La sinistra a parole si erge a paladina della libertà ma tenta di abbattere la 194

Nelle nazioni anglosassoni si fanno chiamare «pro choice», cioè a favore della scelta. Nella realtà, compresa quella italiana, l’unica scelta che concedono è quella a loro gradita. Cioè l’aborto. Se non fosse estremamente irritante, la faccenda sarebbe quasi grottesca.
Non c’è esponente progressista che non si riempia la bocca della parola libertà. Ma, a conti fatti, l’unica battaglia in cui le forze di sinistra si stanno per l’ennesima volta impegnando mira esattamente a limitare la libertà di scelta e a imporre un’unica via. Quale sia stato l’innesco dell’ultima, surreale discussione è noto: la commissione Bilancio ha approvato un emendamento al ddl per l’attuazione del Pnrr, firmato da Lorenzo Malagola di Fratelli d’Italia, il quale prevede che i consultori possano «avvalersi senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità».
Apriti cielo: da un paio di giorni tutti i sinceri democratici nostrani gridano all’attentato. «Aborto, attacco alla 194. Blitz della destra, i pro vita nei consultori», sbraita Repubblica. «Antiabortisti nei consultori con i soldi del Pnrr», si sbraccia il Manifesto. Alessandra Maiorino dei 5 stelle dichiara, allarmata, che «si autorizzano le Regioni a dedicare ai prolife una parte dei soldi del Pnrr dedicati alla sanità». Marco Furfaro del Pd promette battaglia «fuori e dentro il Parlamento».
Tra le migliori uscite c’è senz’altro quella di Francesco Boccia: «Con il solito modo, quasi di soppiatto, la destra prova ad assestare un altro colpo alla libertà delle donne in materia di procreazione e aborto. L’emendamento presentato dispone che le Regioni possano coinvolgerle all’interno dei consultori le associazioni antiabortiste», dice l’esponente dem. «Invece di garantire alle donne servizi, lavoro e stabilità economica, il governo sceglie di attaccare la libertà di scelta e di indebolire, con l’introduzione di figure appartenenti ad associazioni senza specifiche competenze, luoghi fondamentali per la salute delle donne. Sembra che questa destra, guidata da una donna, abbia in odio la libertà femminile».
Semplicemente fantastico: a suo dire, far entrare nei consultori associazioni a favore della nascita sarebbe un modo per limitare la libertà femminile. E in che modo, di grazia, questa libertà verrebbe limitata? Offrendo una possibilità di scelta in più? La verità è che tutti questi coraggiosi paladini della libertà e della scelta fanno il preciso contrario di ciò che dichiarano, cioè vogliono essere sicuri che nei consultori non ci sia nessuno che possa anche solo suggerire alle donne di dare alla luce il figlio che portano in grembo. Non è libertà, questa, ma imposizione di un’unica strada. Cosa che, fra l’altro, fa nascere robusti sospetti.
Ciò che gli illustri politici e attivisti liberal non dicono è che la presenza di associazioni a sostegno della maternità è prevista dalla legge 194, cioè dalla norma che essi fingono di voler tutelare quando in realtà puntano ad abbatterla, proprio perché essa, sin dalle righe iniziali, difende la vita e ne consente la protezione. Non a caso, tra le più recenti battaglie progressiste c’è quella per l’inserimento nelle Carte costituzionali del diritto all’aborto, che ha come solo fine quello di ostacolare l’obiezione di coscienza. L’emendamento al ddl che attua il Pnrr non serve a erodere la 194, semmai a garantirne la piena applicazione. Poiché il nuovo piano di ripresa prevede la creazione di nuove istituzioni sanitarie come le Case di comunità, la specifica introdotta è utile a ribadire ciò che la legge italiana già contempla: nei consultori possono entrare anche i pro life.
Suona piuttosto ridicolo, visto il contesto, ciò che sostengono attiviste come Anna Pompili, e cioè che «la mistificazione sta nel far apparire volutamente i gruppi “anti scelta” e “anti genere” come formazioni sociali a supporto delle madri in difficoltà». Ah beh, allora quali sarebbero le formazioni a supporto delle madri: quelle che vogliono soltanto farle abortire? Interessante ragionamento… In ogni caso, anche per sedare gli scomposti timori sinistrorsi, Provita & famiglia ha precisato ieri che non entrerà in alcun consultorio, dato che si occupa di sensibilizzazione e influenza politica e non di altro. Chissà se i militanti graditi a sinistra possono dire lo stesso.
C’è poi da considerare l’aspetto economico di tutta la vicenda. L’emendamento di Fratelli d’Italia - il quale, per altro, è rimasto a lungo in commissione Bilancio senza che la sinistra lo notasse - stabilisce che le associazioni debbano operare senza ulteriori oneri per lo Stato. Ed è qui che la partita si fa interessante. In molti casi, infatti, a entrare nei consultori sono volontari. In qualche circostanza, tuttavia, le varie organizzazioni possono stipulare accordi con le Regioni per un sostegno finanziario. Sorge il dubbio, dunque, che a infastidire la sinistra sia la possibilità, per quanto remota, di perdere anche solo un centesimo.
Dietro le nobili dichiarazioni sulla dignità femminile, questo è il punto, ci sono soltanto interessi e ideologia. Da una parte si teme di perdere soldi e potere. Dall’altra, quasi per riflesso condizionato, si lavora per limitare la possibilità di scelta e oscurare chi ha in mente una differente idea di società: una meravigliosa lotta contro la libertà.






