2024-04-12
I Pm abbattono il sistema Emiliano
Michele Emiliano (Imagoeconomica)
Il giorno prima dell’arresto l’ex assessore Alfonso Pisicchio aveva aderito con la sua lista all’appello di don Ciotti: «Noi siamo puliti e per bene». Per l’accusa lui e il fratello sono al centro di un sistema corruttivo. Spunta un sacco dell’immondizia con 65.000 euro.Nell’inchiesta barese che ha portato agli arresti dei fratelli Pisicchio, fedelissimi del governatore pugliese Michele Emiliano, spunta persino un sacco della spazzatura pieno di contanti. Ma andiamo con ordine. Già brigavano per le primarie, e anche per le future amministrative baresi, il professor Alfonso (Alfonsino) Pisicchio, docente all’Accademia delle belle arti, e suo fratello Vincenzo detto «Roberto»: entrambi sono agli arresti domiciliari per un’inchiesta su appalti che la Procura di Bari ritiene «truccati», e che coinvolge 15 persone. Il prof, ormai ex assessore regionale, ma ancora commissario dell’Agenzia pugliese per la tecnologia e l’innovazione (si è dimesso poche ore prima delle manette, forse convinto che venissero meno le esigenze cautelari), rivestiva anche il ruolo di coordinatore di Iniziativa democratica e di Senso civico per la Puglia, i movimenti che aveva fondato e che all’occorrenza elettorale metteva a disposizione del governatore Michele Emiliano. Proprio martedì scorso sui suoi canali social aveva annunciato l’adesione di Senso civico per la Puglia all’appello promosso dall’associazione Libera di don Luigi Ciotti e da Avviso pubblico per i candidati alle elezioni amministrative ed europee, rivendicando di essere arrivato primo al traguardo della sottoscrizione. Poi, sul sito Web di Senso civico, sono comparse le ultime parole famose: «Nel contesto delle prossime elezioni amministrative, noi, da sempre sostenitori di una politica pulita, trasparente, consapevole, perbene, fatta da gente onesta, condividiamo e accogliamo le parole di Avviso pubblico e Libera a sostegno di un rinnovato patto di fiducia con i cittadini». Un patto che, stando alle accuse degli inquirenti, appare tradito nemmeno 48 ore dopo. «Anche se non più assessore regionale», scrive il Gip Ilaria Casu, Alfonso Pisicchio «è ancora politicamente attivo». Le pietre angolari sulle quali il giudice poggia le esigenze cautelari per lui e per suo fratello, infatti, sono legate «all’attualità e concretezza del pericolo di reiterazione del reato» e alla «sussistenza di occasioni prossime per condizionare la conduzione della pubblica amministrazione». La toga parla di «ampia capacità dei due indagati di sfruttare le relazioni costruite nel tempo, tanto in ambito regionale che comunale, per pilotare l’azione amministrativa e trarne vantaggio personale». A partire dal 2019. Mentre un fratello, Alfonso, ricopriva prima la carica da consigliere (il più votato, con oltre 8.000 preferenze) e poi da assessore nella giunta di Emiliano, l’altro, Vincenzo, faceva l’intermediario con gli imprenditori. E, secondo la Procura, «l’indagine ha disvelato l’esistenza di un collaudato meccanismo corruttivo, trasformatosi nel tempo in un vero e proprio sistema». L‘attività dei pm baresi ha prima svelato le infiltrazioni della mala nella municipalizzata dei trasporti, poi si è abbattuta su Anita Maurodinoia, Lady preferenze e ormai ex assessore, per una storiaccia sui voti comprati tanto al chilo in due importanti Comuni della Provincia, e ora manda ai domiciliari il prof. Che è al fianco di Emiliano dai tempi in cui l’ex pm,oggi sembra incautamente, lo mise a guidare (nel 2006) la partecipata comunale del gas. La fiducia in lui deve essere cresciuta, tanto da aver rivestito poi la carica di vicesindaco, sempre con Emiliano al Palazzo di città, e da assessore al Bilancio, qualche anno dopo, con Antonio Decaro. E si arriva al 2019. Pisicchio era coordinatore regionale di Iniziativa democratica, mentre il fratello Vincenzo ne era presidente. I due, secondo l’accusa, avrebbero ricevuto un contributo illecito da 156.000 euro in contanti, «corrisposti» da due società, la «Bv Tech e la Progesi», tramite «l’interposizione fittizia di Giovanni Riefoli». Il prof, secondo il Gip, avrebbe utilizzato «la sua influenza politica e le sue relazioni, tramite suo fratello, per una gestione clientelare del suo ruolo, con favoritismi per ottenere ritorni in termini di consenso elettorale, mediante assunzioni nelle imprese favorite o avvantaggiate di persone che assicuravano il voto e che avevano militato anche nel suo partito». Tra le gare irregolari ci sarebbe quella da oltre 5 milioni di euro per la riscossione delle tasse del Comune di Bari, vinta dalla Golem di Giovanni Riefoli (finito ai domiciliari). L’imprenditore, per dimostrare la sua gratitudine, ricostruiscono gli inquirenti, non si sarebbe risparmiato in regalie: un telefono cellulare, un tablet e un’automobile. E avrebbe offerto anche i banchetti per un evento politico di Alfonso e per la festa di laurea della figlia di Vincenzo, che poi avrebbe anche assunto in modo fittizio mentre era ancora studentessa. Il prof, però, avrebbe incassato anche posti di lavoro per i suoi elettori e l’assunzione di un figlio daparte un’altra delle società che sarebbero state agevolate. D’altronde, sostengono i pm, per i posti di lavoro c’erano delle liste di nomi da cui attingere. È Vincenzo a chiedere a Riefoli: «Ti devo dare il nome di uno per il Cup?». L’imprenditore: «Sì, ma non lo stesso, non di quella lista là? Di un’altra lista?». Prima, però, secondo l’accusa, bisognava passare per il prof «per ottenerne il benestare». Ma, se così si costruiva il consenso, a tremare è l’intero sistema di potere. Un capitolo dell’inchiesta, che secondo il Gip «non presenta elementi sufficienti per ipotizzare la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza», fa saltare fuori, però, per una gara indetta da Aeroporti di Puglia Spa, le relazioni tra Vincenzo Pisicchio e il presidente del Cda Antonio Maria Vasile, ma anche con Alessandro Di Bello di InnovaPuglia e Antonio De Vito di Puglia Sviluppo (due enti strategici regionali). I fratelli Pisicchio avevano a cuore le sorti della Bv Tech, azienda «che nel tempo», secondo l’accusa, avrebbe ottenuto da loro «diversi vantaggi». La gara, però, non andò come gli indagati immaginavano. E alla fine i due germani se la sono presa con l’azienda. Vincenzo Pisicchio, infatti, viene intercettato mentre afferma: «Mo mi incazzerò. Tu devi partire dal presupposto che noi abbiamo sempre ragione. Se parti dal presupposto che noi abbiamo torto ti fai pecora, invece questi sbagliano loro, stanno facendo un sacco di cazzate... io con questo mo vedrai, oggi farò lite, gli impianto una belle discussione, dopodiché ragioniamo [...]. Non è che dobbiamo cominciare l’anno che siamo noi in debito! Noi siamo in credito! In grande credito!». E anche se per il Gip è esclusa la turbativa d’asta, quell’evento viene utilizzato per dare un certo peso specifico all’accusa: «I fratelli Pisicchio erano interessati in prima persona affinché la Bv Tech ottenesse commesse o finanziamenti dalla Regione Puglia e a tal fine sfruttavano la posizione di Alfonso, oltre alle loro conoscenze presso gli uffici pubblici regionali». Alla società, con la quale si sentivano «in credito», «chiedevano come ritorno l’assunzione di persone da loro indicate che avrebbero poi portato consenso elettorale per Alfonso». Ma gli inquirenti sono andati anche a caccia di soldi. A casa di Vincenzo, sul balcone della cucina, per esempio, viene trovata nel 2019 un sacco della spazzatura con all’interno 65.000 euro in contanti che, «per come si presentava», ovvero «in banconote di piccolo taglio, evidenzia il Gip, «appare verosimilmente di provenienza illecita».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.