
Origine e protagonisti dell'audio sui presunti soldi da Mosca restano oscuri. Ma è noto chi ci marcia: giornalisti e spin doctor vicini al Giglio magico. Giuseppe Conte: «Fiducia in Salvini».La colazione tra russi e italiani (tutti non identificati a parte il leghista Gianluca Savoini) a base di chiacchiere su barili di petrolio e milioni di euro per finanziare la Lega ha portato all'apertura di un'inchiesta per corruzione internazionale e l'audio dell'incontro sarebbe già da settimane nel fascicolo della Procura di Milano. Dunque la pubblicazione dei file sul sito americano Buzzfeed News da parte di un giornalista italiano si inserirebbe nella ruspante tradizione delle fughe di notizie meneghine, consentendoci di accantonare ipotesi di complotti internazionali. Il fascicolo è stato inaugurato a febbraio, dopo l'uscita dei primi articoli dell'Espresso, il settimanale che ha lanciato la storia dell'incontro all'hotel Metropol di Mosca, senza trovare, però, le prove dello scellerato accordo. L'indagine, in cui sarebbe indagato lo stesso Savoini, è affidata al procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e ai pm Sergio Spadaro e Gaetano Ruta. I primi due hanno portato a processo, tra gli altri, Claudio Descalzi, l'ad di Eni designato dal governo di Matteo Renzi, per un caso di presunta corruzione internazionale su un giacimento petrolifero in Nigeria. Anche nel Russiagate sarebbe coinvolta la compagnia petrolifera: nella registrazione si parla infatti di una grossa fornitura di petrolio da parte di una compagnia russa all'Eni, dal cui pagamento si doveva stornare il 4 per cento (circa 65 milioni di dollari) destinato alla Lega. L'Eni ha smentito qualsiasi ruolo nella vicenda. Quando, ieri, Buzzfeed ha riportato in auge la vicenda, mettendo in rete le registrazioni delle presunte trattative, uno dei più reattivi è stato Renzi e, come vedremo, potrebbe non essere un caso. L'ex premier ha etichettato subito la notizia come «scoop clamoroso». L'esclusiva di Buzzfeed è stata firmata dall'italiano Alberto Nardelli, il quale ha dichiarato di aver «ottenuto una registrazione audio segreta di un incontro a Mosca tra tre agenti (operatives, ndr) russi e uno stretto aiutante del vice primo ministro italiano Matteo Salvini mentre negoziava un piano per pompare denaro da un affare petrolifero russo nella Lega, il partito di estrema destra di Salvini». Non ha spiegato, però, perché l'audio esca a nove mesi dall'incontro e come sia finito sulla sua scrivania. Quello che sta accadendo, a livello mediatico, appare come un déjà vu: Buzzfeed è stato tra i primi siti a parlare dei rapporti tra Donald Trump e la Russia (il primo vero Russiagate) pubblicando un dossier riservato e non verificato. Risultato: la commissione d'inchiesta Usa non è riuscita a dimostrare i collegamenti denunciati nel report.Adesso Buzzfeed ha gettato il sasso nello stagno della politica italiana. E, pure in questo caso, non è la prima volta. Nel 2016, 4 giorni prima del referendum costituzionale, diffuse la notizia del presunto collegamento tra siti vicini al M5s e la Russia di Putin, una rete che avrebbe diffuso «notizie false, teorie cospiratorie, e propaganda pro Cremlino a milioni di persone». Ma soprattutto, ahinoi, «attacchi ai rivali politici, in particolare contro il primo ministro Renzi». Tra i sostenitori della prima inchiesta di Buzzfeed sul M5s c'era ovviamente tutto il mondo renziano e l'ex direttore del Tg1 in quota Pd Gianni Riotta definì il lavoro di Nardelli e Craig Silverman «strepitoso saggio». Nel 2017 Buzzfeed e il New York times tornarono a occuparsi dei fatti di casa nostra, sostenendo che siti vicini al Carroccio e ai grillini che, a loro dire, propalavano fake news contro il partito di Renzi avevano un'unica regia. La notizia uscì alla vigilia della Leopolda e venne abbondantemente cavalcata dal fu premier. Ma quello scoop, come i salmoni, stava solo risalendo la corrente. Infatti era partito da Firenze, dove Andrea Stroppa, un giovane informatico consulente di Renzi aveva preparato dei report per lo stesso ex presidente del Consiglio. Le sue ricerche furono la pietra angolare delle inchieste di Nardelli e Silverman, i quali riuscirono a definire Stroppa «ricercatore indipendente sulla cybersicurezza», ma anche di quella di Jason Horowitz sul Nyt.Lo stesso Stroppa svelò il segreto di Pulcinella a un giornalista considerato nell'inner circle di Renzi, Claudio Bozza del Corriere della sera: «Matteo Renzi si è chiesto se anche in Italia ci sarebbero problemi simili a quelli emersi in altri paesi durante le elezioni. Così ho scritto un lungo report e gliel'ho consegnato. Parte di questo documento è arrivato al New York Times, che dopo aver verificato l'attendibilità delle mie informazioni ha pubblicato un articolo». Stroppa non è uno qualsiasi: ex hacker con qualche problema giudiziario, è stato assunto nella Cys4 di Marco Carrai, imprenditore appassionato di intelligence ed ex affittacamere di Renzi. Successivamente si è messo in proprio e insieme con un programmatore russo, Pavel Lev, ha fondato una società, la Ghost data, che non risulta registrata in Italia e che sul proprio sito offre pochissime informazioni.Nel Russiagate, però, Stroppa, non compare ufficialmente. Spiccano, invece, per attivismo Nardelli e Horowitz. Il trentottenne romano Nardelli, laurea in Scienze politiche, si è trasferito a Londra, dopo un'esperienza con il Consorzio digitale del Comune di Roma all'epoca delle amministrazioni di centro-sinistra. Nel 2011 venne intervistato su Europa dal futuro portavoce di Renzi, Filippo Sensi, a proposito dell'«hackergate», lo scandalo delle intercettazioni illegali finite sui tabloid in Gran Bretagna. La formazione di Nardelli non è da giornalista investigativo, bensì da spin doctor della politica, tant'è che Il Sole24Ore nel 2012 scrisse che la sua società Tweetminster (una piattaforma di monitoraggio di Twitter) «vende le analisi a società di sondaggi e agenzia di public affairs, multinazionali». Al Guardian è stato «data editor», cioè si occupava - dal punto di vista matematico - della analisi e del trattamento di specifici dati (soprattutto flussi elettorali). Eppure nel luglio 2018, con un tweet Nardelli si chiese perché Savoini fosse presente a un incontro di Salvini in Russia, svelando già un anno fa chi avesse nel mirino.Le inchieste di Nardelli trovano sempre sponda in Horowitz. Liberal e con moglie italiana, Horowitz nel 2016, a ridosso del referendum costituzionale, ha messo a disposizione la sua tavolozza per un magnifico ritratto dell'allora premier: «Con i suoi lineamenti morbidi e la risata contagiosa, può essere affascinante in modo disarmante» annotò Horowitz quasi sedotto. E anche nel loro Russiagate all'amatriciana questi due novelli Carl Bernstein e Bob Woodward non si sono dimenticati di citare gli amici. «L'ex primo ministro italiano Matteo Renzi ha dichiarato a Buzzfeed News che richiederà un'indagine parlamentare entro questa settimana» ha scritto Nardelli. E ha aggiunto soddisfatto: «Il suo successore, Paolo Gentiloni, ha dichiarato: “Le indagini di Buzzfeed non sono gossip"» e per questo Salvini dovrebbe «rispondere con urgenza». Parole al vento. Nardelli su Twitter si è lamentato che il portavoce del vicepremier non abbia replicato alle domande del suo amico Horowitz. Il quale nel suo lungo articolo, oltre a riportare le parole di Renzi ha regalato ai lettori d'Oltreoceano le riflessioni di Emanuele Fiano, che in Italia in pochi ricordano essere un deputato del Pd. Horowitz in passato, come detto, si era segnalato per una sognante intervista a Renzi su Vogue America, per tornare a essere un mastino quando è diventato premier Giuseppe Conte. Nell'occasione spulciò il curriculum del presidente alla ricerca di bugie. Forse anche anche per questo ieri Conte, conoscendo i suoi polli, ha dichiarato: «Salvini ha fatto dichiarazioni: ho fiducia nel ministro Salvini. So che c'è un'inchiesta, la magistratura faccia il suo corso».
L' Altro Picasso, allestimento della mostra, Aosta. Ph: S. Venturini
Al Museo Archeologico Regionale di Aosta una mostra (sino al 19 ottobre 2025) che ripercorre la vita e le opere di Pablo Picasso svelando le profonde influenze che ebbero sulla sua arte le sue origini e le tradizioni familiari. Un’esposizione affascinante, fra ceramiche, incisioni, design scenografico e le varie tecniche artistiche utilizzate dall’inarrivabile genio spagnolo.
Jose Mourinho (Getty Images)
Con l’esonero dal Fenerbahce, si è chiusa la sua parentesi da «Special One». Ma come in ogni suo divorzio calcistico, ha incassato una ricca buonuscita. In campo era un fiasco, in panchina un asso. Amava avere molti nemici. Anche se uno tentò di accoltellarlo.