2025-08-19
Spagna a fuoco, Sánchez fa fumo: «L’emergenza climatica accelera»
Incendi in Galizia (Ansa)
Raffica d’incendi per fulmini e piromani. Il premier, però, invoca il Patto ecologista.Che ci crediate o no, anche Pedro Sánchez - premier spagnolo socialista - può indossare i panni di un altro illustre spagnolo, ovvero Tomás de Torquemada, il grande inquisitore, se si tratta di obbedire alla teologia del riscaldamento globale e imporre al suo popolo un autodafé: o abiura al modello di sviluppo responsabile del cambiamento climatico oppure il rogo. La Spagna già brucia - oltre 343.000 ettari andati in fumo, ci sono quattro morti, sono minacciati i parchi naturali tra cui Las Médulas, un’area naturale dichiarata patrimonio Unesco - e il socialista, a cui scotta la poltrona perché inseguito dalle inchieste per corruzione del suo partito e che sta in equilibro precario su alleanze con separatisti catalani e indipendentisti baschi, la butta sul patetico: gli incendi sono colpa del riscaldamento globale. Almeno questo è politicamente corretto. Pedro Sánchez mente perché sa che gran parte dei 40 incendi sono appiccati da piromani definiti «terroristi ambientali», ma sceglie di accusare la Co2 per non prendere atto che ha perso il controllo della situazione. Recita su testo di Greta Thunberg, ma meglio di Greta Garbo, la parte del progressista impegnato a salvare il mondo a partire dalla penisola iberica. Chiede l’unità nazionale, chiede di evitare lo scontro di schieramenti temendo che il Partito popolare lo impallinerà per le sue responsabilità e le sue alleanze pericolose (non a caso le zone più colpite dai roghi sono al confine con gli indipendentisti baschi), e di fronte all’emergenza vuole un comitato di liberazione nazionale dagli incendi e un fronte di resistenza contro il cambiamento climatico. Lo ha detto chiaro a Ourense, la capitale della Galizia, la regione più colpita dal fuoco, che in realtà potrebbe essere fuoco «politicamente» amico. In un incontro con le autorità locali, Sánchez ha proposto un patto di Stato contro l’emergenza climatica. «Dobbiamo anticipare una migliore e più sicura risposta all’aggravamento dell’emergenza climatica», ha ammonito il premier spagnolo rivolgendosi a tutti: dalle industrie ai poteri locali, «avere incendi di questa portata, avere i “Dana” (le inondazioni mortali che hanno colpito la regione di Valencia alla fine di ottobre 2024, ndr) come quelli che viviamo in autunno o in inverno, dimostra che l’emergenza climatica che colpisce il mondo sta accelerando, aggravandosi, soprattutto nella penisola iberica». Poi aggiunge: «Di fronte alle devastazioni che hanno colpito la nostra nazione dobbiamo rispondere con un piano che vareremo a settembre: mobilitiamo altri 500 militari oltre ai 3.500 già impegnati. Ringrazio la protezione civile europea e i Paesi che ci hanno aiutato: Italia, Germania, Francia, Slovacchia e Olanda», ma poi inaspettatamente si lascia scappare: «Di fronte all’entità della devastazione bisogna ignorare le lotte partigiane e le questioni ideologiche e concentrarsi sulle prove scientifiche». Perché? Perché Sánchez sa perfettamente che nella zona di Zamora, in Castiglia, hanno arrestato un piromane, sa che Juan Carlos Suárez-Quiñones, assessore all’Ambiente della Castiglia-Leon, la regione più colpita dai roghi, ha dichiarato: «Alcuni incendi hanno, apparentemente, un carattere accidentale, legato a fulmini latenti; altri invece sembrano legati all’azione di piromani, che volontariamente stanno provocando importanti danni alla provincia». Si tratta, dicono le autorità galiziane, di «terrorismo ambientale». Ma ovviamente Sánchez non può ammetterlo perché altrimenti in fumo andrebbe la sua alleanza politica.