2023-03-11
In Sicilia va assunto qualcuno che assuma
Renato Schifani (Imagoeconomica)
La Regione ha bandito un concorso per poter reclutare 487 nuovi dipendenti pubblici anche se ne conta già 82.000, un cifra record. I vincitori, però, non possono essere contrattualizzati perché non ci sono abbastanza impiegati per seguire le pratiche burocratiche.Siamo sbarcati nella fantascienza. La Regione Sicilia ha bisogno di personale, fa un concorso, lo vincono in 487 ma non li assume perché non ha personale sufficiente per sbrigare le pratiche. Purtroppo, al confronto di questo fatto, Kafka risulta un dilettante. Qui siamo oltre, oltre l’immaginabile e persino oltre l’inimmaginabile. Siamo in un altro mondo difficilmente comprensibile a noi poveri umani. Ormai, essendo superato ogni limite, per tentare di capire quello che sta succedendo in Sicilia, occorre avere il coraggio di inabissarsi nell’ignoto, nel buio pesto ravvivato solo dal volo di qualche pipistrello. Il concorso, del quale sono state pubblicate le graduatorie dei vincitori della selezione, era stato indetto per i famosi Centri per l’impiego, cioè quei centri che da quattro anni sarebbero stati necessari per dare piena attuazione al Reddito di cittadinanza. Sono quei centri, cioè, che avrebbero dovuto trovare un impiego per i percettori del reddito in modo da inserirli nel mondo del lavoro. Per carità, non è che da ora in poi non ci sarà più bisogno dei Centri per l’impiego, ma qualche dubbio sulla loro efficacia, capirete bene, è legittimo che venga. Se quelli che dovevano avviare al lavoro i 487 che hanno vinto il concorso non possono farlo perché non riescono ad avviare al lavoro quelli che dovrebbero essere avviati al lavoro, come faranno ad avviare al lavoro quelli che non sono già avviati? Sembra un indovinello de La Settimana Enigmistica e invece, purtroppo, è la descrizione più semplice possibile di una specie di guazzabuglio burocratico e amministrativo che ha reso possibile una situazione che neanche il loro conterraneo Andrea Camilleri sarebbe riuscito a far risolvere al commissario Montalbano. Sono fatti che in Italia, in parte, abbiamo già conosciuto: ponti che non vengono portati a compimento perché, all’inizio, non si erano fatti bene i conti di quanto costassero e a metà dell’opera sono rimasti senza i quattrini per poterli portare a compimento, edifici privati che non sono stati ultimati in quanto, a causa di errori degli uffici pubblici, ci si è accorti che andavano rifatte tutte le pratiche amministrative. Insomma, molte situazioni nelle quali si doveva prevedere tutta una serie di fattori che non si sono previsti quando si doveva e poi i nodi sono venuti al pettine, lasciando sull’asfalto morti e feriti che si chiamano: investimenti, quattrini presi a prestito dalle banche, lavoratori che sono rimasti senza stipendio, opere incompiute. Naturalmente tutto questo con costi evidenti per lo Stato, cioè per tutti noi. Tra l’altro, per avere un’idea dei dipendenti che ha la Sicilia, basti dire che sono 82.000, che è pari alla somma del Piemonte (37.000) e del Veneto (43.000) pur avendo una popolazione (circa 5 milioni di abitanti) simile a quella del solo Veneto (4 milioni e 900.000 circa): per ogni mille abitanti la media dei dipendenti pubblici è 11. La Sicilia raggiunge i 16,1, superata solo dal Trentino Alto Adige (20,1) e dalla mirabolante Valle d’Aosta con 48,6, cioè un cittadino su due è dipendente pubblico: praticamente ogni dipendente pubblico può prendersi cura personalmente (come una specie di badante) di un cittadino. Una famiglia numerosa - mettiamo di dieci persone - può avere dieci dipendenti pubblici al servizio, magari divisi per competenze: due per la salute, uno per la cura del giardino, uno per l’asfalto davanti casa, due o tre per le pratiche amministrative, uno per la nettezza urbana e via di questo passo. Dicevamo della Sicilia, che ha una media di 16,1 dipendenti pubblici ogni mille abitanti a confronto di regioni che, certamente, non sono meno efficienti dell’isola come il Veneto che ne ha 8,8 o la Lombardia che ne ha 9,3, in sostanza la metà. Ebbene, con questi 16,1 dipendenti pubblici ogni mille abitanti, la Regione siciliana non sta riuscendo a trovare sufficiente personale per sbrigare le pratiche di assunzione di 487 vincitori del concorso da dislocare nei Centri per l’impiego. Come si può pensare che uno che non sa impiegare 487 persone possa ideare o creare dei Centri per l’impiego per chi non ha neanche vinto un concorso ma, magari, è solo in una condizione di povertà? Tra l’altro, in quella terra non è che manchi la disoccupazione. Quindi, ritardare l’assunzione presso i Centri per l’impiego è uno schiaffo a coloro che, non avendo un lavoro, si trovano in condizioni di grande difficoltà. Capite bene l’ingiustizia e l’iniquità che sottostanno a questa mancanza di efficienza della regione. È uno scandalo sia per il funzionamento della pubblica amministrazione ma, soprattutto, è uno schiaffo alla faccia già dolorante di coloro che non hanno un lavoro. Il tutto è semplicemente inqualificabile.
Ecco #DimmiLaVerità del 7 novembre 2025. Il deputato di Fdi Giovanni Maiorano illustra una proposta di legge a tutela delle forze dell'ordine.
Un appuntamento che, nelle parole del governatore, non è solo sportivo ma anche simbolico: «Come Lombardia abbiamo fortemente voluto le Olimpiadi – ha detto – perché rappresentano una vetrina mondiale straordinaria, capace di lasciare al territorio eredità fondamentali in termini di infrastrutture, servizi e impatto culturale».
Fontana ha voluto sottolineare come l’esperienza olimpica incarni a pieno il “modello Lombardia”, fondato sulla collaborazione tra pubblico e privato e sulla capacità di trasformare le idee in progetti concreti. «I Giochi – ha spiegato – sono un esempio di questo modello di sviluppo, che parte dall’ascolto dei territori e si traduce in risultati tangibili, grazie al pragmatismo che da sempre contraddistingue la nostra regione».
Investimenti e connessioni per i territori
Secondo il presidente, l’evento rappresenta un volano per rafforzare processi già in corso: «Le Olimpiadi invernali sono l’occasione per accelerare investimenti che migliorano le connessioni con le aree montane e l’area metropolitana milanese».
Fontana ha ricordato che l’80% delle opere è già avviato, e che Milano-Cortina 2026 «sarà un laboratorio di metodo per programmare, investire e amministrare», con l’obiettivo di «rispondere ai bisogni delle comunità» e garantire «risultati duraturi e non temporanei».
Un’occasione per il turismo e il Made in Italy
Ampio spazio anche al tema dell’attrattività turistica. L’appuntamento olimpico, ha spiegato Fontana, sarà «un’occasione per mostrare al mondo le bellezze della Lombardia». Le stime parlano di 3 milioni di pernottamenti aggiuntivi nei mesi di febbraio e marzo 2026, un incremento del 50% rispetto ai livelli registrati nel biennio 2024-2025. Crescerà anche la quota di turisti stranieri, che dovrebbe passare dal 60 al 75% del totale.
Per il governatore, si tratta di una «straordinaria opportunità per le eccellenze del Made in Italy lombardo, che potranno presentarsi sulla scena internazionale in una vetrina irripetibile».
Una Smart Land per i cittadini
Fontana ha infine richiamato il valore dell’eredità olimpica, destinata a superare l’evento sportivo: «Questo percorso valorizza il dialogo tra istituzioni e la governance condivisa tra pubblico e privato, tra montagna e metropoli. La Lombardia è una Smart Land, capace di unire visione strategica e prossimità alle persone».
E ha concluso con una promessa: «Andiamo avanti nella sfida di progettare, coordinare e realizzare, sempre pensando al bene dei cittadini lombardi».
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Francesco Zambon (Getty Images)