2025-08-17
«Autogol», «bluff», «assist a Putin». Chi non riesce a toccare palla, gufa
Dalla Schlein a Fassino, passando per i giornali progressisti, tutti sparano a pallettoni sul vertice di Anchorage. Le soluzioni proposte? Lo stesso misto di retorica, ideologia e velleitarismo che ci ha portato nella fase di stallo.Chi non è seduto al tavolo, di solito è sul menu. E, anche comprensibilmente, se ne lamenta. Così è successo per il vertice tra Donald Trump e Vladimir Putin in Alaska. Per giorni, i quotidiani nazionali (che, per inciso, sono riusciti a dedicare pagine polemiche perfino al pollo alla Kiev servito ai media russi durante il viaggio per raggiungere Anchorage) hanno lanciato l’allarme su ciò che i due leader avrebbero potuto decidere. La prospettiva di quell’incontro era quella di una nuova Yalta, di un mondo diviso in nuove sfere di influenza, di un Volodymyr Zelensky vaso di coccio, impotente di fronte a quei due vasi di ferro. E pure l’Unione europea - che sul dossier ucraino non tocca palla da tempo, e che, infatti, è stata tenuta fuori dal vertice - ha provato a dettare inutilmente le regole di ingaggio. A leggere le cronache nazionali, in Alaska non è stato deciso nulla. Nessuna intesa, solamente uno show of force da parte del presidente americano, che ha fatto sfilare un B2 scortato dagli F-35, strette di mano e sorrisi. Poi nulla. Anzi: c’è addirittura chi si è spinto più in là dicendo che Trump, il maestro dell’accordo, questa volta è tornato a casa a mani vuote. Ma siamo davvero sicuri che sia andata così? E che cosa ci si aspettava da questo vertice? Certo, non c’è stato alcun accordo formale ma i due leader si sono visti e questo per entrambi è un risultato. Il tycoon ha dimostrato di essere l’unico interlocutore per Putin e quest’ultimo, tramite gli Stati Uniti, ha chiesto agli ucraini da ritirarsi dal Donetsk. Non è quindi vero che, come scrive Repubblica, questa partita si chiude con un nulla di fatto. Anzi: Zelensky, probabilmente già domani, incontrerà Trump. Piange l’Europa, in particolare Germania, Francia e Regno Unito (quest’ultimo, val la pena ricordarlo, salvò il presidente ucraino all’inizio del conflitto), che rappresentavano l’ossatura dei volenterosi. La loro posizione oltranzista è ormai superata. Forse è troppo presto per dire che ci troviamo alla vigilia del conflitto, ma è chiaro che, per la prima volta, si ipotizzi la sua risoluzione. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz aveva provato a imporsi, chiedendo che non venissero toccati i confini ucraini. Non sarà così. Kiev dovrà cedere i territori del Sud e dell’Est e, in cambio, molto probabilmente, graviterà nell’orbita occidentale. La palla passa ora agli alleati europei, dicono gli analisti, che però non hanno compreso che tutto è stato già deciso. Come, del resto, ha capito il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha detto: «Considero positivo il fatto che si stiano aprendo degli spiragli di pace in Ucraina». Perché la pace la possono decidere solamente i veri attori in campo, che sono Russia e Usa, non i loro proxy. E neppure chi si ostina a non vedere la realtà, come Elly Schlein che ovviamente se l’è presa coi toni trionfalistici del governo e poi si è lanciata in una «fine» analisi geopolitica: «L’Ucraina non c’era. L’Ue non c’era. Trump non ha ottenuto nulla da Putin, se non di riabilitarlo accogliendolo con tutti gli onori sul tappeto rosso. Non hanno raggiunto alcun accordo sul cessate il fuoco, anzi, è stato tolto dal tavolo. La verità, come diciamo da tempo, è che non si può negoziare una pace giusta senza che a quel tavolo ci siano anche l’Ucraina e l’Unione europea, perché nessuno deve trattare sulle condizioni e i territori al posto del Paese che è stato ingiustamente invaso». Ora, val la pena notare che se l’Ucraina è riuscita a resistere all’avanzata russa in questi anni è grazie agli aiuti che arrivavano per lo più dagli Stati Uniti e dalla loro volontà di creare problemi alla Russia (La grande scacchiera di Zbigniew Brzezinski è lì a ricordarlo). Sono loro ad aver spinto per la guerra, insieme a Mosca ovviamente, e sono loro a poterla chiudere. Sia Trump sia Putin hanno metodi duri, autoritari. Ma del resto non era stato Mario Draghi, in conferenza stampa, a dire per esempio che Recep Tayyip Erdogan era un dittatore di cui avevamo bisogno? A volte, per sciogliere le diatribe internazionali e le guerre, bisogna parlare anche con loro. Anzi: soprattutto con loro. E, nel caso russo, bisogna ricordare che Putin non ha tanto nostalgia dell’Unione sovietica, ma della Grande madre Russia, che è un continuum che va dagli zar ai giorni d’oggi. Trattarlo da pari, e non da paria, è un primo modo per risolvere il conflitto in Ucraina. Anche perché, chi oggi piange per l’insuccesso del vertice, non propone nulla se non il mantra della resistenza fino all’ultimo uomo. Ucraino, però. Perché quando c’è da mettere gli scarponi sul campo, tutti si tirano (giustamente) indietro. Perché va bene l’unità territoriale di Kiev, ma fino a un certo punto. Consola, in tutto questo, che sul tema sia intervenuto Piero Fassino, tratteggiando scenari a tinte fosche: «L’esito negativo del vertice conferma anche quanto sia illusorio credere che due Paesi, ancorché potenti, possano governare un mondo molto più grande che, per essere gestito, richiede una concertazione multilaterale fondata sul diritto e sul rispetto di ogni Paese. Proprio alla luce del nulla di fatto di Anchorage, risulta ancor più evidente che l’obiettivo di una pace giusta e sicura per essere raggiunto richiede un pieno sostegno all’Ucraina nella difesa della sua sovranità». Sappiamo quindi cosa non fare per evitare la Terza guerra mondiale. E, al giorno d’oggi, non è poco.
(Ansa)
Due persone arrestate, sequestrata droga e 57 persone denunciate per occupazione abusiva di immobile e una per porto abusivo di armi. Sono i risultati dei controlli scattati questa mattina allo Zen da parte di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza dopo l'omicidio di Paolo Taormina, il giovane ucciso davanti al pub gestito dalla famiglia da Gaetano Maranzano. Nel corso dei controlli sono stati multati anche alcuni esercizi commerciali per carenze strutturali e per irregolarità sulla Scia sanitaria e mancata autorizzazione all'installazione di telecamere, impiego di lavoratori in nero, mancata formazione, sospensione di attività imprenditoriale. Sono state identificate circa 700 persone, di cui 207 con precedenti ed altri 15 gia' sottoposti a misure di prevenzione.
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