2022-09-12
«Serve uno shock: meno tasse, tutele ai proprietari e affitti liberi»
Giorgio Spaziani Testa (Ansa)
Il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa: «La politica non deve spingere a comprare immobili anche chi non è in condizioni di pagarli».Aumento delle morosità per affitti e condominio, rischio di un altro blocco degli sfratti e la crisi economica che minaccia la ripresa del mercato immobiliare. Sono temi che trovano posto marginalmente, solo con generici impegni, nei programmi elettorali: ne è convinto anche Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia.La sua confederazione si è battuta durante la pandemia contro il blocco degli sfratti, per riportare il tema della casa al centro del dibattito politico. Non è un po’ deluso dalla scarsa attenzione dei partiti sulle politiche per l’edilizia? «Alcuni impegni ci sono. Di casa, e di immobili in genere, trattano in particolare i programmi dei partiti del centrodestra e alcune dichiarazioni dei loro leader. Si parla di graduale riduzione dell’Imu, di eliminare questa imposta per i negozi sfitti, per gli immobili inagibili e per quelli occupati abusivamente. Si parla, poi, di cedolare secca per gli affitti commerciali e di maggiore rigore contro le occupazioni abusive. Il Pd, dal canto suo, si concentra sugli aiuti diretti a coloro che vivono, o che aspirano a vivere, in affitto nonché su un piano di edilizia popolare».Sui tempi e le modalità per realizzare queste belle intenzioni però c’è poco.«Vedremo. Noi, comunque, abbiamo le nostre idee e le nostre proposte e le stiamo rappresentando alle forze politiche che si candidano alle elezioni».Quali priorità avete indicato ai partiti?«Occorre allentare la morsa fiscale e regolatoria che grava sul comparto immobiliare. Le strade principali sono: riduzione della patrimoniale ordinaria sugli immobili, varo di un regime sostitutivo di tassazione per tutti i redditi da locazione, liberalizzazione degli affitti non abitativi, incentivi al recupero di immobili abbandonati, strumenti di tutela dei locatori».Il 31 dicembre scade la norma sui mutui prima casa garantiti all’80% dallo Stato per gli under 36 e le banche hanno già stretto i crediti o li concedono a tasso variabile. Saremo di fronte a un’altra emergenza casa?«L’emergenza, se c’è, è generalizzata, vista la situazione generale. La politica deve comprendere che non si può spingere all’acquisto anche chi non è in condizioni di acquistare. Occorre rilanciare l’affitto, rendendolo appetibile fiscalmente per i proprietari e fornendo a questi ultimi maggiori garanzie al termine del contratto o in caso di morosità».L’inflazione può rendere la cedolare secca poco conveniente? Andrebbe ridiscussa?«Certamente l’alta inflazione riduce la convenienza di questo regime sostitutivo, con particolare riguardo ai proprietari a basso reddito e con alte spese (ad esempio mediche) deducibili o detraibili. Noi eravamo contrari a questa regola al momento dell’introduzione della cedolare, ma non mi pare il caso chiedere di cambiarla ora».Gli aumenti generalizzati rischiano di far aumentare le morosità nel pagamento degli affitti, dei condomini e delle utenze?«Sta già avvenendo. Molti inquilini stanno già rimandando il saldo di bollette e spese comuni. Oltre a sensibilizzare proprietari e amministratori invitandoli ad adottare soluzioni per ridurre i consumi, abbiamo chiesto al Parlamento e al governo di intervenire, almeno prevedendo una forte rateizzazione dei pagamenti. Persone non abbienti, anziani e giovani famiglie con bambini vanno protetti».Si va verso un altro blocco degli sfratti?«Il pericolo di misure demagogiche, in Italia, c’è sempre. Ma dopo due anni di blocco, e cioè di sospensione del diritto, il solo pensare a un intervento del genere è follia. I proprietari stanno ancora subendo le conseguenze dello scellerato blocco imposto dai governi Conte e Draghi, e chissà per quanto tempo ancora le subiranno. Fermare per due anni l’esecuzione di provvedimenti giudiziari, perché di questo si tratta, ha riflessi per anni su procedimenti vecchi e nuovi. È stato fatto un danno incalcolabile. E non solo ai proprietari, anche agli inquilini». Danneggiati anche gli inquilini?«Nei proprietari si è instaurata una sfiducia tale nello Stato da indurli a decidere di non affittare più, per lo meno per lunghi periodi. E poiché in Italia l’affitto è tradizionalmente garantito dal risparmio della proprietà edilizia diffusa, questo vuol dire meno abitazioni disponibili per le famiglie».La norma sulla limitazione degli affitti brevi introdotta a Venezia rischia di essere estesa in tutta Italia?«Andrebbe eliminata anche per Venezia, altro che estesa. Una norma che limita, fino a negarla, la possibilità per i proprietari di locare le proprie case per periodi brevi è miope e pericolosa. Miope, perché non raggiungerà il dichiarato obiettivo di favorire l’incremento degli affitti di lunga durata, determinando piuttosto l’incremento di quelli in nero. Pericolosa, perché rappresenta una grave violazione di un diritto costituzionalmente protetto come è quello di proprietà. Peraltro, impedirà l’utilizzo delle case in affitto non solo per turismo, ma anche per esigenze di altro genere come quelle lavorative, di studio, di assistenza a persone malate eccetera. Inoltre c’è un’inaccettabile discriminazione nei confronti delle persone fisiche, poiché le imprese saranno escluse dalle nuove regole».L’obiettivo è di aumentare l’offerta di locazioni.«La strada, a Venezia come in altre città d’arte, è quella delle politiche incentivanti. Le cause della fuga dei residenti dai centri storici sono molteplici e complesse; ridurle alla brama di guadagni di proprietari-speculatori è semplicistico».Siamo sicuri che la revisione del catasto è stata archiviata?«Beh, per questa legislatura, sì. Anche se venisse approvata definitivamente la riforma fiscale, cosa di cui non si avverte il bisogno, certamente non verrà attuata. Per la prossima legislatura, l’auspicio è che le forze che prevarranno siano consapevoli che la necessità dell’Italia non è certo la riforma del catasto, che la Commissione Ue suggerisce al nostro Paese per aumentare le tasse sugli immobili, ma la riduzione di quella patrimoniale ordinaria da 22 miliardi di euro l’anno che risponde al nome di Imu».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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