2020-04-28
Basta col Conte che si crede re
D'accordo, bisognava fermare Matteo Salvini. Perché il capo della Lega non piaceva all'Europa, ai poteri forti e alla compagnia di giro della sinistra e dei suoi giornali. E dunque anche un professorino che fino al giorno prima veniva deriso come il vice dei suoi vicepremier, burattino con i fili nelle mani dei 5 stelle e della Lega, andava bene pur di levarsi dai cosiddetti l'ex ministro dell'Interno. E però, dopo otto mesi di governo giallorosso è chiaro a tutti chi è stato messo a Palazzo Chigi, cioè alla guida dell'Italia nel momento di maggiore difficoltà per il nostro Paese. Se dopo i primi cento, anzi duecento (...)(...) giorni qualcuno avesse avuto ancora dubbi sulle qualità politiche di Giuseppe Conte come capo di una delle più grandi nazioni industrializzate del globo, a dissiparli hanno contribuito la gestione dell'emergenza dovuta all'epidemia di coronavirus e, da ultimo, la disastrosa conferenza stampa di domenica scorsa. Nell'ora più buia, tanto per restare a un'espressione che pare essere piaciuta al presidente del Consiglio in quanto lo accosta a Winston Churchill, abbiamo assistito al discorso di un premier balbettante e impreparato, a cui chiaramente è sfuggito di mano il controllo della situazione. Invece di assumersi le proprie responsabilità, Conte si è nascosto dietro le task force e i consulenti, quasi che le decisioni non fossero sue, ma di qualcun altro.Per giustificare i provvedimenti e accampare scuse, in quanto era conscio che le misure erano inadeguate sia per le attese che erano state alimentate sia per la gravità del momento, il capo del governo ha cercato di scaricare la mancata apertura delle chiese, l'obbligo dell'autocertificazione per uscire di casa, il prezzo delle mascherine, i ritardi sulle stragi e per uscire dalla crisi sulle spalle delle strutture tecniche che egli stesso ha creato per condividere le responsabilità. Per spiegare come mai la fase due fosse diventata una fase uno e mezzo, ma forse anche uno e un quarto, il presidente del Consiglio ha continuato a parlare di interlocuzione con i commissari e gli esperti, quasi che la parola finale fosse loro e non sua.Che il premier fosse in stato di agitazione lo dimostra come abbia confuso numeri e date, quasi fosse conscio di non essere all'altezza del compito che gli era richiesto, ossia di spiegare ciò che non era spiegabile: perché altri Paesi, pure colpiti duramente dal coronavirus, come per esempio la Spagna o la Svizzera, avessero fatto scelte diverse, la prima riaprendo prima di noi, la seconda decidendo di fronteggiare il coronavirus senza bloccare tutto e senza chiudere in casa i propri cittadini. Ieri, nella vicina Confederazione, che in percentuale rispetto alla popolazione ha avuto più contagiati ma meno morti che da noi, hanno riaperto i parrucchieri, da noi a visitare dei parenti che non siano soli in casa si rischia l'accusa di assembramento colposo.Ma il peggio Conte lo ha dato quando ha parlato di mascherine. Premesso che a tutt'oggi nessuno ha spiegato alle aziende dove si potranno approvvigionare di dispositivi di protezione, il premier, con un eloquio dubitante, ha annunciato che le mascherine saranno poste in vendita al prezzo calmierato di 50 centesimi, lasciando capire che il prezzo finale avrebbe potuto essere ulteriormente abbassato grazie all'abolizione dell'Iva. Considerando che l'imposta sul valore aggiunto attualmente è al 22 per cento, il prezzo di una mascherina dunque dovrebbe aggirarsi intorno a poco più di 40 centesimi. Questo vuol dire che i rivenditori, farmacie o aziende che siano, la devono poter acquistare a 35-36, massimo 37 centesimi. Peccato che quelle attualmente in commercio siano state comperate all'estero a prezzi superiori e quelle attualmente in produzione presso aziende che si sono riciclate costino alla fabbrica all'incirca 80 centesimi. Conte ha cioè fatto il prezzo senza sentire il bisogno di ascoltare chi vende o produce mascherine, con il risultato di mettere fuorilegge chi le ha in casa a un prezzo superiore a 50 centesimi. Il che dimostra una sola cosa: che dopo aver governato per due mesi con i Dcpm, cioè con decreti amministrativi senza alcun controllo del Parlamento, un presidente del Consiglio pasticcione e impreparato crede, nonostante gli errori, di continuare a fare il padrone in casa nostra, decidendo quanto dobbiamo restare chiusi nelle nostre abitazioni, che prezzo di vendita fissare per una mascherina, come dobbiamo visitare i parenti e se possiamo andare a messa oppure a un funerale.Non so che cosa pensino sul Colle della deriva in atto, ma so che in molti ormai segnalano il debordare di Conte dai principi dettati dalla nostra Costituzione. Il problema è che a travalicare le regole non è solo un autocrate, ma anche un incapace e dunque il danno rischia di essere doppio. Per quanto tempo dunque i giallorossi ci costringeranno a sopportarne le decisioni? Quando coloro che in queste ore nella maggioranza criticano l'operato del premier decideranno di dire basta? Vogliono davvero assumersi il rischio di contestazioni popolari che, al momento, nessuno è in grado di escludere?