inghilterra inconcludente dello stoccafisso Gareth Southgate andata a lezione di calcio dalla Danimarca (nonostante l’1-1). Le altre non hanno ancora aumentato i giri del motore, o non ne hanno abbastanza, come Serbia e Slovenia, altro 1-1 senza infamia e senza lode di un torneo fin qui mediocre. Quanto tricolore nello stadio mentre scende la sera in Renania. Bella sensazione che si accompagna a un’altra meno istituzionale: tre anni dopo le patetiche genuflessioni collettive, a questi Europei non si inginocchia più nessuno. Evidentemente il razzismo è stato debellato e non possiamo che esserne sollevati. Ma irrompe la partita. Vedi gli avversari con quella maglia, quella garra e quel pedigree (tre volte campioni d’Europa) e pensi che sarà durissima, anche se gli archivi ci fanno sapere che Barella, Chiesa e Dimarco, quando erano under 21, avevano già punito due volte gli hidalgos guidati da De La Fuente. Questa è un’altra storia. I nostri avversari hanno un totem dietro (Dani Carvajal), uno in mezzo (Rodri), uno davanti (l’eterno Alvaro Morata). Per il resto ragazzi assatanati, capaci di andare in porta con tre tocchi d’istinto, senza avere metabolizzato mezzo schema. Pedri, Lamine Yamal, Nico Williams, 58 anni in tre e profumo di campetto in purezza. Ma prova a prenderli. Soprattutto Williams, che fa impazzire Giovanni Di Lorenzo per tutta la partita, un incubo. Più defilato Yamal, il teenager (16 anni) del Barcellona, tecnica pazzesca e i compiti delle vacanze nello zainetto.Per l’Italia la partita diventa subito un incubo e Gigio Donnarumma si guadagna la medaglia al valore di miglior azzurro in meno di mezz’ora: prima su Pedri (2’), poi su Morata (23’). E ancora eroico a deviare con le unghie una sassata di Fabián Ruiz destinata sotto la traversa (25’). La Spagna domina, cuce trame preziose e lo fa in velocità, con metronomo Rodri e l’indemoniato Williams ad aprire varchi letali a sinistra; per fortuna non li chiude e si mangia il gol del vantaggio con un colpo di testa a lato. L’Italia soffre e s’offre con l’apostrofo, perché non riparte mai. Poi diventa stoica, si chiude e suda sangue. Tiene la posizione con Barella (un leone in interdizione e rilancio), Pellegrini, Calafiori, Bastoni, mentre Jorginho vaga per il campo e Frattesi è costretto a fare la lotta nel fango. Chiesa e Scamacca spettatori non paganti. All’intervallo il punteggio potrebbe essere 2-0 per gli spagnoli. Per noi solo un tiraccio di Chiesa e un sontuoso cross arretrato di Dimarco in contropiede che trova tutti gli attaccanti davanti alla palla. Luciano Spalletti, in giacca da camera di Armani, è pietrificato. Servono preghiere, servono anche rimedi. Il ct pensa di trovarli inserendo Bryan Cristante e Andrea Cambiaso per Frattesi e Jorginho. Sarà, ma si ricomincia in trincea. E al 51’ Pedri si mangia un altro gol. Poiché non riescono a farlo loro, li aiutiamo noi: tre minuti dopo Williams crossa, Morata tocca, Donnarumma devia su Calafiori che fa autorete. Tutto giusto, come gioco ci stanno facendo neri. Dopo un’ora si può dire: questa Spagna ha due marce in più.Nell’ultima mezz’ora ci tiene in piedi la disperazione, mentre loro dimostrano di non sapere addormentare la partita. Italia preda di avventurismo puro, il miracolo può succedere ma si vede che sarebbe un caso. Scorrono i minuti, il punteggio è ancora morbido ma la lezione è dura, Donnarumma salva la baracca altre due volte. Alla fine non ci resta che lo stellone. Quando Retegui si mangia il pareggio ciccando la palla a tre metri dalla porta, si spegne pure quello. Buonanotte.
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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