
Il presidente del tribunale di Bologna ci bacchetta perché abbiamo scritto che il magistrato contrario al decreto sui migranti è gay e ha un figlio frutto della surrogata (che è vietata in Italia): «Privato limite invalicabile». Ma sono notizie rivelate dalla stessa toga. Il presidente del tribunale di Bologna ha emesso un duro comunicato per bacchettare «alcuni organi di stampa» che si occupano della vita privata dei magistrati. In pratica, ha diffuso una nota contro di noi, rei di aver pubblicato un ritratto e una fotografia del giudice che si è rivolto alla Corte di giustizia europea chiedendo se i Paesi ritenuti sicuri dal decreto migranti del governo siano davvero sicuri. «La vita degli altri, formula comprensiva di ogni manifestazione della sfera privata del cittadino», scrive Pasquale Liccardo, «costituisce ragione costitutiva e limite del diritto di informazione perché connessa ai diritti fondamentali della persona come riconosciuti dalla Costituzione e dalla carta dei diritti dell’Unione europea». Insomma, secondo il numero uno del palazzo di giustizia di Bologna non si può scrivere che un giudice è unito civilmente con un altro uomo e nemmeno che per avere un bambino è ricorso all’utero in affitto in California. Secondo l’alto magistrato, infatti, esiste un limite «invalicabile», costituito dalla sfera privata di ogni cittadino. È vero, la privacy impedisce di rivelare notizie che riguardino informazioni di natura sanitaria e pure fatti che attengono alla vita sessuale delle persone. Ma si dà il caso che La Verità non abbia svelato nulla, perché ciò che abbiamo raccontato, ovvero la contrarietà del giudice Gattuso a qualsiasi divieto che impedisca l’utero in affitto e pure la sua unione con un altro uomo, come il suo ricorso alla pratica della gpa, gestazione fatta da una donna per conto di altri, le ha svelate lo stesso magistrato, il quale tempo fa addirittura scrisse una lettera aperta al presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Siccome in Consiglio regionale alcuni esponenti del Pd avevano presentato un emendamento che assimilava l’utero in affitto alla violenza contro le donne, Gattuso prese carta e penna e raccontò la sua esperienza di «papà» di un bambino di 5 anni, partorito da una donna in California, dove la gpa è consentita, e poi portato in Italia, dove invece è vietata. Al giudice e al suo compagno, con cui è unito civilmente, non andava giù che in Regione si discutesse di compravendita di bambini, né che si accostasse l’utero in affitto a una forma di violenza o di lesione della dignità delle donne. Come è evidente, La Verità non ha valicato alcun muro invalicabile della sfera privata del cittadino, perché è stato il giudice Gattuso ad aprire la porta e a parlare dei fatti propri, rivendicando e difendendo l’utero in affitto a cui lui e il compagno sono ricorsi. Dunque, non si capisce a che titolo il presidente del tribunale di Bologna ci faccia la ramanzina. Perché ci siamo ricordati della lettera scritta dal suo collega nel 2019? O forse perché siamo andati a rileggerci alcune sue interviste pubblicate sul sito gay.it? È forse una violazione della «vita degli altri» raccontare fatti e notizie già editi e dunque accessibili non con il lavoro di hackeraggio o dossieraggio che adesso va di moda, ma semplicemente consultando fonti aperte e pubbliche? Il limite posto dalla Costituzione alla diffusione di notizie personali riguarda la sfera sessuale e della salute dei cittadini, ma qui non siamo in presenza della rivelazione di informazioni riservate, perché a rendere tutto pubblico (unione con il compagno, utero in affitto eccetera) è stato lo stesso Gattuso. Il quale se c’è violazione della privacy l’ha violata da solo. Però la nota del presidente del tribunale felsineo è interessante da un altro punto di vista. Nelle scorse settimane noi abbiamo assistito alla diffusione di notizie riguardanti due soggetti. Il primo, l’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, del quale si sono raccontate le gesta private descrivendo le notti trascorse in alcuni alberghi, senza in alcun modo preoccuparsi della privacy. Certo, la liason dell’ex direttore del Tg2 era una faccenda ghiotta e dunque nessuno si è fatto scrupolo di limitare le comparsate tv della signora Maria Rosaria Boccia, dove si sono squadernati i dettagli della presunta love story. Il secondo episodio riguarda Francesco Spano, guarda caso anche lui maritato con un uomo. La trasmissione Report ha sollevato il velo su presunti interessi privati fra l’ex capo di gabinetto del ministero della Cultura e l’incaricato degli affari legali del Maxxi, ma a nessun procuratore è venuto in mente di evocare il rispetto della privacy e di tracciare la linea dell’invalicabilità, ponendo come argine insuperabile la sfera privata del cittadino.Allora la mia domanda è la seguente: se di un ministro si può parlare e di un funzionario dello Stato anche, si è costretti a tacere se i fatti (rilevanti per chi voglia conoscere chi sia il magistrato che chiede alla Corte di giustizia europea di pronunciarsi su un decreto del governo italiano) riguardano un giudice? In attesa di ottenere una risposta, dal presidente del tribunale o da qualcun altro, mi pongo un secondo quesito: ma le toghe hanno gli stessi diritti degli altri cittadini italiani o ne hanno di più? Sono uguali anche loro davanti alla legge, come dice la Costituzione, o per loro esiste una legislazione speciale?
Ecco #DimmiLaVerità del 22 ottobre 2025. Ospite la presidente di Sud Chiama Nord Laura Castelli. L'argomento del giorno è: "Le strategie del mio partito e le difficoltà dei miei ex colleghi del M5s".
Massimo Bochicchio (Ansa)
La fiduciaria Sifir condannata a risarcire 362.700 euro: le azioni Facebook non furono mai acquistate. Mentre sul fronte penale la truffa– che coinvolse decine di vip e continua a essere archiviata dopo la morte del broker – resta senza colpevoli, il civile inizia a ricostruire le responsabilità residue.
Imagoeconomica
Salerno, sul profilo TikTok del tunisino 200 video inneggianti alla morte degli infedeli.