
Orde di manifestanti, tra cui la sorella dell’ex presidente americano Barack Obama, assaltano il parlamento dopo la riforma fiscale imposta dall’Fmi. Dieci le vittime.Una protesta nata nel web e che covava da diversi giorni ha messo a ferro e fuoco il Kenya. Migliaia di manifestanti hanno inondato le strade della capitale Nairobi dirigendosi verso il parlamento dove i deputati stavano approvando il Finance bill, un pacchetto di leggi che con l’introduzione di nuove tasse vuole aumentare il gettito fiscale di 2,7 miliardi di dollari. Le popolazione contesta una nuova imposta detta «ecologica» che andrebbe a impattare sul costo di pannolini e assorbenti, mentre nei giorni scorsi sono state ritirate le proposte di aumentare del 16% la tassazione su pane, mais, farina e automobili. Il presidente keniano William Ruto ha promesso ai creditori internazionali di ridurre il debito del suo Paese i cui interessi assorbono quasi il 40% della spesa pubblica annuale, tutto per assicurarsi un nuovo prestito dal Fondo monetario internazionale che quest’anno ha già versato nella casse di Nairobi 950 milioni di dollari. Il ministro dell’Economia ha dichiarato che senza un aumento delle tasse sarà necessario trovare un miliardo e mezzo di dollari oppure tagliare tutti i contributi e i programmi di sostegno governativi. Il parlamento dove si stava approvando il Finance bill è così diventato l’obiettivo delle proteste, che l’hanno preso d’assalto forzando il cordone di sicurezza delle forze di polizia. Alcuni edifici sono stati dati alle fiamme, così come il municipio della capitale che è stato devastato. La polizia keniana ha risposto con forza, prima utilizzando gli idranti e sparando proiettili di gomma, poi aprendo il fuoco con proiettili veri. Il numero delle vittime fra i manifestanti ha già raggiunto quota dieci, mentre all’ospedale Kenyatta, il maggiore della città, i feriti arrivano a decine. Alcuni parlamentari di opposizione si sono uniti alla protesta, mentre i nuclei antisommossa hanno iniziato a portare via con la forza alcuni leader della manifestazione. In mezzo alla folla anche Rita Auma Obama, sorella dell’ex presidente americano Barack Obama, che sarebbe stata ferita da un lacrimogeno. La protesta si è estesa anche alle altre città del Kenya e si contano feriti anche a Mombasa, Eldoret, Nakuro e nei sobborghi di Nairobi compresa l’enorme baraccopoli di Kibera, da dove le notizie filtrano con più difficoltà. «Vogliamo svuotare il parlamento e vogliamo le dimissioni di tutti i deputati che hanno votato questa legge», grida con forza Davis Tafari, uno dei leader della piazza keniana. «Serve un nuovo governo, vogliamo anche le dimissioni di Ruto, che ci ha ingannato solo per ottenere i nostri voti. Sono i giovani che chiedono un Kenya nuovo e diverso e sono i giovani che sono scesi per strada per gridare basta». La maggioranza dei manifestanti sono effettivamente giovani e giovanissimi, quasi tutti senza lavoro e che sono stati il bacino di voti di Ruto alle elezioni presidenziali del 2022, e che nelle settimane scorse avevano già organizzato alcune manifestazioni contro il Fondo monetario internazionale. Secondo la televisione nazionale Ktn, molti parlamentari della maggioranza si sarebbero nascosti nei sotterranei del palazzo, mentre altri sono scappati prima che la popolazione forzasse il blocco imposto dalla polizia. Il pacchetto di leggi voluto dal presidente Ruto è stato approvato da 196 deputati con il voto contrario di 106 appartenenti ai partiti di opposizione, ma adesso lo stesso presidente potrebbe farlo decadere non ratificando il voto parlamentare. Le autorità stanno cercando di riprendere il controllo della situazione bloccando l’accesso a Internet e arrivando a minacciare le televisioni che stanno documentando le proteste come Ktn.
Elly Schlein (Getty images)
I dem vogliono affondare la riforma Nordio ma dimenticano che alle ultime elezioni politiche assicuravano la creazione di un nuovo «tribunale» disciplinare per i magistrati. Se lo fa il governo, però, è da boicottare.
«Proponiamo di istituire con legge di revisione costituzionale un’Alta corte competente a giudicare le impugnazioni sugli addebiti disciplinari dei magistrati e sulle nomine contestate». La citazione sopra riportata non proviene da un documento elettorale del centrodestra o da un intervento pubblico del guardasigilli Carlo Nordio, bensì dal programma elettorale del Pd alle elezioni politiche del 2022. Eppure, nonostante questo, durante l’approvazione della riforma della giustizia varata dal centrodestra, i dem, contrari al pacchetto di modifiche varato dalla maggioranza, hanno lanciato strali anche contro questo punto, dimenticandosi che era parte del loro programma. «Si vuole costituire una magistratura giudicante e una magistratura requirente come due corpi separati e culturalmente distanti, selezionati da due concorsi diversi, con due Csm distinti e con un’Alta corte disciplinare che risponde a logiche esterne alla magistratura stessa.
Papa Leone XIV (Ansa)
Nel commentare la dichiarazione dei vescovi Usa sull’immigrazione, il pontefice ha ribadito il diritto a controllare i confini. I media francesi hanno omesso il passaggio.
Papa Leone XIV ha risposto ai giornalisti che si trovavano a Castel Gandolfo martedì sera e si è espresso su vari argomenti: la pace in Ucraina, le stragi in Nigeria, i suoi progetti di viaggi apostolici per il 2026 e anche delle sue abitudini quando soggiorna a Villa Barberini. Tra temi trattati c’era anche la gestione dell’immigrazione negli Stati Uniti. Come scritto da Vatican News, il Santo Padre ha commentato la dichiarazione sui migranti pubblicata, giovedì scorso, della Conferenza episcopale statunitense.
Ursula von der Leyen (Ansa)
La Commissione prepara nuove regole per la circolazione rapida (massimo tre giorni) di truppe e cingolati tra i Paesi dello spazio Schengen. Un tempo simbolo di pace...
«Vi sono molte cose che contrassegnano l’Ue e la sua storica integrazione, ma due ne esprimono appieno l’anima: Erasmus e Schengen. È poco responsabile mettere a rischio la libertà di movimento degli europei». Firmato Sergio Mattarella. Correva l’anno 2018 e l’Austria in accordo con la Germania aveva proposto di chiudere il confine con l’Italia per non far arrivare i migranti. Sono passati sette anni e la Commissione europea presenta un regolamento per far viaggiare i carri armati senza frontiere. Schengen doveva essere il simbolo della pace e della libertà e ora diventa la Schengen con le stellette che ci costa malcontati 270 miliardi in dieci anni, in modo che le truppe si muovano liberamente e velocemente.
Sergio Mattarella e Giorgia Meloni (Ansa)
Dalla riforma della giustizia alla politica estera: sono molti i temi su cui premier e capo dello Stato dovranno confrontarsi nei prossimi mesi, malgrado le tensioni.
Come in una qualsiasi relazione, quando si insinua nella coppia lo spettro del tradimento, i rapporti si incrinano e non possono più tornare ad essere come erano prima. Lo tsunami che si è abbattuto sul Quirinale a seguito dello scoop della Verità, rischia di avere gravissime ripercussioni a lungo termine, sui legami tra governo e presidente della Repubblica. E anche se il Colle sminuisce la questione, definendola «ridicola», il consigliere per la Difesa del capo dello Stato, Francesco Saverio Garofani, non solo conferma ma aggiunge particolari che mettono a dir poco in imbarazzo i soggetti coinvolti. E hai voglia a dire che quelle fossero solo battute tra amici. La pezza peggiore del buco.






