2019-07-11
Senza Atlantia si sfila pure Delta e l’Alitalia «pubblica» resta a terra
La compagnia americana dà l'aut aut al governo. Oggi i Benetton decidono se presentare un'offerta: sarebbero interessati al 35-40% della società, con un investimento di almeno 300 milioni. Si chiude il 15 luglio.Sono ore decisive per il rilancio di Alitalia, e mentre si avvicina la scadenza del 15 luglio, che dovrebbe essere quella definitiva per la presentazione delle offerte, il nome di Atlantia torna prepotentemente alla ribalta come quello del possibile quarto socio, che dovrebbe affiancare Ferrovie dello Stato, il ministero dell'Economia e gli americani di Delta airlines nella costituzione della nuova società.Dalla ColombiaA rivelare che la holding dei Benetton è tutt'altro che fuori della partita è stato ieri Il Sole 24 Ore, secondo cui Atlantia starebbe valutando di presentare una manifestazione di interesse per una quota di capitale pari al 35-40% della newco Nuova Alitalia, corrispondente a un investimento di almeno 300 milioni di euro. Il giorno clou è oggi, quando il consiglio di amministrazione del gruppo controllato dalla famiglia Benetton esaminerà l'operazione; a quanto si è appreso la partecipazione di Atlantia al salvataggio della compagnia di bandiera sarebbe subordinata alla presentazione di un piano industriale di rilancio «serio e credibile». Atlantia non ha voluto commentare le indiscrezioni: di certo c'è che per chiudere la partita Alitalia con l'ingresso della holding - che controlla anche Aeroporti di Roma, la società che gestisce gli scali di Fiumicino e Ciampino - bisogna che il governo sciolga il nodo legato alle concessioni autostradali detenute da Atlantia tramite Autostrade per l'Italia, e che il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli ha ribadito di voler revocare, a meno di un anno dal crollo del ponte Morandi di Genova.Da parte sua, Atlantia avrebbe trovato uno sponsor di peso negli americani di Delta airlines che, stando alle indiscrezioni circolate ieri, avrebbero fatto sapere che il buon esito dell'operazione di salvataggio e il rilancio di Alitalia dipenderanno dalla presenza nella compagine azionaria di operatori forti e solidi dal punto di vista industriale, finanziario e organizzativo, soprattutto se con una presenza nel settore del trasporto aereo e aeroportuale. Un identikit che sembra il ritratto di Atlantia, considerate anche le dimensioni del gruppo infrastrutturale. A far trapelare queste voci sarebbero state fonti vicine alla compagnia statunitense, che avrebbero sottolineato come Delta non abbia posto veti di sorta e non avrebbero neanche escluso l'ingresso di più partner, a condizione che condividano una sostanziale omogeneità di vedute e un comune sentire in materia di governance e di business plan. Un'ipotesi che apre la strada a un possibile «ticket» per il quarto socio, che vedrebbe Atlantia affiancarsi al gruppo dell'imprenditore abruzzese Carlo Toto, già patron di Air One. Fonti vicine alla maggioranza ieri avrebbero riferito di «quotazioni in salita» proprio per Toto, che martedì ha incontrato il vicepremier Luigi Di Maio; le stesse fonti hanno confermato che di fatto la nuova Alitalia sarà nazionalizzata, con Fs e Mef che avranno la maggioranza della newco. Resta anche aperta l'ipotesi della compagnia colombiana Avianca, con il principale azionista German Efromovich che da alcuni giorni si trova in Italia per definire il dossier.A ritenere l'ipotesi Atlantia la più solida è anche Uiltrasporti: come ha spiegato ieri il segretario generale del sindacato, Claudio Tarlazzi, «non vedo alternative a una soluzione industriale che veda Atlantia tra gli azionisti. Tutto il resto rischia di essere un pasticcio». Per Tarlazzi vanno ora superate «le problematiche politiche» per poter coinvolgere Atlantia, e a quel punto «deve essere predisposto un progetto industriale serio e solido che consenta il rilancio di Alitalia». Il premier ContePiù sfumata la posizione della leader della Cisl, Annamaria Furlan, secondo la quale «stiamo aspettando questa fatidica data (il 15 luglio, ndr) per capire se alla fine ci sarà un piano industriale importante che rilanci gli investimenti, apra e offra nuove rotte e garantisca sia un servizio che un'occupazione di qualità». La segretaria generale della Cisl non si è sbilanciata a favore di nessun candidato, ribadendo il no a eventuali esuberi. «Sarebbe inaccettabile un progetto che mettesse fuori altri lavoratori, e sarebbe inaccettabile che dopo tanti rinvii non si chiudesse con una soluzione molto positiva per tutti». E la soluzione, come ventilato da alcune fonti, potrebbe arrivare al fotofinish: a ridosso della scadenza del 15 luglio, dopo aver preso atto del fallimento di tutti i tentativi di completare la compagine azionaria senza Atlantia, potrebbe essere il premier Giuseppe Conte ad aprire il tavolo finale con la holding della famiglia Benetton.