2021-04-20
«Siamo distrutti, show ripugnante»
Ciro e Beppe Grillo (Ansa)
La famiglia della giovane: «Una strategia misera voler ridicolizzare il nostro dolore». La confessione del padre alla Verità: «Sono ferite che non vanno via facilmente».Non deve essere facile controllare le emozioni quando tuo figlio è accusato di violenza sessuale di gruppo e rischia molti anni di prigione, ma ieri Beppe Grillo ha perso completamente il controllo e in un video di un minuto e mezzo ha difeso il figlio Ciro dando in escandescenze come sul palco di un suo show. Ma non è stato un bello spettacolo.In sostanza l'Elevato ha accusato la presunta vittima, la ventenne italo-norvegese S.J. di essersela spassata con il suo ragazzo e altri suoi tre amici. Insomma niente stupro, solo divertimento. Dichiarazioni che hanno squassato la giornata politica, suscitando decine di reazioni. «Mio figlio è su tutti i giornali come uno stupratore seriale insieme ad altri tre ragazzi» ha esordito l'ex comico. «Io voglio chiedere: perché un gruppo di stupratori seriali non sono stati arrestati? La legge dice che vanno presi e messi in galera e interrogati. Sono lasciati liberi da due anni, ce li avrei portati io in galera a calci nel culo» è sbottato, attaccando frontalmente la Procura di Tempio Pausania che a novembre ha inviato a Grillo junior e agli tre indagati l'avviso di chiusura delle indagini, propedeutico a una richiesta di rinvio a giudizio. Un processo che, se si svolgerà, potrebbe comportare pene che vanno dai 10 anni e 6 mesi ai 18 anni e sei mesi, condanne che con le attenuanti ed eventuali risarcimenti non potrebbero comunque scendere sotto i sei anni. Il fondatore del Movimento 5 stelle, nel filmato, ha chiesto agli inquirenti: «Perché non li avete arrestati?». E si è dato questa sconcertante risposta: «Perché vi siete resi conto che non è vero niente, perché una persona che viene stuprata la mattina, al pomeriggio va a fare kitesurf e dopo otto giorni fa la denuncia, vi è sembrato strano. Bene, è strano. E non è un avvocato che parla o sono io, il padre, che parla e difendo mio figlio. C'è un video, passaggio per passaggio, e si vede che c'è la consensualità, che c'è un gruppo che ride, ragazzi di 19 anni che si stanno divertendo, che sono in mutande e saltellano col pisello così perché sono quattro coglioni. Non sono quattro stupratori. Sono stufo, perché sono due anni. E se dovete arrestare mio figlio che non ha fatto niente allora arrestate anche me». Grillo, vittima di triti cliché, sembra incolpare la ragazza di non essere corsa a denunciare la violenza e di avere atteso l'arrivo della propria famiglia e il ritorno a Milano.La famiglia di S.J., ieri, attraverso l'avvocato Giulia Bongiorno, ha rilasciato dichiarazioni abrasive all'Adnkronos: «Siamo distrutti. Il tentativo di fare spettacolo sulla pelle altrui è una farsa ripugnante. Cercare di trascinare la vittima sul banco degli imputati, cercare di sminuire e ridicolizzare il dolore, la disperazione e l'angoscia della vittima e dei suoi cari sono strategie misere e già viste, che non hanno nemmeno il pregio dell'inedito». Ieri la madre della ventenne, C.S., ex bocconiana e manager nel settore della comunicazione, non ha voluto aggiungere altro: «Sto entrando in riunione» ci ha detto. Con il padre, T.J., finanziere di origini norvegesi, avevamo, invece, parlato per circa mezz'ora alla vigilia dell'avviso di chiusura delle indagini. L'uomo, all'epoca, usò toni molto pacati, anche se espresse concetti chiari.«Io non posso fare commenti su questo caso» aveva esordito. «Io sono il padre che deve stare vicino alla figlia e basta […] purtroppo una ferita fisica, un virus può passare, ma questi danni che fanno le persone, questi trasgressori, non vanno via facilmente». Sui tempi lunghi delle indagini preliminari aveva detto: «È chiaro che qualsiasi persona nella nostra situazione vuole giustizia […] è anche chiaro che essendo una parte offesa ogni giorno che passa è un giorno di troppo […] Però l'ipotesi non è nostra che qualcosa non vada avanti alla velocità che dovrebbe avere in un caos così […]. Dal nostro punto di vista i tempi del processo si sono allungati, anche se si potrebbe archiviare questa sensazione di lentezza nella scatola che dice che il sistema è lento in ogni processo». Quindi aveva aggiunto: «Dobbiamo essere fiduciosi che il sistema produca quello che deve produrre e alla fine renda una giustizia imparziale rispetto a tutto ciò. L'unica potere che abbiamo noi è di scegliere uno che può rappresentare al meglio nostra figlia». Le difese dall'inizio di questa triste vicenda sostengono che non ci sarebbero prove evidenti di costrizione e che la giovane S. J. sarebbe stata consenziente.T.J., di fronte a queste affermazioni, aveva sorriso amaro e sospirato, senza commentare: «Ho già parlato troppo vero?». Gli avevamo fatto presente che un italiano si sarebbe già lamentato del peso politico della controparte. E lui ci aveva dato questa risposta: «Io sono sicuramente uguale, ma ho tanto rispetto di quelli che abbiamo incontrato che fanno il proprio lavoro e si sono impegnati, aiutandoci in ogni fase, dal Pronto soccorso ai carabinieri […]. Noi speriamo ovviamente che si vada a processo, che tutto vada secondo giustizia». Infine aveva fatto capire di aver sperato nell'efficacia del cosiddetto codice rosso, la nuova legge a tutela delle donne e dei soggetti deboli vittime di violenza, a cui aveva lavorato anche l'allora ministro Bongiorno: «Ricordo le aspettative che aveva creato per un processo veloce, diciamo che da una parte funziona e da un'altra parte mantiene un blocco». Ora, dopo lo show di Grillo, forse il processo andrà più spedito.
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