
È una strategia internazionale significativamente articolata quella che sta portando avanti il Qatar. Da una parte, Doha ha consolidato i suoi storici legami con Ankara. A inizio dicembre, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è infatti stato ricevuto in Qatar dall’emiro Tamim bin Hamad Al Thani: nell’occasione, sono stati siglati numerosi accordi nei più disparati settori (militare, sanitario, turistico). Come del resto sottolineato da Al Jazeera, il Qatar risulta “il secondo investitore straniero in Turchia, con importanti partecipazioni nel settore bancario, marittimo, al dettaglio e finanziario”. Nonostante il commercio bilaterale tra i due Paesi non abbia dimensioni troppo rilevanti, è pur vero che esso sia aumentato negli ultimi anni, soprattutto a seguito della crisi diplomatica che, dal 2017 all’inizio del 2021, ha visto protagoniste Doha e un fronte di Paesi guidato da Riad. In questo quadro, i ministri degli Esteri turco e qatariota, Mevlut Cavusoglu e Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, hanno tenuto – nel corso della visita – un incontro e una conferenza stampa congiunta, in cui hanno ribadito il loro impegno nello scenario afgano, in particolare per salvaguardare l’operatività dell’aeroporto internazionale di Kabul. Non solo: i due ministri hanno anche avuto modo di discutere di altri dossier, dalla Libia alla Siria. Se sta quindi consolidando le proprie relazioni con Ankara, Doha sta tuttavia anche perseguendo una vera e propria distensione con l’Arabia Saudita. Una distensione iniziata lo scorso gennaio, con la visita di Tamim bin Hamad Al Thani ad Al-'Ula. Il tema è delicato. Alla base della discordia tra Doha e Riad stava principalmente il fatto che i sauditi non digerissero troppo la vicinanza del Qatar all’Iran e alla Fratellanza musulmana. Tuttavia il cambio della guardia alla Casa Bianca ha mutato il contesto. Joe Biden aveva infatti lasciato intendere in campagna elettorale che avrebbe aperto a Teheran e che avrebbe raffreddato i rapporti con Riad (soprattutto con il principe ereditario saudita, Mohammad bin Salman, a causa del caso Khashoggi). Tutto ciò ha quindi in un certo senso favorito il disgelo tra Qatar e Arabia Saudita (un’Arabia Saudita che temeva fondamentalmente un crescente isolamento internazionale). È quindi in tale contesto che, appena pochi giorni fa, bin Salman si è recato in visita a Doha, dove ha incontrato da Tamim bin Hamad Al Thani: entrambi hanno ribadito la solidità delle relazioni tra i due Paesi e hanno auspicato una cooperazione per salvaguardare la stabilità regionale. Il Qatar sta diventando insomma sempre più centrale. Innanzitutto, lo abbiamo visto, va sottolineato il suo ruolo in Afghanistan, che lo rende un interlocutore piuttosto appetibile agli occhi di vari leader internazionali (soprattutto occidentali). In tutto questo, Doha potrebbe giocare anche un ruolo in funzione di un eventuale disgelo tra Arabia Saudita e Turchia. Negli ultimi anni, i due Paesi hanno infatti intrattenuto rapporti piuttosto freddi: i sauditi non apprezzavano il sostegno turco ai Fratelli musulmani e, proprio per questo, Erdogan e bin Salman si trovavano su fronti opposti in riferimento al dossier libico. Eppure qualcosa sembra che stia cambiando. All’inizio del mese, il presidente turco ha espresso l’intenzione di migliorare i rapporti con l’Arabia Saudita. Non sarà del resto un caso che la Turchia stia allentando la tensione anche con gli Emirati arabi uniti (che dei sauditi sono stretti alleati).
Christine Lagarde (Ansa)
I tassi restano fermi. Forse se ne parlerà a dicembre. Occhi sulla Francia: «Pronti a intervenire per calmare i mercati».
Peter Mandelson, amico di Jeffrey Epstein, e Keir Starmer (Getty)
Il primo ministro: «Rimosso per rispetto delle vittime». Pochi giorni fa lo difendeva.
Il problema non sono i conti pubblici, ma il deficit della bilancia commerciale. Dovuto a una moneta troppo forte, che ha permesso acquisti all’estero illimitati. Ora per tornare competitivi serve rigore, ma senza poter smorzare le tensioni sociali con la svalutazione.
2025-09-12
Migranti, Meloni: «Il governo non si rassegna. Combattiamo il traffico di esseri umani»
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Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
Il premier al Forum della Guardia Costiera: «Il Calo degli sbarchi è incoraggiante. Il nostro approccio va oltre le inutili ideologie».
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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