2018-11-21
Meloni: «Se ora il Quirinale non premia Rossi saremo noi a farlo»
Anche la leader di Fdi dice la sua sul caso dello steward che sventò un dirottamento: «Portiamo la vicenda in Parlamento. Ci attiveremo ovunque sia possibile per far sì che questa vergognosa ingiustizia venga sanata. Ermenegildo Rossi è e deve essere un esempio per tutti. Per questo il suo atto eroico e la sua storia devono essere raccontate il più possibile».Giorgia Meloni, condivide il nostro appello per rimediare all'ingiustizia subita dallo steward Ermenegildo Rossi?«Lo condivido assolutamente. E non solo: ci attiveremo nelle aule del Parlamento e ovunque sia possibile per far sì che questa vergognosa ingiustizia venga sanata. Ermenegildo Rossi è e deve essere un esempio per tutti. Per questo il suo atto eroico e la sua storia devono essere raccontate il più possibile. Perché questa vicenda ci racconta che alcuni italiani non si arrendono e non accettano di abbassare la testa. Ma soprattutto che qualunque rischio si possa correre non vale la rinuncia della propria libertà e della nostra sovranità».Anche la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni è rimasta stupita dalla storia, riportata agli onori della cronaca dalla Verità, di Ermenegildo Rossi, lo steward dell'Alitalia che il 24 aprile 2011, su un volo Parigi-Roma con 135 passeggeri a bordo, sventò un dirottamento verso Tripoli disarmando un passeggero kazako che puntava un coltello di 12 centimetri alla gola di una hostess. Riuscì ad evitare una tragedia dapprima parlando con il terrorista, poi offrendosi in cambio della collega ostaggio, infine aggredendo fisicamente il terrorista per neutralizzarlo. Sui palmi delle mani, lo steward porta ancora le tracce di quella lotta. Del gesto coraggioso parlarono i giornali ma non ci fu alcun riconoscimento istituzionale. Poi lo scorso anno, cioè 6 anni dopo il fatto, lo stesso Rossi, sbirciando stupefatto sul sito Internet della presidenza della Repubblica, ha visto il suo nome nella lista delle medaglie d'oro conferite al merito civile. Un'onorificenza che non gli è stata consegnata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che pure ha firmato il decreto per il conferimento, ma da un dipendente della Prefettura di Roma che anonimamente gli ha consegnato un pacchetto chiuso alla bell'e meglio da un nastrino. Nessun discorso, nessuna cerimonia, più delusione che emozione. E pensare, come ricorda con semplicità lo steward della compagnia di bandiera, «Il presidente della Repubblica deve mettersi sull'attenti davanti alla bandiera e a una medaglia d'oro al merito civile».Onorevole Meloni, tacere o raccontare senza enfasi alcuni gesti non fanno perdere il senso della Patria a chi ha rischiato la vita?«Se non si celebrano gli eroi chi dovremmo celebrare? Chi scappa da una guerra lasciando le proprie famiglie a rischiare la vita? Oppure chi svende la propria e la nostra dignità sull'altare di un buonismo imbelle? No. La Patria deve omaggiare i suoi figli migliori. Con tutti gli onori. Mi piacerebbe che venisse letta ovunque la motivazione della sua medaglia d'oro e soprattutto la fine: “Splendido esempio di generoso altruismo e di solidarietà umana"».Nel caso di Rossi non fu l'Alitalia promotrice del riconoscimento, cosa che avrebbe potuto fare, ma, un anno e mezzo dopo, il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro che aveva letto e approfondito le notizie sul caso. Non crede che i datori di lavoro di queste persone coraggiose dovrebbero essere orgogliosi?«Certamente. Ermenegildo Rossi è un orgoglio per tutti ma ancora di più deve esserlo per chi ha la fortuna di averlo alle proprie dipendenze». Da Quattrocchi («così muore un italiano») al caso come quello di Rossi perché ci sono italiani che fanno azioni eroiche ma c'è sempre qualcuno che dice «…sì, però…»?«C'è una parte d'Italia, quella dei buonisti a tutti i costi, dei radical chic chiusi nei salotti, degli europeisti acritici e venduti agli interessi sovranazionali che ci vuole vigliacchi e servili. I nostri straordinari eroi raccontano invece un'Italia sovrana e allora quelli che io chiamo anti italiani si attivano per nascondere o sminuire le loro storie. Ce ne accorgiamo quotidianamente. L'abbiamo visto con il ricordo sottotono della vittoria della Prima guerra mondiale. Esistono migliaia di eroi che nessuno ricorda e altrettanti che lo sono potenzialmente. Fratelli d'Italia è nato proprio per questo: per raccontare l'Italia vera: quella del coraggio, della sovranità, della grandezza e per dare voce e casa a chi ama così tanto l'Italia e la libertà da diventare Eroe. Se nessuno racconta l'Italia migliore lo facciamo noi». Rossi, nell'intervista che ha rilasciato al nostro giornale dice: «Uno può essere considerato eroe se prima di tutto lo Stato a cui appartiene ti tratta come tale. Se invece lo Stato svalorizza certi gesti, se non celebra con orgoglio questi comportamenti, allora mi chiedo: che razza di Stato è?». Ecco, secondo lei cosa meriterebbero persone che si rendono protagoniste di gesti con i quali mettono a rischio la loro stessa vita?«Ho letto le interviste a Rossi e quello che più mi ha colpito è il suo essere schivo. Come se quello che ha fatto fosse semplicemente il suo dovere di steward e uomo giusto. Come fosse normale essere un eroe. Ma così non è e allora lui e quelli come lui devono essere premiati e messi nelle condizioni di raccontare la propria storia a tutti e soprattutto ai ragazzi e alle ragazze delle scuole. Gli eroi esistono affinché altri eroi possano sorgere e le persone come Rossi sono la parte migliore della nostra nazione. Il Presidente Mattarella dovrà premiarlo con tutti gli onori. Ma se così non sarà lo faremo noi».
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)