
Il miliardario smentisce con i fatti le sue campagne ecologiste.George Soros predica la salvezza del pianeta, ma investe nello scisto: l’ipocrisia di chi parla di transizione green e nel frattempo investe nell’inquinamentoIl miliardario e filantropo noto per le sue battaglie a favore dei diritti umani, della democrazia e della giustizia sociale, si è da sempre presentato come uno dei principali sostenitori della lotta contro il cambiamento climatico. Con la sua organizzazione, la Open society foundations, Soros ha lanciato numerose iniziative a favore della sostenibilità ambientale, della riduzione delle emissioni di gas serra e della transizione verso un’energia più pulita. Attraverso le Ong di cui è finanziatore e animatore bacchetta l’Europa per i ritardi nella transizione verde, ma nonostante il suo impegno pubblico per salvare il pianeta, Soros non sembra avere alcun problema a investire nell’estrazione di petrolio dallo scisto. Il suo family office ha investito 30 milioni in società del settore, tra cui la Magnolia oil & gas corp. e la Hess midstream lp, due colossi che operano proprio nel cuore della frenetica corsa allo sfruttamento delle risorse di scisto negli Stati Uniti.La produzione di petrolio da scisto è stata definita una delle forme più dannose di estrazione fossile, a causa del suo impatto ambientale Non solo la fratturazione idraulica (fracking) utilizzata per estrarre il petrolio ha un impatto diretto sul paesaggio e sulle risorse idriche, ma contribuisce anche a un inquinamento atmosferico che peggiora il cambiamento climatico. Le emissioni di metano, un gas serra estremamente potente, sono un problema particolarmente grave legato a queste attività. Nonostante questo, Soros continua a dirigere parte delle sue enormi ricchezze verso un settore che mette a rischio il futuro del pianeta.È difficile non vedere la contraddizione tra il messaggio e l’azione. Se davvero fosse convinto della necessità di fermare il riscaldamento globale, come giustificare investimenti in una delle industrie che contribuiscono in modo significativo alla crisi climatica? Da una parte spinge l’Unione europea e gli Stati Uniti verso politiche più verdi e sostenibili. Dall’altra l’uomo d’affari tradisce le stesse battaglie che sostiene pubblicamente.Lo scisto è un carburante fossile altamente inquinante, ed è stato responsabile della crescita di un nuovo boom energetico che ha portato gli Stati Uniti a diventare il più grande produttore di petrolio al mondo. Ma questa rivoluzione energetica ha avuto un costo altissimo per l'ambiente. Decine di migliaia di pozzi di scisto sono stati trivellati in vaste aree, con conseguenze devastanti per le terre agricole e le risorse idriche. Il fracking, inoltre, è noto per aver causato danni alla salute umana e all’ambiente, con pozzi che perdono e inquinano le falde acquifere, provocando anche terremoti in alcune aree. Eppure, Soros sembra continuare a scommettere su un futuro basato su risorse fossili, dimostrando quanto siano vuote e contraddittorie le sue dichiarazioni di impegno per il clima. La crescente influenza dei family office, come quello di Soros, sul settore energetico ha suscitato preoccupazioni tra gli ambientalisti, che vedono in questo fenomeno una minaccia per gli sforzi globali di ridurre le emissioni di carbonio. Se i miliardari, che dovrebbero essere in prima linea nella lotta contro il cambiamento climatico, scelgono di sostenere un settore così dannoso, cosa accadrà agli sforzi globali per salvare il nostro pianeta? Impossibile rispondere.
Alberto Bagnai, deputato della Lega, conosce molto bene la realtà abruzzese e si è interessato del caso dei Trevallion. Notando alcune criticità.
Fino a 15 giorni dopo la somministrazione, pure gli inoculati erano conteggiati tra i deceduti senza copertura. Una ricerca sull’Emilia-Romagna offre una stima sul rigonfiamento dei dati, funzionale al dogma pandemico.
Del bias, errore sistematico che in uno studio di ricerca clinica può portare a una scorretta interpretazione dei risultati o addirittura a risultati erronei, più volte ha scritto la Verità raccogliendo le osservazioni di ricercatori che non danno nulla per scontato.
2025-11-25
Dimmi La Verità | Flaminia Camilletti: «Commentiamo i risultati delle ultime elezioni regionali»
Ecco #DimmiLaVerità del 25 novembre 2025. Con la nostra Flaminia Camilletti commentiamo i risultati delle regionali in Campania, Puglia e Veneto.
Il signor Yehia Elgaml, padre di Ramy (Ansa)
A un anno dal tragico incidente, il genitore chiede che non venga dato l’Ambrogino d’oro al Nucleo operativo radiomobile impegnato nell’inseguimento del ragazzo. Silvia Sardone: «Basta con i processi mediatici nei loro confronti, hanno agito bene».
È passato ormai un anno da quando Ramy Elgaml ha trovato la morte mentre scappava, su uno scooter guidato dal suo amico Fares Bouzidi (poi condannato a due anni e otto mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale), inseguito dai carabinieri. La storia è nota: la notte del 24 novembre scorso, in zona corso Como, i due ragazzi non si fermano all’«alt» delle forze dell’ordine che avevano preparato un posto di blocco per verificare l’uso di alcolici nella zona della movida milanese. Ne nasce così un inseguimento di otto chilometri che terminerà solamente in via Ripamonti con lo schianto dello scooter, la morte del ragazzo e i carabinieri che finiscono nei guai, prima con l’accusa di omicidio stradale in concorso e poi con quelle di falso e depistaggio. Un anno di polemiche e di lotte giudiziarie, con la richiesta di sempre nuove perizie che sembrano pensate più per «incastrare» le forze dell’ordine che per scoprire la verità di quel 24 novembre.





