2021-05-09
Silvana Pampanini, la dea che ammaliava solo con uno sguardo
Silvana Pamparini (Mondadori Portfolio by Getty Images)
La più altera delle dive era in realtà una donna quasi timida Rifiutava le scene di nudo e bacchettava le colleghe disinvolte.Di Silvana Pampanini mantengo un ricordo piacevole, incancellabile. Più di vent'anni fa ebbi l'incarico di intervistarla e scriverne a lungo. La invitai a cena. Era un settembre ancora tiepido, il mite congedo, a Roma, dal violento caldo di agosto. Quando arrivammo al ristorante Il Bolognese, in piazza del Popolo, frequentato dalle persone famose e come sempre da tante altre che vogliono vedere a due passi di distanza le persone famose, sentii gli occhi di tutti su di noi.Che importa l'età? Silvana Pampanini è stata una delle donne più belle del mondo, miss Italia nel 1946, interprete di decine di film che hanno turbato (senza nudo e senza volgarità) i desideri segreti di milioni di maschi vogliosi. E quel giorno, come sempre, era una diva: perché, come è noto, divi si nasce.Alta e forse altera, magra, imperiosa, ingioiellata, un imponente casco di capelli, gli occhi enormi incuriositi da tutto, sorrideva, salutava e si muoveva come se fosse in palcoscenico, con le luci dei riflettori accese sulle sue memorabili curve.L'avevo appena conosciuta e già ne ero conquistato. Mi invitò a darci subito del tu. Silvana era una donna allegra, coinvolgente, di simpatia irresistibile. Liquidò le ordinazioni rapidamente. Adorava il bollito, ma rinunciò perché non c'era la testina, di cui era soprattutto ghiotta. Intanto spazzolava via, con prese rapide e regali, un piatto di mortadella, in quadratini, che Il Bolognese offre ai suoi clienti, per ingannare l'attesa (e, siccome ero occupato a prendere appunti, si scusava e ironizzava per i miei sguardi invidiosi). Pasta, carne e lambrusco freddo. E mai un'intervista è filata via, come quella volta, libera e sincera, tra la suggestione dei ricordi, le battute, le staffilatine alle rivali di ieri e alle eredi del momento, la voglia di togliersi fastidiosi sassolini dalle scarpe: con coinvolgente allegria e qualche inevitabile attimo di malinconia.Se ricordo bene - era una mia curiosità da sempre - le chiesi subito chi l'avesse chiamata, per primo, Nini Pampan.«II direttore del Figaro, che voleva fare un titolo scherzoso. I giornali mi volevano bene. Mio padre, Francesco, era direttore della tipografia dove si stampava Il Momento sera di Realino Carboni, un quotidiano popolare di Roma, spesso irriverente. Ai miei esordi pubblicarono una recensione simpatica su di me, poi i giornalisti dissero a mio padre: “Non sapevamo che fosse tua figlia, non sapevamo che avessi una figlia cosi bella!". E mio padre, che era stato anche un grosso pugile, agitò le mani: “Se ne aveste scritto male, avreste dovuto fare i conti con queste". II bello è che mio padre non voleva che facessi spettacolo. Papà non voleva, mamma nemmeno, come dice la canzone, e al concorso di Miss Italia, che allora si teneva a Stresa, arrivai timidamente: per la prima volta, pensa un po', con i tacchi alti e le calze lunghe. Una ragazzina che scatenò un finimondo».Ecco cos'era successo: una giuria aveva premiato un'altra ragazza e il pubblico si scatenò per protesta: pugni, spintoni, le sedie che volavano… Furono costretti a rifare il verdetto e a proclamare Silvana vincitrice ex aequo, ma neanche questo bastò a riportare la calma.Silvana ha fatto girare la testa a milioni di uomini, ma non si è mai sposata. «Vedi, io penso che il matrimonio sia una cosa seria. E bisognerebbe sposarsi solo per amore e io ho avuto tanti corteggiatori, ma non li ho mai né sfruttati né accettati».Chissà che ebbrezza e che senso di potere, sentire sempre il desiderio degli uomini. «Non posso negarlo. A parte gli attori e i produttori, quelli dell'ambiente, mi corteggiavano anche alcuni capi di Stato… Mi viene in mente Jimenez, il presidente del Venezuela. E Fidel Castro». Fascinoso? «Macché. Troppa barba».Nell'ambiente, però, chissà quanti flirt. «Mai». Vorresti dire che hai frequentato gli attori più attraenti e brillanti e non hai mai avuto un flirt? «Che vuol dire flirt? Se dici fare l'amore, avere una storia: mai. Se dici un bacetto, una cosetta: vabbè, si». È incredibile! «Senti: io sono di una famiglia per bene, di principi sani e antichi, come si dice. E Ii ho mantenuti. Ho pubblicato un libro sulla mia vita e ho voluto dargli questo titolo: Scandalosamente per bene. Avrò fatto tanto scandalo, ma sono per bene». Mica fare l'amore con un attore amico significa essere per male. «Ah, no. L'amore si fa solo se si è innamorati. E io mi sono vietata di fare l'amore con personaggi dello spettacolo, di innamorarmi di loro, perché capivo subito che si trattava di cose fragili.... Ho avuto i miei innamoramenti, i miei amori. Ma mai fino al punto di sposarmi. Una sola volta sono arrivata al limite del matrimonio…». Ho voluto saperne di più. «Lui è morto, un mese prima delle nozze. Era gelosissimo. Ma di Silvana, di Silvanella come mi chiamavano gli intimi, non della diva. Ho sempre in mente i suoi occhi con i riflessi verdi…». Le chiesi anche se ci fosse un personaggio che ammirasse, in politica. «Andreotti. Un mio grande ammiratore: questa ragazza, diceva, andrà lontano. Ed è stato l'unico a farsi vivo, di un certo tipo di mondo, quando sono mancati i miei genitori». Hai conosciuto tutti, le dissi. Vorrei quindi i tuoi giudizi sui protagonisti dello spettacolo: visti da vicini, nella quotidianità, fuori dal lavoro. Alberto Sordi, per cominciare. «Un fratellone, un po' tirchio, anzi molto tirchio, ma buono. A proposito di matrimonio una volta lui ha detto che non si è sposato perché io gli ho detto no». Marcello Mastroianni. «Un bambinone capriccioso. Sapevo tutto di lui e lui mi supplicava di tenere il silenzio sulle sue avventure». Federico Fellini. «Grande. Ma anche sporcaccione, con un'idea fissa. Voleva che facessi le porcherie con lui…». Porcherie? «Cosi diceva. Accattivante. E io: non le faccio perché sei uno stronzo. Affettuosamente, s'intende». Mai coinvolta in un'orgetta, una festicciola? Anche solo per curiosità? «Ma insomma, lo vuoi capire o no che tipo di donna sono stata? Io la sera non dormo se prima non dico le preghiere. Nei miei contratti c'è sempre stata una clausola: il nudo, mai. Tanto, per sedurre, basta uno sguardo, un pagliaccetto, mostrare e non mostrare. E a certe ragazze di oggi, anziché scoprirsi, sarebbe conveniente coprirsi. Orge? Anche nel cinema ero attenta: quando girammo Margot di Bourgogne, le orge si sprecavano, ma il corpo non era mio, c'era una controfigura. Se vuoi parlare di nudo, parla con la Sandrelli. Io i film di Stefania Sandrelli non sono mai andata a vederli, ma lei di nudo ne ha fatto tanto». Orge a parte, come sei, quando fai l'amore? «Se sono innamorata, parlo di amore vero e naturale, ci sono tante cosine belle da fare…». Fiera della tua bellezza? «Credo di essere una bellezza rara: di brune come me c'è stata solo Ava Gardner». Andiamo avanti con i ricordi. Luchino Visconti? «Aveva una villa a lschia vicina alla mia. Un marpione di classe». Alain Delon? «Sentimentale, ma un po' carogna. Spregiudicato. Quanto soffriva Romy Schneider, per il suo rapporto con Visconti…». Ma se Delon ha detto di avere avuto solo due rapporti, con Visconti. «Sì, ciao! Lasciamo stare. Parliamo dell'amore tra Alain e Romy, ch'era stupendo, e lui innamoratissimo. Le è sempre stato vicino, fino alla fine». Roberto Rossellini? «Seduttivo, sprecone nei regali: gioielli, pellicce, giocattoli…». Totò? «Mi amava tanto. Sono arrivati a dire che Malafemmena l'ha scritta per me. Mi diceva che avrebbe voluto sposarmi.. e, da vecchio gentiluomo, ne parlò anche con mio padre. Era un rubacuori Totò. Uscivamo spessissimo a cena, ma sempre con mio padre e mia madre. Non ha mai cercato di baciarmi». Vittorio De Sica? «Simpatico, buono, meraviglioso. E quanto giocava, se entrava in un casinò…». Ugo Tognazzi? «Era un gran bravo attore, ma si era montato la testa. Mi dispiace dirlo, ora che non c'è più. Una volta, dopo Il Bixietro, fece finta di non riconoscermi… mi guarda... non mi saluta. E io penso: questo è impazzito. E dire che, se quando giravamo un film, io avessi detto: Tognazzi non lo voglio, lui non avrebbe lavorato». E gli scrittori? Alberto Moravia? «Schivo, riservato. Era difficile avere un dialogo». Pasolini? «Requisito dalla corte dei suoi amici». Sofia Loren? «Faceva la comparsa con me. Fui io a farle avere la prima particina, perché me lo chiese Carlo Ponti. Comparse: come Silvana Mangano, Gina Lollobrigida…» Ecco, la rivalità con la Lollo. «Gina si sente, anche adesso, la più grande, la più bella. Ma da quando si è lasciata con il marito, Milko Skofic, non ha più fatto niente. Per la Bella di notte, erano previste scene di nudo, mio padre e io dicemmo di no e io consigliai: chiamate Gina…». Scusami, ma mi sembra che delle tue ex rivali parli con un po' di aria di superiorità… «Dico le cose come stanno. Gina era una comparsa e la feci prendere io, era vestita da ciociarella, nel Segreto di Don Giovanni. Ma con me… Già d'altezza la sovrasto. E se ha fatto La Bersagliera, lo deve a me», Gratitudine? «Non scherziamo. Certo le persone corrette ci sono: Valentina Cortese: grande classe, amicizia leale, una signora vera, intelligente. Quanto alle altre…. gratitudine!… Non ridiamo. Anche Lynda Christian deve a me il fatto di aver potuto sposare Tyrone Power. Perché io magnanimamente gliel'ho lasciato». E com'era, Tyrone Power? «Due occhi stupendi e una sola cosa infelice: la pelle grinzosa delle mani, come uno scimpanzé. Peccato». Torniamo alle rivali. Silvana Mangano? «Ha fatto quattro figli meravigliosi. Non capisco come un uomo importante e intelligente, De Laurentiis, possa averla lasciata senza pensare al suo avvenire. Per i mezzi economici. Almeno cosi mi hanno detto. Dino mi faceva una corte spietata. Mi mandava a prendere con una limousine pazzesca, per farmi impressione. Una volta c'era Silvana e l'ho pregata di mettersi in mezzo, cosi Dino non poteva fare il furbo…». Allungava le mani? «Tutti allungavano le mani. Il peggiore, Orson Welles: una volta a Roma, gli ho mollato due bei ceffoni in faccia, per farla finita». Ce ne sarà stato uno almeno, educato. «William Holden. Il più bello. Lui portava i pantaloni all'italiana, e non come fanno gli americani, ridicoli, quasi allo stinco!». Accompagnandola a casa, prima di salutarla, le chiesi se avesse un desiderio finale. E lei, seriamente, mi rispose: «Mi piacerebbe, quando arriverà quel giorno, avere accanto qualcuno che mi curasse come io ho curato il mio lui… come ho curato i miei genitori. Qualcuno che mi vesta, come io ho vestito loro, che mi prepari, che mi accomodi nell'ultima casa». Le sussurrai: «Che bel pensiero. E non hai paura della morte?». «Certamente no. Pensa, quanti amici troverò. E pensa alle folle che mi aspetteranno anche lassù, i fotografi, la televisione…». Quel giorno, quello per cui mi aveva confidato il suo ultimo desiderio, è arrivato il 6 gennaio 2015. Silvanella si è spenta a Roma, dov'era nata il 25 settembre 1925, a ottantanove anni.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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