2023-12-12
Attenti ai buoni: gratta i diritti e trovi i quattrini
Michela De Biase (Imagoeconomica)
Il cinismo con cui Luca Casarini gestiva i carichi di migranti e gli affari che i dem Alessandro Zan e Michela De Biase fanno con pride e parità di genere hanno un elemento comune: in tutti e tre i casi, i discorsi edificanti e i grandi valori umanitari celano prosaiche vicende di soldi.In questi giorni mi è tornato in mente un libro che Mario Giordano scrisse una ventina d’anni fa. Si intitolava Attenti ai buoni e raccontava gli interessi nascosti dietro la solidarietà. Il conduttore di Fuori dal Coro (e collaboratore principe della Verità) raccolse una serie di esempi che andavano dalle grandi organizzazioni umanitarie fino alle collette dai nobili obiettivi, che spesso però nascondevano aspirazioni assai meno nobili. «Attenti ai buoni» è uno slogan che mi è venuto sulla punta della lingua giorno dopo giorno, leggendo le cronache con cui il nostro Giacomo Amadori (affiancato dai colleghi Fabio Amendolara e François de Tonquédec) raccontava le gesta di Casarini e compagni. Lo ammetto, pur avendone viste di cotte e di crude, mai avrei immaginato che l’ex capo delle Tute bianche, organizzazione antagonista abituata a scontrarsi in piazza con la polizia, poi sarebbe diventato l’eroe di vescovi e cardinali. Ma ancor meno avrei creduto che fosse possibile scambiare l’ex leader dei disobbedienti e i suoi compagni per una congrega di missionari. E invece non soltanto tutto ciò è avvenuto, ma per mesi, anzi anni, si sono ignorati i segnali che arrivavano dagli inquirenti, i quali hanno indagato sulla Ong fondata da Casarini e hanno presentato i risultati al giudice affinché valuti se ricorrano gli estremi per un processo con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Sebbene il gruppo di «pescatori d’uomini» (così si definiscono loro stessi, in particolare don Mattia Ferrari, il cappellano di bordo della Mare Jonio) replichi ai nostri articoli parlando di diffamazione e manipolazione, ciò che da oltre una settimana andiamo pubblicando è frutto del lavoro della Polizia giudiziaria, che ha passato al setaccio le chat degli ex disobbedienti e dei loro compagni. Non abbiamo inventato niente e tanto meno, per stupire i lettori, abbiamo forzato le parole rinvenute nei telefonini della compagnia: non ce n’era bisogno. Quelle che abbiamo riportato sono frasi originali, tutte farina del sacco di Casarini e dei suoi più stretti collaboratori. Nella puntata di oggi (ormai procediamo a puntate, come nelle telenovelas, e a ogni nuovo episodio c’è un colpo di scena), Amadori racconta di come il gruppo provò a farsi consegnare alcuni naufraghi soccorsi da una nave di passaggio. La Mare Jonio era pronta a fare un trasbordo pur di portare i migranti in Italia e alle obiezioni dell’armatore, il quale non voleva passare guai e nemmeno commettere qualche cosa di illegale, gli ex disobbedienti (in fondo non sono cambiati mai) rispondevano con un invito a non preoccuparsi, perché agli eventuali problemi legali avrebbe pensato il team di avvocati di Mediterranea. Sì, i buoni della Mare Jonio erano pronti a tutto, anche a violare le regole pur di presentarsi agli occhi del mondo come salvatori di uomini e pur di accreditarsi come un’organizzazione senza macchia e senza paura. In fondo, il mestiere di Casarini non è mai cambiato. Prima andava in piazza armato di scudi di plastica contro la globalizzazione, oggi ha sostituito l’armatura con il salvagente, ma resta sempre il Capitan Fracassa che abbiamo conosciuto anni fa, pronto a spezzarci ma non a spiegarsi (infatti minaccia querele, ma rifiuta di chiarire il senso delle parole che scambiava con i suoi compagni).Tuttavia, se mi è tornato in mente Attenti ai buoni non è solo per l’inchiesta che tocca l’ex capo dei disobbedienti, ma anche per gli affari di Alessandro Zan e Michela De Biase. Il primo è un deputato del Pd noto alle cronache come organizzatore del Gaypride e come autore di un decreto che avrebbe voluto inserire nel codice penale il reato di «omofobia». La seconda è pure una parlamentare del Pd, moglie di Dario Franceschini e sostenitrice della parità di genere. Un’inchiesta di Report è però andata a scartabellare sugli intrecci azionari dei due onorevoli, scoprendo che sia il primo che la seconda sono soci di aziende che con la lotta all’omofobia e la parità di genere fanno affari. Niente di illegale si intende, ma siccome per anni ci hanno sfondato i timpani con i conflitti d’interessi, è bene sapere che dietro i buoni propositi di chi si batte per i diritti ci sono solide motivazioni economiche, perché entrambi in qualche modo traggono profitto dalle loro battaglie.Eh, sì. Aveva ragione Giordano, bisogna stare attenti ai buoni.
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)
Francesca Albanese (Ansa)