2024-10-31
Soldi bloccati se non dai i tuoi dati biometrici
Meshal Al-Ahmad Al-Jaber Al-Sabah (Getty Images)
L’incubo diventa realtà in Kuwait, dove il governo ha imposto la registrazione di impronte digitali e tratti del volto a tutti, pena il congelamento dei conti. L’obiettivo è la creazione di un sistema di interoperabilità di informazioni. Come nei progetti dell’Ue.Il governo kuwaitiano ha deciso di ricorrere a misure estreme per convincere i cittadini a rispettare la nuova normativa adottata sull’identità digitale e sulla registrazione delle impronte digitali: da domani chi non adempierà alle nuove direttive del ministero degli interni sarà socialmente «disattivato»: vedrà il proprio conto bancario congelato e la carta d’identità sospesa. Con le buone o con le cattive, insomma, il controllo digitale dei cittadini è già realtà; come sempre, a spianare la strada del nuovo corso sono piccole nazioni che fanno da laboratorio.La morsa, per i nativi della monarchia araba, entra in vigore da domani; dal 31 dicembre 2024 dovranno adeguarsi anche gli espatriati. In caso di inadempimento, gli uni e gli altri saranno esposti a sanzioni bancarie e amministrative molto dure, ufficialmente per «motivi di sicurezza» e in nome del piano «Nuovo Kuwait 2035», che ha l’obiettivo di rendere il Paese un modello di economia e governance digitale. Breve panoramica della stretta in salsa araba: già da metà ottobre, le carte di credito emesse da Knet, Visa e MasterCard sono state bloccate. Da domani, chi non ha registrato i propri dati biometrici non potrà più prelevare contanti al bancomat né andare di persona in banca per ritirarli. Il divieto è stato inoltre esteso a tutti i conti detenuti dai clienti sui mercati finanziari, comprese le azioni, i fondi, i portafogli e altri beni gestiti da terzi, sia nel settore privato che in quello pubblico. Ciò vuol dire che tutti i fondi provenienti dalla vendita di azioni, immobili o altre operazioni commerciali saranno trasferiti su conti congelati dalla banca. D’altra parte, però, i pagamenti dovuti dai clienti continueranno a essere detratti durante il periodo di restrizione per pagare i creditori. Oltre al danno la beffa, insomma.Decine di migliaia di persone sono nella lista dei recalcitranti; le banche hanno iniziato a notificare l’imminente congelamento dei conti già da alcune settimane. Il sistema è stato articolato in quattro fasi: prima l’invio di un messaggio di allerta a tutti i clienti non ancora registrati, poi lo stop all’accesso di tutti i canali elettronici (accesso a conti e bonifici online), poi la disattivazione delle carte di credito, infine il congelamento completo dei conti.In un primo momento le misure hanno coinvolto soltanto le persone in arrivo (cittadini e residenti di ritorno da viaggi all’estero o visitatori stranieri). Dal 1 marzo sono state estese a tutta la popolazione (circa 4,5 milioni di abitanti), con una scadenza inizialmente fissata al 1 giugno, quindi posticipata a oggi, con effetto immediato da domani. Alcune sanzioni - ad esempio il rinnovo dei permessi di soggiorno e della patente - sono già scattate a inizio marzo di quest’anno, ma non è bastato a convincere i cittadini: a fine ottobre erano 175.000 i kuwaitiani che ancora non avevano completato la procedura e 790.000 gli espatriati, che costituiscono il 65 per cento della popolazione del Paese e hanno tempo fino a dicembre per rispettare le regole, con le buone o con le cattive. Stretti al collo dalle nuove misure adottate dal ministero, i kuwaitiani e gli expat si sono dovuti adeguare: le persone in lista d’attesa presso i centri per la registrazione delle impronte digitali sono aumentate a ritmo incessante, passando da una media di 600 kuwaitiani al giorno a 6.000. La scampano, al momento, soltanto i kuwaitiani che si trovano all’estero, ad esempio gli studenti con borse di studio, i pazienti che che vanno a curarsi in altri Paesi, i diplomatici e i lavoratori degli uffici stranieri, ma dovranno comunque cedere i propri dati già in aeroporto, appena rientreranno. È da maggio 2023 che il Kuwait ha attivato la registrazione biometrica, di cui anche l’Unione europea sta discutendo da qualche anno. La Commissione di Ursula von der Leyen ha presentato all’inizio di ottobre una proposta per introdurre la digitalizzazione di carte d’identità e passaporti con l’obiettivo ufficiale di «sbloccare» nuovi servizi digitali e «semplificare i controlli alle frontiere». Nelle intenzioni dichiarate dei decisori europei, creare un’identità elettronica europea consentirà di accedere al voto online, alla telemedicina (come già annunciato da Mario Draghi ai tempi del suo insediamento a Palazzo Chigi, nel 2021), all’insegnamento e agli esami a distanza. Va detto che l’Ue sta consultando tutti gli esperti di privacy, filosofia ed etica per capire se è possibile procedere rispettando i diritti fondamentali, partendo dal presupposto che le tecnologie progrediscono e l’unico modo per rendere lo scenario più «umano» è cercare di governarle. Misure vincolanti non ce ne sono e al momento l’adesione è «facoltativa». Il blocco dei conti correnti, tuttavia, non è una misura del tutto nuova nel mondo occidentale: in pandemia, il civilissimo governo canadese ha congelato i conti di chi non aveva il green pass, mentre negli Usa, in Gran Bretagna e in Francia si sta diffondendo il cosiddetto «debanking», che consiste nel congelamento dei conti correnti dei dissidenti politici. È difficile, dunque, non ipotizzare che prima o poi il punto di caduta anche per gli europei possa essere simile a quello del piccolo paese-cavia del Golfo Persico.
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