2021-01-21
Solo ora il governo si accorge di Stellantis
A giochi ormai fatti, il sottosegretario all'Economia, Antonio Misiani, paventa l'ingresso pubblico nel gruppo nato dalla fusione tra Fca e Psa. Il ceo Carlos Tavares rassicura i sindacati, ma è impossibile che il colosso automobilistico faccia i nostri interessi e non quelli dei francesiPrima operazione all'estero del gruppo di Matteo Del Fante per potenziare l'e-commerceLo speciale contiene due articoliNel giorno dell'incontro tra il nuovo ceo di Stellantis Carlos Tavares e una parte dei sindacati, ritorna di attualità la possibilità che lo Stato italiano entri come azionista nel colosso automobilistico nato dall'acquisizione di Fca da parte dei francesi di Psa (e non fusione tra le due, come specifica lo stesso prospetto di Borsa). A dirlo è stato ieri Antonio Misiani, sottosegretario all'Economia, che come qualche settimana fa ha ribadito «il peso degli azionisti italiani» nell'operazione e non ha escluso «l'ipotesi di un ingresso pubblico analogamente alla quota posseduta dal governo francese». E se da un lato i sindacati, dalla Fiom Cgil alla Uilm, sostengono di aver capito in appena un'ora di confronto che il nuovo amministratore delegato scelto dai francesi avrebbe dato rassicurazioni sulla «centralità dell'Italia» nell'operazione, dall'altro c'è la cruda realtà della politica industriale di questi ultimi mesi di governo Conte. Del resto, mentre lo Stato italiano spalanca le porte a Euronext per Borsa Italiana e non crea ostacoli per la nascita del quarto costruttore automobilistico al mondo, allo stesso tempo la nostra Fincantieri continua a rimanere ferma al palo per i cantieri di Saint Nazare. Insomma l'Italia sta concedendo molto ai cugini d'oltralpe. E a Palazzo Chigi non sembrano preoccuparsene. Del resto basta dare un'occhiata all'azionariato di Stellantis per capire che il nostro Paese avrà un ruolo marginale, non solo per l'assenza di una nostra partecipazione pubblica. Per di più va ricordato che proprio il governo francese aveva invocato la golden share quando si era parlato di trattative tra Fca e Renault, prima dell'accordo con Psa. In sostanza i francesi quando devono difendere i propri interessi non ci pensano su due volte. Ora l'Italia si trova di nuovo a rincorrere. I sindacati sostengono che Tavares abbia dato rassicurazioni, escludendo la chiusura degli stabilimenti italiani. Ma in un consiglio di amministrazione dove l'insieme dei soci di Psa hanno un peso maggiore rispetto alla controparte italiana, 6 contro 5, appare abbastanza difficile notare una benevolenza transalpina nei nostri confronti. La stessa Exor della famiglia Agnelli con i soci di Fca sembra più interessata all'operazione di mercato piuttosto che agli interessi del nostro Paese, per di più dopo aver incassato una cedola da quasi un miliardo di euro. Il problema poi ruota intorno alla possibilità che lo Stato italiano entri come azionista, ventilata da Misiani. Al momento Exor vanta circa il 14,4%, la famiglia Peugeot avrà il 7,2% con un'opzione a salire sino all'8,5%. Lo Stato francese ci sarà con 6,2% di Caisse des depots attraversi la controllata Bpi, infine i cinesi di Dongfeng avranno 5,6 per cento. E l'Italia? Lunedì sulla colonne del Corriere Economia Pierpaolo Di Stefano, ceo Cdp Equity, ha commentato proprio la presenza dell'Eliseo nel colosso automobilistico. «È evidente che una presenza di questo tipo serve anche a preservare la filiera automotive e il suo indotto, che investe in tecnologie e competenze, e le risorse umane che devono essere tutelate». Potrebbe essere quindi Cassa depositi e prestiti a entrare? E a quale prezzo? E con quali poteri? Di sicuro l'entrata dello Stato metterebbe anche a tacere le perplessità di alcuni sindacalisti come il leader della Cgil Maurizio Landini da tempo sulle barricate per l'operazione italo-francese. Sono settori del tutto differenti, ma la situazione appare per certi versi simile a quella che gli analisti finanziari stanno vivendo su Borsa italiana. Dopo il via libera dell'Antitrust europea all'acquisizione di Refinitiv da parte di London stock exchang, entra nel vivo la cessione da parte di Lse di Borsa spa alla cordata Euronext-Cdp-Intesa. Il presidente di Cdp Giovanni Gorno Tempini ha ribadito nelle scorse settimane che l'operazione Borsa italiana sarà di spinta verso il mercato europeo dei capitali. E che «alcune attività importanti per tutto il gruppo verranno concentrate a Milano». Tempini cita «l'It, il Monte titoli e Cassa di compensazione e garanzia». Ma appaiono promesse davvero deboli visto che queste attività sono già tra Milano e Roma e, per quanto riguarda l'It, quelle che contano sono le funzioni di business e non di staff in aziende del genere. Dal momento che la riorganizzazione interna a Euronext delle ultime settimane spiega come saranno i francesi ad avere in mano il pallino di tutte le operazioni più importanti. Lunedì è stata nominata Delphine d'Amarzit che entrerà nel Consiglio di Sorveglianza di Euronext. Non solo. Anthony Attia è diventato il nuovo Global Head of Primary Markets. Sarà sempre lui a supervisionare le attività relative a azioni e bond di Euronext. È inevitabile quindi, in attesa della chiusura della fusione che potrebbe avvenire in inverno, che non ci saranno italiani a livello di gruppo per quelle posizioni. Nel frattempo in primavera arriverà il piano industriale di Stellantis. C'è chi spera non vada a finire come per piazza Affari. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/solo-ora-il-governo-si-accorge-di-stellantis-2650045160.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-poste-italiane-arrivano-in-cina-acquistato-il-51-di-sengi-express" data-post-id="2650045160" data-published-at="1611178609" data-use-pagination="False"> Le Poste italiane arrivano in Cina. Acquistato il 51% di Sengi Express Nel suo intervento alla Camera Giuseppe Conte ha messo gli Stati Uniti sullo stesso piano della Cina sostenendo che l'Italia ha portato avanti anche «un'utile azione di raccordo fra i principali attori internazionali» tra i due Paesi. Non stupisce, quindi, che per la prima volta una società estera, più in particolare una società cinese, sia entrata nel perimetro di Poste italiane. Il gruppo guidato da Matteo Del Fante ha infatti siglato un accordo vincolante con Cloud Seven Holding Limited per l'acquisizione del 51% del capitale di Sengi Express Limited, società interamente posseduta da Cloud Seven Holding Limited con sede a Hong Kong. Sengi Express è una società specializzata nella creazione e nella gestione di soluzioni logistiche per le aziende dell'e-commerce cinese attive sul mercato italiano, con un fatturato pro-forma di circa 80 milioni di euro nel 2020. Il closing dell'operazione è previsto entro la fine del primo trimestre del 2021. Più in dettaglio, Sengi Express offre una gamma completa di servizi agli operatori dell'e-commerce cinese, ritagliati su specifiche esigenze, con soluzioni commerciali competitive per ciascuna fase della catena logistica che collega la Cina all'Italia. «Si tratta di un traguardo storico nel processo di apertura di Poste italiane ai mercati internazionali, grazie all'ingresso di una società estera nel gruppo», ha detto Del Fante. «Con questo accordo diversifichiamo ulteriormente, anche a livello geografico, i nostri ricavi e proseguiamo nella nostra strategia di crescita». Mediante accordi con operatori logistici leader di mercato, la società che entrerà nel gruppo Poste è in grado di proporre una gamma completa di servizi di gestione logistica in territorio cinese, accompagnati da un servizio di tracciatura in tempo reale di ogni singola spedizione, dall'hub in Cina fino al destinatario finale in Italia. Va detto che le società logistiche del gruppo Poste italiane continueranno ad essere i fornitori dei servizi logistici di riferimento di Sengi Express per l'Italia. Per Poste l'operazione è parte dello sviluppo del business internazionale dei pacchi, elemento cardine della strategia di trasformazione all'interno della divisione corrispondenza, pacchi e distribuzione, che sfrutta le esponenziali opportunità di crescita nel commercio elettronico. Cloud Seven Holding, la società che cede Sengi Express a Poste, è guidata dall'amministratore unico Nelly Han. Dando uno sguardo alle passate relazioni semestrali di Poste, si nota che già da tempo il gruppo di Nelly Han intratteneva rapporti con Poste. Più in dettaglio, Sengi veniva utilizzata dal gruppo di Del Fante per tracciare i pacchi in arrivo dalla Cina lungo tutto il percorso della spedizione. «Per la prima volta», si legge in una relazione semestrale, «Poste ha la possibilità di tracciare sul proprio sito lo stato della spedizione, anche oltre i confini italiani». Non a caso, Han ha fatto sapere che «questa operazione è la naturale evoluzione della partnership che ci lega da qualche anno a Poste italiane, di cui proponiamo, con orgoglio e successo, i servizi ai nostri clienti in Cina. Siamo molto felici di entrare a far parte di un importante Gruppo, quotato in Borsa, e siamo sicuri che faremo fronte con successo a questa stimolante sfida».