2024-12-11
Picchetto al Leonka e bomba a Roma. La sinistra trova casa all’illegalità
Il presidio contro lo sgombero del centro sociale Leoncavallo (Ansa)
A Milano soccorso rosso al centro sociale: 300 manifestano contro lo sgombero, l’ufficiale giudiziario lo rinvia. Nella Capitale, peruviana incinta sfonda porta con l’esplosivo e occupa: «Riparare i danni? Conosco gente...»Milano e Roma sono ormai fuori controllo. Mentre gli indomiti militanti del centro sociale Leoncavallo tengono sotto scacco il capoluogo lombardo nonostante uno sfratto esecutivo, nell’altra ieri è andata in scena una clamorosa occupazione abusiva, a Cinecittà Est, con tanto di esplosione per buttare giù il portone dell’alloggio. Due episodi apparentemente diversi, ma che rivelano un unico filo conduttore: l’incapacità delle istituzioni di governare la complessità urbana, lasciando spazio all’illegalità.Le occupazioni abusive, che siano frutto di disperazione o di prepotenza, stanno diventando il simbolo di città dove il degrado avanza e il senso di comunità si sfalda, evidenziando una deriva pericolosa. Dove le regole minime diventano carta straccia. Alla notifica dello sfratto, infatti, circa 300 attivisti dell’area milanese dei centri sociali hanno inscenato un presidio. L’ufficiale giudiziario, arrivato poco dopo le 10.30 di ieri mattina per mettere in esecuzione il provvedimento, ha valutato di rinviare l’operazione al prossimo 24 gennaio, anche se non ci sono stati momenti di tensione. Si tratta del primo accesso dalla sentenza della Corte di appello civile che ha condannato il ministero dell’Interno a risarcire i proprietari dell’ex cartiera, la famiglia Cabassi, per il mancato sgombero. In altri casi sarebbero scattate delle denunce.Ma il Leoncavallo sembra intoccabile. E di certo la scena di ieri non è un buon esempio. «Non è un bel segnale nei confronti di tutti i milanesi onesti», ha commentato Romano La Russa, assessore regionale alla Sicurezza. «La volontà politica di sgomberare c’è», ha precisato La Russa, ricordando che «il governo su questo punto è stato chiaro». E si chiede: «Che cosa manca ancora?».Il 24 gennaio, stando alla prassi, l’ufficiale giudiziario dovrebbe presentarsi con le forze dell’ordine. La questione va avanti ormai da oltre 20 anni: «La prima notifica di sfratto al centro di via Watteau», ricostruisce La Russa, «risale al 2003 e in 19 anni ci sono stati oltre un centinaio di accessi dell’ufficiale giudiziario, tutti senza esito. Gli amici della sinistra si mettano il cuore in pace: i radical chic abusivi del Leoncavallo e i gestori milionari dei cosiddetti centri sociali che si arricchiscono con attività illegali non pagando affitto, utenze e tasse, devono essere sfrattati». Ma il cordone protettivo da soccorso rosso per il Leoncavallo già si è mosso. Ieri è scesa in campo Cnca Lombardia, il Coordinamento delle comunità dell’accoglienza: «Crediamo fondamentale che l’amministrazione comunale, a cominciare dal sindaco Beppe Sala, in tutte le sue componenti di giunta e Consiglio, si attivi concretamente per impedire questo sfratto e per dar vita a soluzioni reali che non privino la nostra città di questa esperienza». E ovviamente gli associati al Cnca sanno di rivolgersi a un alleato.Per Cnca il Leoncavallo sarebbe «un punto di riferimento imprescindibile della città». Il presidente di Cnca, Paolo Cattaneo, ha quindi tentato di raccattare consensi: «Esortiamo il Comune a trovare una soluzione per dare continuità a una pratica dal basso importante per il territorio e rinnoviamo l’invito ad aderire alla campagna nello spirito per cui più saremo e più sarà facile far sentire la nostra voce». Per ora hanno incassato la disponibilità dei consiglieri comunali dei Verdi, Tommaso Gorini e Francesca Cucchiara, secondo i quali il Leoncavallo sarebbe «un posto dove nessuno cerca di venderti qualcosa e uno spazio da poter abitare e riempire senza dover affrontare un affitto stellare».Le degenerazioni, però, sono dietro l’angolo. Lo insegna il caso di Cinecittà, dove l’esplosione per forzare la porta si è trasformata in un atto che segna un ulteriore passo verso il caos. La protagonista, una peruviana incinta, si è presentata nello stabile di viale Ciamarra, ha raggiunto il pianerottolo di un appartamento vuoto di proprietà dell’Enasarco (l’ente di assistenza degli agenti e dei rappresentanti di commercio) e ha attivato l’innesco. «Anche oggi hanno trionfato l’illegalità e la prepotenza», ha commentato l’avvocato Tiziana Siano, presidente di Alco, l’associazione dei cittadini per la liberazione delle case occupate. Siano ha spiegato che «l’esplosione ha rotto anche il termosifone, con la conseguente fuoriuscita d’acqua». La peruviana, alla fine, ha occupato l’alloggio e vive, per ora, senza luce né gas. E, ovviamente, senza portone d’ingresso. Ma avrebbe già preannunciato che arriveranno delle persone di sua conoscenza a montare una porta nuova ed allacciare la luce.«Ovviamente, a nostro avviso», afferma Siano, «si tratta di operai della criminalità organizzata e non dell’ente proprietario». Le forze dell’ordine? «Sono intervenute», conferma l’avvocato, «ma naturalmente sono stati inutili tutti i tentativi di invitare la donna a uscire». Secondo l’associazione, ci sarebbe un vuoto legislativo. Tant’è che, spiega Siano, «le forze dell’ordine non hanno potere e senza un provvedimento dell’autorità giudiziaria non possono fare nulla. L’illegalità trionfa nello sconcerto totale dei condomini, che si sentono beffati e presi in giro, impotenti davanti alla criminalità e all’inadeguatezza delle leggi vigenti». Ma si sentono anche a rischio, visto che l’esplosione avrebbe potuto produrre dei danni ben diversi.Siano chiede, quindi, «una riforma che contrasti il controllo del territorio da parte della criminalità anche attraverso lo sfruttamento delle persone socialmente deboli, perché finché la giustizia sarà subordinata alla querela degli enti proprietari non cambierà nulla».
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)