2023-06-14
Silvio e Nuti chiudono un’epoca. Con loro muoiono gli anni Ottanta
Francesco Nuti e Silvio Berlusconi (Getty Images)
Cala il sipario sulla gioventù ottimista e sboccata di «Dallas» e delle «puppe a pera».Silvio Berlusconi e Francesco Nuti sono morti lo stesso giorno, il 12 giugno 2023, e con loro se ne sono andati i nostri anni Ottanta. Quelli di chi 40 anni fa aveva iniziato a scoprire il mondo.Il mio punto di osservazione era Genova, la città dove sono nato. Una metropoli segnata negli anni Settanta dal terrorismo. Ricordo il clima cupo, gli omicidi a pochi metri da casa mia del sindacalista Guido Rossa, dei carabinieri Mario Tosa e Vittorio Battaglini, ma anche la strage di brigatisti nel covo di via Fracchia.Ricordo la copertina di Famiglia Cristiana, il giornale che trovavo sempre a casa di mia nonna, con l’immagine di Aldo Moro. Avevo otto anni e quel sequestro marcò un passaggio importante della mia infanzia.Erano anche gli anni in cui a scuola capitava di dover fare un tema agiografico sulla dipartita di Leonid Breznev, di fatto presidente dell’Unione sovietica.Poi improvvisamente nella vita degli adolescenti di quegli anni bui piombarono loro, Silvio e Francesco.Berlusconi illuminava le nostre serate in famiglia con telefilm come Dallas e Dinasty, i Visitors, mentre nel resto della giornata le sue televisioni trasmettevano Charlie’s angels, Il mio amico Arnold, A-team, Hazard, Magnum P.I., e cartoni animati di tutti i tipi, dai Puffi a Tiger man a Holly e Benji. Il programma dei ragazzi era Bim bum bam condotto da un giovanissimo Paolo Bonolis. Con Drive in, noi teenager assorbimmo una certa immagine della Milano da bere, fatta di ragazze maggiorate e paninari. Il Moncler e le Timberland erano capi esclusivi, ma Antonio Ricci ci invitava a riderci su. Le reti Fininvest regalavano anche momenti di trasgressione. Per esempio ho visto lì le saghe horror che spopolavano Oltreoceano e la prima televisiva di 9 settimane e mezzo, un evento. Noi liceali eravamo fan di programmi un po’ di nicchia come Lupo solitario e l’Araba fenice, con personaggi come lo Scrondo, Moana Pozzi e il suo conturbante nudo integrale, Eva Robin’s, i gemelli Ruggeri e il loro Stato di Croda, la comicità stralunata di Patrizio Roversi e Syusy Blady.Poi, nel 1986, arriva pure il Milan di Berlusconi. Io ricordo lo spareggio tra i rossoneri e la Sampdoria a Torino per la qualificazione Uefa. Da lì iniziò una cavalcata di cui tutti gli sportivi erano orgogliosi. Memorabili il 5-0 al Real Madrid, il 4-0 allo Steaua, il 2-3 a Napoli. Era l’immagine di un’Italia vincente e divertente che per noi cresciuti negli anni Ottanta significava ottimismo e speranza.Negli stessi anni correvamo al cinema a vedere i film di Nuti, il «melancomico». Neanche trentenne quel ragazzo a metà tra Massimo Troisi e Roberto Benigni, aveva saputo rendere poetica la commedia. Amai film come a Ovest di Paperino, il tormentone cantato a squarciagola «Tu hai le puppe a pera» (dal film Madonna che silenzio c’è stasera), Stregati, ambientato in una Genova notturna, che lui era riuscito a rendere set cinematografico quando era ancora una città industriale senza alcuna vocazione turistica. Io, adolescente imbranato, appresi da Nuti l’esistenza del «bacio con rifrullo» e rido ancora quando rivedo la scena in cui Francesco in versione «Caruso Pascoski» pietisce un «bacino» del «maresciallo» Novello Novelli.Le battute dei suoi film le conoscevamo a memoria.Lui che spiega che la mortadella è comunista, il salame socialista, il prosciutto cotto fascista e la finocchiona radicale, lui che racconta la differenza tra la stecca di legno e quella di alluminio nel suo amato biliardo («la stecca di legno ha il suo cuore, mentre quella di alluminio vuole che il cuore ce lo metti te»).Dopo aver visto Io, Chiara e lo scuro non si poteva non provare qualche carambola su un panno verde.Le sale cinematografiche all’epoca erano annebbiate dal fumo delle sigarette, ma gli occhi di Ornella Muti, splendida musa di Nuti, li vedevi eccome. Sono stati anche questi i miei anni Otanta, passati tra una versione di greco, una serata al cinema e una finale di Coppa campioni tra amici. Un’età spensierata e un po’ sboccata. Quando non esisteva ancora il politicamente corretto e si potevano celebrare le «puppe a pera», magari quelle di Tinì Cansino.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.