2019-07-31
Smentito dagli studenti in rivolta l’istituto che epura i fedeli di Wojtyla
La lettera contro le rimozioni di monsignor Vincenzo Paglia, di cui l'accademia pro famiglia negava l'esistenza, spunta in un blog. E ha già 241 firme. George Weigel, biografo di Giovanni Paolo II, attacca le gerarchie: «Sembrano i nuovi vandali».Lunedì pomeriggio, con un lungo comunicato stampa, il nuovo pontificio istituto dedicato a studi su matrimonio e famiglia, quello «ristrutturato» dal Gran cancelliere, monsignor Vincenzo Paglia, con l'approvazione di nuovi statuti, ha spiegato che certa comunicazione che ha parlato di «epurazioni» in corso è «distorta, faziosa, talvolta in malafede». Gli allontanamenti dei due professori ordinari, don Livio Melina e padre Josè Noriega, insieme al mancato rinnovo delle collaborazioni di Stanislaw Grygiel, sua figlia, Monika Grygiel, la professoressa Maria Luisa Di Pietro, insegnante di bioetica, il giovane professore Przemyslaw Kwiatkowski, la mariologa suor Vittorina Marini e ora - pare - anche il docente Sergio Belardinelli, non sono frutto di un niet a tutto ciò che poteva essere la linea teologica dell'istituto voluto da Giovanni Paolo II, per carità. Si tratta di scelte scaturite da «un rafforzamento teologico» e per questioni di «coerenza ed economia».In merito al «rafforzamento teologico» lo sforzo profuso ha prodotto il bel risultato di far cessare la cattedra di teologia morale fondamentale, perché è un esame che gli studenti devono aver già fatto in altri livelli di studio. L'allontanamento del professor Melina, primo assistente del primo preside, Carlo Caffarra, che guarda caso insegnava proprio questa materia, non è stato un siluramento, no. È solo dovuto al fatto che hanno tolto direttamente il suo insegnamento, però, ci conforta il comunicato stampa, al professore «saranno garantiti i diritti acquisiti». Meno male. Comunque il nuovo «rafforzamento teologico» non rinuncia alla riflessione morale, infatti, si segnalano due nuovi insegnamenti: Morale del matrimonio e della famiglia ed Etica della vita, che però evidentemente non possono essere insegnati da Melina e si vocifera che l'incarico potrebbe andare a don Maurizio Chiodi, teologo morale di ben altra scuola e linea (per lui in alcuni casi anche la «contraccezione» potrebbe essere scelta buona, come argomentò in una lectio alla Gregoriana del 2017) rispetto all'allontanato. Ma per carità, vogliamo evitare distorsioni faziose.Per quanto riguarda, invece, l'altro professore ordinario allontanato, padre Josè Noriega, insegnante di teologia morale speciale e responsabile delle pubblicazioni editoriali dell'istituto, nessun siluramento, spiega il comunicato. Nel suo caso si tratta del fatto che essendo superiore di un ordine religioso non può fare il docente stabile ai sensi del nuovo statuto che recepisce alcune norme, ma questo problema nei precedenti due anni il Gran cancelliere e il preside non lo avevano ravvisato? E perché non è stato mai inviato alcun avviso al professore? E gli altri collaboratori a contratto? Qui si tratta di questioni di «coerenza ed economia» (non ci sono i soldi per loro, ma per nuovi insegnanti pare di sì) e c'è «l'ipotesi» che negli anni prossimi le collaborazioni riprendano. Ma per carità, non vogliamo essere tendenziosi.Sulla cattedra Wojtyla, un'area di ricerca diretta da Stanislaw Grygiel, una sua soppressione è «destituita di ogni fondamento» ed è chiaro che non verrà chiusa, anche perché, e questo monsignor Paglia lo sa molto bene, dietro c'è una fondazione privata con i suoi interessanti proventi. Resterà il direttore Grygiel, di cui il settancinquenne Gran cancelliere Paglia fa elegantemente ricordare nel comunicato che ha 85 anni?Su una cosa però possiamo certamente smentire il comunicato chiarificatore che, almeno su questo punto, sembra soffrire dello stesso male di cui accusa certa stampa. Vi è infatti scritto che «destituita di fondamento è la notizia di una lettera di 150 studenti che si lamentano delle novità». Infatti, non sono 150, ma al momento in cui scriviamo se ne segnalano 241 tra studenti ed ex studenti che hanno sottoscritto la lettera inviata dai rappresentanti degli studenti al preside, Pierangelo Sequeri, e per conoscenza a Paglia. La cosa è pubblica, proprio ieri, infatti, è stato messo online un blog in cui è possibile leggere la lettera e vi si trova anche la conta dei sottoscrittori: Appellostudentigp2.com. Al momento nessuna risposta è stata fornita alla pioggia di dubbi che si riporta nella lettera e gli studenti sul blog scrivono di averla resa pubblica perché «il comunicato stampa pubblicato sul sito ufficiale dell'Istituto lunedì 29 luglio non solo non risponde alle nostre fondate domande e paure, ma ignora completamente le richieste che facciamo esplicitamente e che cercano di salvaguardare i nostri diritti come studenti: la continuità dei nostri studi per quelli che sono entrati con il vecchio ordinamento».La «ristrutturazione» non procede benissimo e il comunicato più che diradare le nebbie le infittisce. Intanto negli Stati Uniti il biografo di Giovanni Paolo II, George Weigel, scrive un articolo a proposito della faccenda definendola come un nuovo sacco di Roma a opera dei vandali. Mentre si saccheggia l'istituto che Giovanni Paolo II aveva fortemente voluto come baluardo di fronte al progressismo teologico nelle materie di morale sessuale e familiare, scrive Weigel, «gli accademici noti per essere contrari all'insegnamento di Humanae vitae sui mezzi appropriati per regolare la fertilità e l'insegnamento di Veritatis splendor sugli atti intrinsecamente malvagi, vengono incaricati di insegnare presso l'Istituto riconfigurato». Come abbiamo scritto sulla Verità qualche giorno fa, la «ristrutturazione» del fu istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia odora di rivincita. Nel pieno di una guerra post conciliare, in cui l'enciclica Humanae vitae di Paolo VI fu lo spartiacque, Giovanni Paolo II scelse di non allontanare dalle facoltà teologiche romane i dissenzienti, ma di giustapporgli realtà ortodosse come appunto l'istituto che affidò a Carlo Caffarra. Per decenni l'istituto è stato «uno strumento chiave per approfondire l'accoglienza nella Chiesa intera dell'enciclica del 1993 di Giovanni Paolo II sulla riforma della vita morale, Veritatis splendor». Ora, coloro che hanno sempre avversato quell'enciclica, qualcosa di molto più strisciante di quanto non possa essere considerata l'avversione all'esortazione Amoris laetitia di papa Francesco, scelgono, scrive Weigel, «una bizzarra ripetizione della purga antimodernista delle facoltà teologiche che seguì l'enciclica Pascendi Dominici gregis di Pio X nel 1907, hanno ora abbandonato l'argomentazione e fatto ricorso alla delinquenza e alla forza bruta per vincere ciò che non erano riusciti a vincere con il dibattito e la persuasione accademica».