2024-12-14
Si apre il totonomi sul successore: Gabriella Alemanno, Alesse, Carbone
Gabriella Alemanno (Ansa)
Si rincorrono indiscrezioni. L’esecutivo verso una scelta che garantisca discontinuità.La nomina del direttore dell’Agenzia delle entrate agita il centrodestra. Le rumorose dimissioni di Ernesto Maria Ruffini hanno acceso il calderone delle candidature su cui la maggioranza punterà un potente riflettore. La poltrona di Ruffini era stata confermata dal governo Meloni nella convinzione di aver scelto un super tecnico. La realtà invece ha riservato sorprese non proprio gradite considerando che Ruffini potrebbe diventare il leader dello schieramento di centrosinistra. Non stupisce quindi la grande attenzione che adesso verrà posta nel selezionare il successore.I nomi più quotati sono Roberto Alesse, Vincenzo Carbone e Gabriella Alemanno. Soni tutti tecnici con esperienza di alto livello in ambito fiscale e amministrativo. La scelta, naturalmente avrà un’influenza significativa sul futuro della politica fiscale del governo.Roberto Alesse, attuale direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, potrebbe essere al primo posto. Gode della stima e della fiducia della premier Meloni. Un elemento decisivo se il capo del governo chiudesse rapidamente le consultazioni facendo prevalere il suo orientamento. Un po’ come ha fatto al momento di sostituire Gennaro Sangiuliano e Raffaele Fitto. La promozione di Alesse comporterebbe un rimescolamento dei ruoli nelle agenzie fiscali, dato che la sua promozione lascerebbe vacante la casella delle Dogane, da ricoprire rapidamente. In questo scenario, potrebbe registrarsi il ritorno di Benedetto Mineo, già direttore delle Dogane in passato. Alesse è classe 1964. In carriera ha ricoperto vari incarichi di prestigio, tra cui capo di gabinetto del ministro Nello Musumeci e consigliere giuridico alla Farnesina. Dal gennaio 2023 è direttore delle Dogane.Vincenzo Carbone è l’attuale direttore vicario delle Entrate. Apprezzato dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha acquisito un ruolo sempre più influente nelle Entrate, dove ha recentemente ottenuto la delega per l’attuazione della riforma fiscale. La sua promozione a direttore potrebbe evitare troppi cambiamenti ai vertici dell’Agenzia, mantenendo la continuità del progetto fiscale del governo. Tuttavia proprio la contiguità con l’attuale gestione potrebbe diventare l’ostacolo principale alla sua promozione. In carriera Carbone ha ricoperto ruoli di responsabilità in settori strategici, tra cui la fiscalità delle imprese e il contenzioso tributario. Oltre alla sua esperienza amministrativa, è presidente di Sose, società mista fra Mef ed e Banca d’Italia che si occupa di compliance fiscale. È docente in diritto tributario.Un altro nome comparso nelle ultime ore è quello di Gabriella Alemanno, attuale commissario Consob e figura di spicco nel panorama amministrativo italiano. Vanta una lunga carriera al Mef e ha maturato una solida esperienza in diritto tributario e amministrativo. La sua nomina è ostacolata da conflitti familiari: è sorella dell’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, la cui sintonia con l’attuale maggioranza è piuttosto scarsa. Inoltre, il figlio, Edoardo Arrigo, è un collaboratore del viceministro Leo, il che aggiunge una dimensione personale alla sua candidatura. Nel curriculum vanta esperienze accademica, avendo insegnato in università e scuole di specializzazione in materia fiscale.La scelta del successore di Ruffini si preannuncia cruciale per la direzione futura della politica fiscale del governo. Sarà interessante osservare come si evolverà il toto nomi nei prossimi giorni e quale dei candidati riuscirà a guadagnarsi la fiducia del premier e degli ambienti politici più influenti.
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
Continua a leggereRiduci
Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)