2018-10-06
Si celebra il divorzio tra Anas e le Fs, Armani pentito delle nozze renziane
Il numero uno della società di gestione stradale annuncia l'avvio del tavolo per lo scorporo. «La scelta implica maggiori certezze dal punto di vista dei ricavi». Solo dieci mesi fa aveva detto il contrario. A questo punto, viene da domandarsi quando Vittorio Giovanni Armani ritenesse di avere ragione. Se prima con il governo Gentiloni o oggi con quello Conte.Dal 18 gennaio 2018, giorno in cui l'intero pacchetto azionario di Anas è stato trasferito dal ministero dell'Economia a Ferrovie dello Stato Italiane sembrano passati decenni. Invece sono solo dieci mesi scarsi. Tanti sono però bastati – grazie al cambio di governo - a modificare ancora una volta le carte in tavola. «L'indirizzo politico è chiaro, il percorso va completato. L'uscita da Fs è scontata, stiamo lavorando con il ministero delle Infrastrutture e si attiverà un tavolo tecnico per consolidare il quadro regolatorio per Anas», ha detto ieri Gianni Vittorio Armani, amministratore delegato e direttore generale di Anas, a margine della presentazione della campagna sulla sicurezza stradale «Quando guidi, guida e basta», parlando dell'uscita della società dal gruppo Fs.Si tratta di un percorso necessario «perché uscire da Ferrovie dello Stato implica maggiori certezze dal punto di vista dei ricavi. È un processo da completare con il ministero, serve uno strumento normativo per abrogare la norma che ci ha portato in Fs», ha concluso. Dopo il decreto che ha portato Anas a essere una controllata della Ferrovie dello Stato, dunque, ora, dopo meno di un anno, ne servirà un altro per scorporarla dall'ex monopolista ferroviario d'Italia. Eppure, tra la fine del 2017 e l'inizio del 2018 le parole di Armani sul tema Anas-Fs sono state ben diverse. «Sono molto soddisfatto», diceva Armani commentando l'operazione di incorporazione, «perché l'integrazione con Fs Italiane rappresenta l'ultimo tassello del profondo processo di rinnovamento della società delle strade avviato due anni e mezzo fa, con la riorganizzazione della governance, il cambio del management, il rilancio della progettazione e dei bandi, la risoluzione del contenzioso, l'autonomia finanziaria, i piani di manutenzione della rete. Il nostro ingresso nel gruppo Fs», continuava, «ci consentirà di offrire agli italiani una maggiore capacità intermodale e servizi di trasporto integrati e di migliore qualità. Inoltre, con il supporto dell'azionista Fs Italiane, Anas potrà cogliere le importanti opportunità di crescita che le si profilano in Italia e all'estero, con una maggiore efficienza industriale e minori rigidità amministrative». Dieci mesi dopo e un nuovo governo sembrano quindi essere bastati per far cambiare totalmente idea ad Armani e ad Anas. Il 19 luglio scorso, il giorno dopo le critiche del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, Armani già mostrava di appoggiare il nuovo inquilino del Mit. “«Le dichiarazioni del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli», diceva a margine del convegno Ance dal titolo Sbloccacantieri, «sono quelle più sensate, è giusto che il governo - siccome Anas è un suo strumento - si domandi la valutazione costi benefici delle operazioni fatte da tutti i governi precedenti, perché ogni cosa deve essere valutata e giusta nel suo tempo».Per Anas, continuava, «è fondamentale non perdere la connotazione industriale e l'autonomia finanziaria perché le consente di investire in modo efficiente a tutto vantaggio della competitività del paese». A questo punto, viene da domandarsi quando Armani ritenesse di avere ragione. Se prima con il governo Gentiloni o oggi con quello Conte. Inoltre, non si comprende facilmente come Anas potesse mantenere l'autonomia finanziaria nel caso delle integrazione con le Ferrovie, come da progetto realizzato dai governi Renzi e Gentiloni.A questo punto che cosa cambierà per le Ferrovie dello Stato, una volta che Anas uscirà di nuovo dall'azionariato dell'ex monopolista? Un portavoce delle Ferrovie dello Stato ha spiegato alla Verità che in realtà per l'azienda non cambierà nulla. «L'incorporazione è avvenuta da così poco tempo che non c'è nemmeno stato il tempo di avviare delle sinergie. Per questo un passo indietro di Anas non dovrebbe comportare alcuna novità per Fs», spiega. Il ministro Toninelli si è già mosso per dividere le due società e Armani ha fatto buon viso a cattivo gioco.Certo, a questo punto un dubbio sulla posizione del numero uno di Anas è legittimo averlo. Come è possibile che prima, con Gentiloni, l'incorporazione fosse una grande idea e ora sia il caso di correre ai ripari al più presto per garantire l'autonomia finanziaria della società delle strade? Armani ha più volte sottolineato che Anas deve essere gestita come una qualunque attività industriale. Insomma, la politica dovrebbe stare fuori dalla porta. Vedremo le prossime mosse.
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