2025-01-06
La sinistra ora teme la tecnocrazia ma è nel suo Dna
I progressisti sono terrorizzati dalle mosse di Elon Musk, in realtà usano tecnologia, woke e fluidità di genere per imporre la loro società.Da qualche giorno - precisamente da quando Elon Musk orienta con regolarità il dibattito politico occidentale - la sinistra italiana sembra avere scoperto il lato oscuro della rivoluzione tecnologica. Quasi quotidianamente dal versante progressista giungono allarmi sulla avanzata della temibile «tecnodestra», nuovo spauracchio fasciodigitale. Tutto ciò risulta decisamente surreale, dato che negli ultimi decenni a dare forma al pensiero prevalente è stata quella che si potrebbe definire tecnosinistra. La cosiddetta cultura woke, per citare l’esempio più lampante, è stata imposta a suon di censure e lavaggi del cervello dalle piattaforme online, le quali hanno diffuso globalmente l’ideologia californiana. Senza Facebook, Twitter e Google la cancel culture non sarebbe potuta uscire dagli atenei americani. Sono state le grandi aziende digitali dopotutto, a dare forma al capitalismo della sorveglianza, ovvero alla faccia meno visibile e splendente di quello che Carl Rhodes ha chiamato «capitalismo woke». Ai nostri preoccupati editorialisti democratici bisognerebbe dunque ricordare quando Matteo Renzi volava in California per «andare a imparare da quelli bravi». Più o meno nello stesso periodo i ministri sinistrorsi spingevano per l’introduzione in massa nelle scuole dei supporti digitali. E questa, a ben vedere, è soltanto la punta dell’iceberg. Potremmo dire che il concetto stesso di progressismo dipenda dalla fiducia nello sviluppo della tecnologia. Ne parlavano gli utopisti proto socialisti ben prima di Karl Marx, il quale ha poi proseguito su quella strada. Ma volendo si può andare ancora più indietro nel tempo. Il sogno malato di creare il paradiso in terra è di matrice gnostica, e lo gnosticismo è basato sull’idea che esista una minoranza di eletti in possesso di una conoscenza segreta e superiore che sarebbe la sola in grado di garantire la salvezza dell’umanità. Tale impronta gnostica caratterizza l’intero sviluppo della tecnologia occidentale, come ha ben spiegato Erik Davis nel fondamentale saggio Techgnosis. A ben vedere, non è affatto difficile rintracciare nella mentalità liberal contemporanea le tracce marcate della gnosi. Essa è interamente fondata sulla convinzione che una élite illuminata possa (e debba) migliorare l’umanità modificandone i comportamenti, il linguaggio, persino il corpo. Manifestazioni imponenti di questa tendenza si sono verificate di recente con l’idolatria scientifica esplosa ai tempi del Covid, non molto diversa dal fanatismo positivista esibito nell’Ottocento e nel Novecento da illustri progressisti e liberali. Non è un caso che l’eugenetica abbia proliferato a sinistra, coinvolgendo anche personalità illustri del calibro di H.G. Wells, autore che fu tecnoentusiasta per gran parte della vita, salvo ricredersi parzialmente negli ultimi anni. Per tornare all’oggi possiamo senz’altro includere fra le più cristalline affermazioni del tecnoprogressismo l’intera dottrina della fluidità di genere, che ovviamente sfocia nella medicalizzazione e nella modifica dei corpi per via chirurgica. Ancora più devastante, tuttavia, è l’impatto della ingegneria sociale, caratteristica di tutte le utopie e dunque dei regimi «di sinistra». Ecco allora la pretesa di creare una società giusta tramite il politicamente corretto e la rieducazione, opera di cui in questi anni piattaforme e social network si sono fatti promotori. L’intero apparato ideologico del green è frutto di questa visione. E lo stesso si potrebbe dire del multiculturalismo, che continua a essere largamente incentivato a dispetto dei monumentali fallimenti accumulati. Ogni volta che in una nazione occidentale prende saldamente il potere un governo di sinistra, le tendenze sopraelencate riemergono con prepotenza. Il Regno Unito del 2025 ne è la plastica dimostrazione: dal divieto di fumo alle città dei quindici minuti le suggestioni distopiche la fanno da padrone. In Inghilterra si può essere spiati se si scrivono «frasi di odio», si può essere arrestati per un commento online giudicato razzista. In compenso, come raccontiamo da un paio di giorni, l’esecutivo laburista rifiuta di indagare sulle gang di stupratori pakistane per non causare turbamento «nelle comunità» e per evitare di sembrare razzista: la tecnosinistra, si sa, tiene molto ad apparire buona.