2019-04-01
Sono i bimbi in festa il vero volto del Forum
Altro che «fossili viventi». Ieri, alla marcia «buona» erano in 30.000: i genitori e i loro piccoli hanno sfilato insieme per la città Al termine dell'evento, è stata votata una Dichiarazione per chiedere leggi che incentivino la natalità e proteggano il concepito.Jacopo Coghe, l'organizzatore: «Laura Boldrini ci attacca? Ma lei mette il velo islamico nei Paesi in cui gay e donne vengono segregati. Noi sfigati? Io ho quattro figli, veda un po'...».Lo speciale contiene due articoliEccoli i bambini, l'oscuro oggetto del Congresso mondiale delle famiglie. Nella giornata conclusiva della convention di Verona erano in tantissimi ad aspettare l'inizio della marcia «buona», quella che ha visto sfilare genitori con figli e una miriade di striscioni che ricordavano valori medioevali come «Dio, patria, famiglia. Che meraviglia». Non c'era più spazio per contromanifestazioni all'insegna dell'odio, della strumentalizzazione politica. Sotto il sole primaverile, ieri 30.000 persone sono arrivate da ogni parte d'Italia per difendere i valori della vita e della famiglia naturale. All'interno della Gran Guardia, che ospitava i lavori, gli ultimi i relatori non hanno perso tempo a rispondere agli attacchi.L'allenatore ed ex calciatore Nicola Legrottaglie ha così potuto arrivare al cuore del pubblico spiegando: «Difendo la famiglia come ho sempre difeso le mie squadre. Purtroppo anche i giocatori oggi sono egoisti e pensano solo ai propri interessi». Applausi veri, si fanno lucidi gli occhi di Elisa Dal Ferro mentre chiede scusa se cambia la piccola Anna di 5 mesi. È arrivata con il marito da Treviso, pagando il biglietto per le tre giornate del congresso. Ha 28 anni e tre bambini, 3 anni e mezzo il più grande, 18 mesi il secondogenito. «Sono venuta perché è bellissimo essere mamma, vorrei che fosse un ruolo riconosciuto e difeso», spiega. «Ma ci vogliono garanzie, dopo il secondo figlio non mi hanno rinnovato il contratto in azienda. Puoi scegliere di lavorare ma non di diventare madre». Sale sul palco Zeljka Markic, leader croata del movimento In nome della famiglia, parla in italiano perché voleva capire i testi delle canzoni di Lucio Dalla, sua grande passione, così si è messa a studiare la nostra lingua. «Sono medico, madre di quattro figli e lo Stato deve proteggere la mia condizione di lavoratrice ma anche il mio diritto di essere madre», sostiene la combattiva promotrice del referendum che nel 2013 introdusse la tutela costituzionale del matrimonio come unione tra uomo e donna. Rendendo così impossibili le nozze gay nel Paese slavo. Zeljka rammenta quando tre anni fa, durante il Family Day al Circo Massimo di Roma, commentando la «fine» del presidente slavo Ivo Josipović che si era mostrato contrario al referendum e due anni dopo perse le elezioni, disse: «Matteo Renzi se lo ricordi». La profezia si avverò, la dottoressa commenta che l'ex premier «ha pagato il prezzo giusto per aver cercato di imporre l'egemonia culturale». Esorta: «Alle europee votate i deputati che scelgono di difendere il matrimonio naturale, i diritti delle donne e dei bambini». Tematiche centrali del congresso a Verona, tra i «fossili viventi», come li ha definiti Concita De Gregorio dalle pagine di Repubblica. Sullo schermo intanto compare l'intervista con Sammy Basso, 23 anni, affetto da progeria, una sindrome che inibisce lo sviluppo fisico e incentiva l'invecchiamento precoce, sottoposto due mesi fa a un delicatissimo intervento cardiochirurgico. «I miei genitori mi hanno insegnato a combattere tante battaglie», racconta il giovane intrappolato in un corpo da ottantenne, «la mia famiglia è stata un sostegno grandissimo». Un'altra testimonianza oscurantista e medioevale, cui ha dato voce il Forum delle famiglie. C'è stato anche un momento musicale, con 7 ragazzini disabili impegnati a cantare sulle note di Un mondo d'amore di Gianni Morandi. Intonano: «C'è un grande prato verde dove nascono speranze che si chiamano ragazzi» e la piccola Stefania si emoziona, abbracciata dalla sua assistente. Dovevano essere molti di più, purtroppo qualcuno non ha voluto mandare i figli al congresso «reazionario». Al termine, è stata votata quella che gli organizzatori hanno battezzato Dichiarazione di Verona: un manifesto per chiedere il riconoscimento della perfetta umanità del concepito, la protezione dei discriminati per etnia, opinioni e orientamento sessuale (capito, attivisti Lgbt?), la tutela delle famiglie indigenti e leggi che incentivino la natalità. Nella trasmissione di Lucia Annunziata, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Pari opportunità, Vincenzo Spadafora, ha tentato di far passare per un successo l'iniziativa dei 5 stelle nella capitale, dedicata ai giovani: «Roma-Verona 2 a 0, con autogol del Capitano», cioè Matteo Salvini. Intanto, nella città scaligera le famiglie si preparavano alla gran marcia festosa. Non ha sfilato il sindaco Federico Sboarina. Alla cerimonia di chiusura, ringraziando tutti perché «si è parlato di donne, di famiglia, di bambini. Fuori di qui, si è parlato d'altro, con altri», si è scusato: «Oggi mio figlio Jacopo compie un anno, tra venti giorni nascerà la sua sorellina, voi sicuramente comprenderete che la mia famiglia ha la priorità assoluta». Giustificato e applaudito.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/sono-i-bimbi-in-festa-il-vero-volto-del-forum-2633321972.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ho-dovuto-girare-con-la-scorta-perche-difendo-mamma-e-papa" data-post-id="2633321972" data-published-at="1757998530" data-use-pagination="False"> «Ho dovuto girare con la scorta perché difendo mamma e papà» Ansa Coghe, in due settimane lei è entrato nelle tv di tutti gli italiani come portavoce del Congresso di Verona, dov'era prima? «Io ho iniziato tutto sei anni fa, nel luglio del 2013».Come? «Per "colpa" di mia moglie»In che senso? «Letterale: lei quel giorno mi trascina in una riunione a cui io non volevo andare». Che incontro era? «Semplici cittadini riuniti per parlare di alcune leggi che volevano approvare in maniera subdola». In qualche parrocchia? «Nohhh! In un locale vicino a piazza Bologna, contro il tentativo di imporre una legge liberticida sull'omofobia». Chi c'era dietro? (Risata) «Gli stessi che c'erano davanti: noi!». E poi? «Prima siamo diventati un gruppo di cittadini organizzati, e poi una costola italiana de la Manif pour tous, il Family day francese». E poi? «Sono diventato militante». E cosa fa per vivere? «Lavoro in una azienda che si occupa di design di comunicazione e stampa». Come si chiama? «Preferisco non dire il nome della società, perché altri non subiscano quello che abbiamo patito noi». Addirittura? «Lei sa cosa è successo con gli interpreti del nostro Congresso?». Me lo racconti. «Un famoso interprete italiano, che non voglio nemmeno citare, ha iniziato a fare dei post chiedendo di sapere i nomi di chi lavorava per noi!». Motivo? «Chiedeva ai suoi colleghi di boicottare i nostri interpreti e prometteva di fare altrettanto lui dicendo che quelli non li avrebbe fatti più lavorare». E come hanno reagito loro? «Grazie a Dio abbiamo protetto i lavoratori e la società che avevano ingaggiato non si è tirata indietro. E poi questi boicottatori sono dei chiacchieroni senza palle». Quindi non pericolosi? «Dipende. L'albergo ha ricevuto centinaia di telefonate, mail bombing solo perché ci ospitava!». Tutto ciò fa eco mediatica. «Non lo abbiamo chiesto e non lo volevamo». Ci sono stati duri attacchi? «Ho dovuto girare scortato. Ma non era la cosa peggiore». E quale era? «Dover spiegare questa follia ai miei figli». E cosa gli ha raccontato? «La sera tornavo in albergo e gli ripetevo: che due più due fa quattro, che il sole scalda, che esiste una famiglia con una mamma e un papà». Ha dovuto anche affrontare Benedetto Della Vedova in diretta davanti alle telecamere. (Ride) «Un poveraccio». Ma protestava pacificamente. «Gli ho detto: “Non ti sono bastati i 200.000 euro di Soros?"». Lui rispondeva che c'è la libertà di contestare, ed è vero. «Mi scusi: ma a me non passa per mente di andare davanti al congresso di + Europa a gridargli: “Guarda che Emma Bonino faceva gli aborti con le pompe di bicicletta!"». Cosa le dava fastidio? «Che venisse a mendicare la visibilità mediatica offerta dal nostro Congresso per sputarci addosso. Che vergogna». Lei ha duellato anche con l'ex presidente della Camera. «La soddisfazione più grande. Ho detto a Laura Boldrini quello che milioni di italiani hanno pensato di lei». In che occasione? «Viene a contestare noi, le famiglie, in nome dei diritti dei gay». Ed è sbagliato? «Proprio lei! Che si era messa il velo per andare a omaggiare i Paesi islamici che esaltano la violenza di genere contro gli omosessuali e la lapidazione delle donne in nome del Corano? Ma siamo impazziti?». Jacopo Coghe fino a ieri era un signor nessuno. Oggi è uno dei volti di punta del Forum di Verona. Stress test: siete nemici dei gay? «Ah ah ah. Il portavoce della nostra organizzazione francese era un omosessuale. Bisogna rispettare tutti». Ma c'era o no il feto di plastica tra i gadget di Verona? «Sì, c'era. Ma la domanda è posta male». E come andrebbe posta? «Perché ai radical chic fa paura un feto di plastica? Perché rappresenta la vita che si vuole sopprimere senza riconoscerle dignità?». Si potrebbe dire che farne un gadget è poco rispettoso anche per chi difende la vita. «Perché? Mio figlio chiedeva come è fatto il feto! Sono i radical chic che devono spiegare cosa li spaventa». Continuo con lo stress test: volete cancellare la legge sull'aborto? «Ma anche questa questione è posta male: sappiamo che oggi non esistono i termini per poter cancellare la 194, anche se noi siamo contrari a quella legge». Vede che lei è bravissimo con le parole? «Non è una perifrasi. Quella dovrebbe essere una legge che tutela la maternità. Perché non viene applicata?». Stress test numero tre: siete contrari o no alla legge che consente il divorzio? «Non voglio cancellare proprio nulla. Anche se noi vogliamo combattere il divorzio, difendere l'unità della famiglia, vorrei che venissero aiutate a restare insieme le coppie che vogliono separarsi». Però contesta il divorzio anche se non promuoverebbe un referendum abrogativo. «Mi pongo sempre nel punto di vista del più debole: è una enorme sofferenza per i bambini. Però questo non era un tema del Congresso». Erano opinioni condivise da tutti quelli che erano lì. «Sono opinioni personali e del mondo pro family». Altra domanda delle cento pistole. Siete contro la legge sulle unioni civili. «Il problema è che quelle legge apre un varco alle adozioni per i gay». Eravate anche contro le unioni senza adozioni. «Bastava una norma o un regolamento: sono state fatte solo 6.600 unioni, lo sa? Noi siamo contrari a qualsiasi forma di adozione». Preferite che i bambini stiano in un istituto? «Questi non si preoccupano degli orfani. Chi è adottato da una famiglia arcobaleno o è perché gli è stata tolta la mamma o il papà. O perché il bambino è stato comprato». Parla dell'utero in affitto? «Queste sono donne schiavizzate. Sono trattate come forni a pagamento. Molte sono morte». Altra accusa: volete tenere le donne a fare le casalinghe. «Mia nonna è stata la prima laureata della storia di Sezze». Pro vita sostiene che le donne che abortiscono contraggono anche il cancro al seno. «Quella è una ricerca scientifica. Le donne che fanno figli contraggono meno tumori». Non è la stessa cosa. «Tagliamo la testa al toro. La donna faccia quello che vuole. E sia aiutata a fare quello che vuole. Se vuole conciliare il lavoro con i figli, sia aiutata». E se vuole accudire figli? «Sia aiutata di più. Ogni figlio è Pil». Vuole detrazioni? «È inutile dare solo soldi. Serve una cultura, bisogna spiegare che la madre è il ruolo più importante della società». E sua moglie? «Mia moglie sta a casa con i bimbi, felicemente. Non ha catene al piede, sta a casa ed è fiera di fare la madre». Lo avete deciso insieme? «All'inizio non riuscivamo ad avere figli. Poi quando è arrivato il primo lei lavorava, abbiamo fatto due conti e abbiamo deciso che restasse a casa. Adesso ne abbiamo quattro». Ma se avesse continuato a lavorare? «È uno sforzo enorme per una donna fare figli e lavorare. Tuttavia è possibile. Molte donne tornano al lavoro arricchite dalla gravidanza». Si sente un paladino del nuovo Medioevo? (Ride) «Sono iscritto a filologia romanza, io il Medioevo lo studio. Per me è Dante, Boccaccio, Petrarca, San Benedetto, padre dell'Europa, Giovanna D'Arco». Ma anche i roghi delle streghe, la santa Inquisizione. «Mi sa dire un nome di un presidente della Repubblica donna?». E che c'entra? «Allora esistevano le regine che governavano le Marine». Lei si è addestrato a eludere le domande? «Il nostro capo ufficio stampa è molto in gamba. Ed è una donna. Si chiama Marta: giovane, donna, intelligente, combattiva. Ci aiuta a combattere le bugie su di noi». Me ne dica una. «Che siamo fascisti. Non esiste più destra né sinistra. Tutto si è ribaltato». E un'altra? «Che siamo oscurantisti: siamo per una scienza al servizio della verità». La polemica più dura? «Con Luigi Di Maio, quando dice che siamo “sfigati"». Cosa gli risponde? «Io ho un po' di difficoltà a capire cosa vuol dire». Ci provo io. Che non vi godete la vita, che siete contro il sesso non procreativo. «Io c'ho quattro figli. Le assicuro che a me piace fare l'amore con mia moglie». Mai usato un preservativo? «Personalmente mai. Nulla se non metodi naturali». Allora è fortunato. «Le svelo questo segreto. Al 99% i metodi naturali riconosciuti dalla Chiesa cattolica funzionano molto più di un preservativo naturale». Sicuro? «Lo garantisce Massimo Gandolfini, che è medico».
Massimo Cacciari (Getty Images)
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo