2019-06-09
Se li difende la sinistra, i confini sono buoni
Dem italiani in visibilio per Mette Frederiksen, che ha vinto le elezioni in Danimarca battendosi contro l'accoglienza indiscriminata. Ma le stesse proposte, in bocca a Matteo Salvini, vengono tacciate di nazismo. E intanto, a Milano, Beppe Sala invoca il «daspo» contro i rom.I commentatori politici italiani, da qualche giorno, sono tutti inturgiditi. Non riescono a trattenere l'entusiasmo e la penna, si abbandonano a manifestazioni pubbliche di giubilo. Motivo? Lo ha spiegato bene Repubblica. In Danimarca, alle elezioni politiche, «i socialdemocratici guidati da Mette Frederiksen hanno vinto con oltre il 25% dei consensi. Sarebbero 5 i punti percentuali di vantaggio sui liberali-conservatori del premier uscente Lars Løkke Rasmussen, che governava dal 2015 con l'appoggio degli xenofobi sovranisti del Dansk Folkeparti». Quest'ultimo schieramento sovranista ha dimezzato i consensi: dal 21 a circa il 10%.Nulla di nuovo, direte: la sinistra perdente in Italia si aggrappa al primo straniero di vago successo che incontra. Ed è senz'altro vero: l'esterofilia a corrente alternata è un antico vezzo dei nostri progressisti. Stavolta, però, c'è qualcosa di diverso. La sinistra danese ha vinto per un motivo preciso. Come ha sintetizzato Federico Rampini, «la leadership socialdemocratica ha adottato una linea dura sull'immigrazione. Ha vinto con un classico programma di sinistra “sociale": più spesa pubblica, più tasse sui ricchi. E controlli rigidi sugli arrivi di stranieri».Ma guarda un po': la sinistra vince facendo la destra, cioè applicando al problema dell'immigrazione - che in Danimarca è molto sentito, trattandosi di uno dei Paesi con maggiore percentuale di stranieri rispetto alla popolazione residente - una soluzione tipicamente sovranista o comunque conservatrice. Più controlli, più severità, meno chiacchiere buoniste. Almeno, così hanno promesso i socialdemocratici (e vedremo se e come manterranno l'impegno). Da un lato, è un ottimo segnale. Finalmente in Europa, anche al di fuori dell'universo destrorso, qualcuno comincia a prendere coscienza del dramma migratorio e della necessità di difendere i confini. Chissà, magari, lentamente, si riuscirà a far passare un po' ovunque l'idea che l'accoglienza senza limiti non sia esattamente un toccasana.Ed eccoci al punto. La nostra sinistra, fino all'altro ieri, non ha fatto altro che difendere le ragioni dell'accoglienza, non ha fatto altro che stracciarsi le vesti perché si aprissero le frontiere. Però va in estasi per gli amici danesi. Ieri, sul Corriere della Sera, Paolo Mieli ha celebrato la vittoriosa Mette Frederiksen e la sua «politica legalitaria» riguardo la migrazione. Ha ricordato anche la giravolta dello spagnolo Pedro Sanchez: prima eroe dei no border da sbattere in faccia alla Lega come campione di umanità, poi gran protettore delle frontiere. Ovvio: Sanchez si è accorto che l'aumento degli sbarchi gli ha fatto perdere una marea di voti e, soprattutto, ha causato enormi problemi di gestione degli stranieri. Secondo Mieli, la sinistra italiana dovrebbe prendere esempio dai colleghi spagnoli e danesi. Chiaro: Mieli è un moderato, anzi moderatissimo. Ma Michele Serra? Ieri, all'improvviso, si è rivelato un deciso sovranista, invitando i compagni a «tradurre dal danese» adottando l'ormai mitica «linea dura».«Se non è il principio di accoglienza in sé a essere messo in discussione (come fanno i partiti nazionalisti, ossessionati da una “purezza identitaria" peraltro inesistente dalla notte dei tempi); e se si tratta piuttosto del tentativo di governare per quanto possibile un cataclisma umano di dimensioni bibliche, non si vede dove stia lo scandalo», ha scritto. Infatti lo scandalo non sta nel difendere le frontiere. Lo scandalo sta nell'arroganza di una sinistra che da mesi e mesi accusa il governo di essere nazista. Una sinistra che ha deriso e insultato chi parlava di invasione. E che adesso difende l'approccio legalitario sulla migrazione. Sintesi: quando lo fanno loro, è buono e giusto. È moralmente corretto, non è disumano né fascista. Se la sinistra, per calcolo elettorale, scimmiotta la destra, è buona e giusta. E le idee di destra che ha copiato fanno schifo solo se a metterle in pratica è la destra medesima. Se i socialdemocratici parlano di limitare gli ingressi, hanno ragione. Se lo fa Salvini (per altro senza mai mettere in dubbio il «principio di accoglienza» per chi è meritevole) è un porco reazionario. Se il progressista Raffaele Simone scrive un saggio per dire che i migranti sono un problema, si prostrano ai suoi piedi. E pazienza se da decenni le stesse cose le scrivono fior di pensatori di destra: essi meritano l'oblio. Stesso discorso per Beppe Sala, sindaco di Milano in quota Pd. Ieri ha annunciato: «Stiamo cercando di capire se si può lavorare bene con un “daspo" per i nomadi e ne stiamo discutendo con il prefetto». Poi ha aggiunto: «Effettivamente vediamo che là dove ci sono, i cittadini giustamente si lamentano. Bisogna trovare delle formule diverse». Ma dai? E nessuno grida al razzismo? Chissà che sarebbe accaduto se il daspo lo avesse proposto un sindaco di destra... Tutto ciò sarebbe decisamente meno odioso se i progressisti si fossero limitati alla teoria. Invece ora scoprono l'acqua calda dopo aver creato un sistema folle e mortifero di accoglienza sregolata, che ancora non si rassegnano a smantellare. Hanno gestito in modo pessimo la questione migratoria, poi hanno cercato di metterci una toppa con Marco Minniti, che fu pure contestato dagli antagonisti e che comunque restava una brutta copia dell'originale sovranista. Hanno condotto una campagna elettorale vergognosa tirando in ballo i diritti negati e scomodando i lager. E adesso, come nulla fosse, parlano di legalità e sicurezza.Dunque, per una volta, ruberemo noi una cosa alla sinistra. Per la precisione ruberemo a Serra un vecchio titolo di Cuore. Come diceva? Ah sì: «Hanno la faccia come il culo».