2024-10-13
Il sindacalista di Commerzbank fa muro contro l’«italiana» Unicredit
Frederick Werning, segretario del sindacato Ver.di
Frederick Werning (Ver.di) accusa Andrea Orcel di voler fare tagli, di cui però non ha mai parlato.«Se noi dicessimo che vogliamo acquisire Unicredit, che direbbero gli italiani? Sicuramente non sarebbero contenti. Ma sia al contempo chiaro: il problema non è che si tratta di una banca italiana, potrebbe essere francese o spagnola. Ogni volta che si decide di fare una fusione i posti di lavoro si perdono e questo accadrebbe in tutti e due gli istituti». Il niet definitivo all’operazione Unicredit-Commerzbank è stato ribadito ieri da Frederik Werning, il segretario del sindacato bancario Ver.di, che siede, in rappresentanza dei dipendenti, nel Consiglio di sorveglianza di Commerzbank. Ovvero l’organo che consiglia la direzione della banca e supervisiona la condotta della sua attività. Ospite della trasmissione Omnibus su La7 (cui ha partecipato anche chi scrive), Werning è stato irremovibile: la banca tedesca deve rimanere autonoma. «Questa poi sarebbe una fusione transfrontaliera, ora noi siamo forti in Germania e lì dobbiamo lavorare per la più grande economia nazionale europea ed è importante avere due grandi banche tedesche che veramente possono aiutare le imprese quando si tratta di questioni complesse». Non è un problema di italianità, dice il sindacalista, che però punta il dito sull’ad di Unicredit, Andrea Orcel. Accusato di essersi mosso in maniera «ostile» perché «un’acquisizione», accusa Werning, «si può fare solo se c’è un colloquio, dopodiché si può decidere. Anche in Commerzbank in passato c’è stata una grande ristrutturazione, però sempre seguendo la via della cogestione, quindi coinvolgendo anche i dipendenti, e per questo spingiamo per essere autonomi, perché ci siamo ben preparati per gli obiettivi da raggiungere nel 2027». E ancora: «Il 21 settembre Orcel ha detto che tutte le fusioni che ha fatto fino ad adesso saranno il modello da applicare anche nelle altre. Nella banca bavarese Hvb sono stati cancellati tantissimi posti, per noi è veramente uno scenario tremendo e quindi temiamo che si ripeta». Al sindacalista è stato ricordato che quella acquisizione risale a 20 anni fa e soprattutto che nel 2005 Hvb era un istituto ampiamente decotto. Un altro ospite in studio, Lando Sileoni, segretario della Fabi, ovvero il principale sindacato italiano dei bancari, ha subito replicato a Werning che Orcel non ha parlato né di esuberi né di tagli e che l’operazione - benedetta dalla Bce per consolidare il sistema europeo - risolverebbe un problema che affligge più la Germania: «Il settore bancario tedesco è molto più frammentato rispetto a quello italiano, che negli ultimi 15 anni ha gestito decine di aggregazioni, anche a seguito di dissesti finanziari. In Germania oggi ci sono 1.324 banche di cui 690 Bcc e popolari, 352 casse di risparmio, 239 banche private e 6 di altre categorie. In Italia ci sono 428 banche, ovvero 222 Bcc più 17 Popolari, 110 banche private e 79 filiali di banche estere», ha infatti spiegato Sileoni. Quanto, poi, alla domanda iniziale di Werning («Se noi dicessimo che vogliamo acquisire Unicredit, che direbbero gli italiani?») gli è stato ricordato che in Italia abbiamo già il Crédit Agricole proprietaria di Cariparma e di altre casse di risparmio, oltreché azionista di peso del Banco Bpm, e Bnp Paribas, che controlla Bnl. Senza dimenticare, fuori dal settore del credito, le nozze Ita-Lufthansa. In quanto a contendibilità, dunque, il track record non ci manca. Tra i cavalli di battaglia dei contrari alla fusione ci sono, poi, i 40 miliardi di euro di Btp detenuti da Unicredit. Ebbene, a oggi il gruppo guidato da Orcel detiene circa 39 miliardi di titoli di Stato italiani con una durata finanziaria (duration) di circa 3-4 anni, su un portafoglio totale di circa 131 miliardi di titoli di Stato con una duration superiore ai cinque anni (e ha anche 7,1 miliardi di euro di titoli di Stato tedeschi). La concentrazione sull’Italia è quindi limitata e inferiore al 30%. Giusto per avere un riferimento, Commerzbank detiene circa 7,7 miliardi di titoli italiani (di cui circa la metà, con scadenza superiore a 10 anni) su un totale di circa 47 miliardi.
Giancarlo Fancel Country Manager e Ceo di Generali Italia
Rifugiati attraversano il confine dal Darfur, in Sudan, verso il Ciad (Getty Images)
Dopo 18 mesi d’assedio, i paramilitari di Hemeti hanno conquistato al Fasher, ultima roccaforte governativa del Darfur. Migliaia i civili uccisi e stupri di massa. L’Onu parla della peggior catastrofe umanitaria del pianeta.