2018-12-11
Sgombero alla ex Penicillina di Roma, nel ghetto vivevano 400 migranti
La vecchia fabbrica sulla Tiburtina era diventata la cittadella del degrado e dell'illegalità. Quaranta le persone accompagnate fuori dalle forze dell'ordine. Matteo Salvini: «Sono orgoglioso. È un altro giorno all'insegna dell'ordine e della legalità. Nelle prossime settimane sono già previsti altri sgomberi a Roma e in tante altre città italiane. Dalle parole ai fatti». Contestato il Pd locale.La reprimenda a orologeria di Amnesty international piomba nel giorno in cui, a Roma, si cerca di cancellare uno dei buchi neri che infestano le nostre città. Proprio quelli che, un'associazione che volesse difendere i diritti umani, dovrebbe combattere. Molto più semplice lanciare accuse seduti dietro una scrivania.Si tratta dell'ex fabbrica della Penicillina, occupata da anni da un popolo di disperati, per lo più immigrati clandestini. Che vivevano nell'immensa struttura fatiscente e dichiarata inagibile, in condizioni igienico sanitarie vergognose, dove si respirano i veleni dell'amianto, che si sfalda dai tetti. Ma anche un centro di spaccio, violenza e delinquenza, dove è dovuto intervenire ogni carabiniere e poliziotto che lavori nella Capitale. Proprio mentre le forze dell'ordine si davano da fare per sgomberare il ghetto che non dovrebbe esistere, e che nulla ha a che fare con accoglienza e solidarietà, sui siti Web rimbalzava il nuovo rapporto di Amnesty international, pomposamente pubblicato in occasione dei settant'anni della Dichiarazione universale dei diritti umani. Un documento che punta ferocemente il dito contro l'Italia e il suo governo: accusato di «gestione repressiva del fenomeno migratorio», «erosione dei diritti umani dei richiedenti asilo», «retorica xenofoba nella politica» e «sgomberi forzati senza alternative». L'esecutivo guidato da Giuseppe Conte, scrive la Ong, «si è subito distinto per una gestione repressiva del fenomeno migratorio», in cui «le autorità hanno ostacolato e continuano a ostacolare lo sbarco in Italia di centinaia di persone salvate in mare, infliggendo loro ulteriori sofferenze e minando il funzionamento complessivo del sistema di ricerca e salvataggio marittimo». Inoltre, riferendosi al decreto Sicurezza, Amnesty afferma che contiene misure che «erodono gravemente i diritti umani di richiedenti asilo e migranti e avranno l'effetto di fare aumentare il numero di persone in stato di irregolarità presenti in Italia». Sembra che stia parlando della Germania di Hitler o della Russia di Stalin. Può bastare così? Non ancora, l'arringa prosegue. L'organizzazione segnala il «massiccio ricorso» da parte di alcuni candidati e partiti a «stereotipi e linguaggio razzista e xenofobo per veicolare sentimenti populisti, identitari nel corso della campagna elettorale». Nel 2018 gli sgomberi forzati «sono continuati», colpendo soprattutto famiglie rom e gruppi di rifugiati e migranti, «senza l'offerta di alternative abitative adeguate da parte delle autorità». La «linea dura» dettata dall'esecutivo gialloblù sugli sgomberi «rischia di fare aumentare nel 2019 il numero di persone e famiglie lasciate senza tetto e senza sistemazioni alternative».In altre parole, secondo i paladini dei diritti, l'Italia non dovrebbe fare nulla. Se non subire passivamente un fenomeno che non può affrontare, sia per questione di sicurezza che di civiltà. E anche di umanità: non è accettabile che possa esistere un luogo, senza legge e senza speranza, come l'ex fabbrica della Penicillina, in via Tiburtina, all'altezza di via del Casale di San Basilio. Non si può non fare nulla. Lo sgombero è cominciato all'alba di ieri, all'interno gli agenti hanno trovato circa 40 persone e hanno proceduto all'identificazione. Ma fino a pochi giorni fa nello stabile vivevano almeno 400 persone, principalmente nordafricani. Si era sparsa la voce del blitz, in qualche modo annunciato, e così la maggior parte di loro si è dileguata prima dell'intervento. In mattinata è arrivato sul posto anche il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che ha effettuato un sopralluogo nell'edificio inaugurato nel 1950 da Sir Alexander Fleming, dove in serata erano ancora in corso opere per rendere impossibile una nuova occupazione. Il vicepremier ha detto di essere «orgoglioso di questo intervento di legalità, pulizia e sicurezza atteso da anni». «Era un punto di spaccio e rifornimento per buona parte della città. Aggressioni, rapine, accoltellamenti, furti e violenze erano all'ordine del giorno. Le poche decine di persone regolari e realmente bisognose», ha spiegato il civepremier Salvini, «saranno prese in carico dalle istituzioni. Le persone rintracciate nella struttura sono state portate in Questura per accertamenti: in caso di irregolarità saranno espulse. Gli altri sono e saranno individuati, seguiti e identificati ovunque si trovino. È un altro giorno all'insegna dell'ordine e della legalità. Nelle prossime settimane sono già previsti altri sgomberi a Roma e in tante altre città italiane. Dalle parole ai fatti». Fatti che, a parte Amnesty, sono stati apprezzati dalla popolazione del quartiere. Anche se ci sono stati momenti di protesta. Qualcuno ha accusato Salvini di «sgombero farsa», ma soprattutto le contestazioni hanno colpito il segretario del Pd romano, Andrea Casu, presente sul posto con una delegazione dem. Tra chi lo criticava c'erano alcuni degli sgomberati, come Chantal: «Colpa dei governi precedenti. Mi hanno spinta via. Perché ero qui? Disagio. Le colpe? Di chi c'era prima. Dove sono i soldi pagati da Bruxelles? La colpa non è di Salvini ma di chi c'era prima. È colpa della Boldrini, è lei che ha gestito tutto. Andremo dalla Boldrini, ci ospiti lei».