2020-11-14
Se i bimbi muoiono senza Salvini l’intellighenzia non trova le parole
Edoardo Albinati (Getty images)
Lo scrittore Edoardo Albinati, che si augurò il decesso di un bambino sull'Aquarius per vedere il leghista in difficoltà, ora si accoda al silenzio generale sulle stragi in mare. Cacciato il «fascista», dei naufragi non frega più nulla. Con grande entusiasmo, nei giorni scorsi, Repubblica ha accompagnato i lettori sul set di un film ancora in lavorazione, e che ancora prima di vedere la luce è già celebratissimo: La scuola cattolica di Stefano Mordini, tratto dal romanzo omonimo di Edoardo Albinati vincitore del premio Strega nel 2016. È stato proprio lo scrittore romano a guidare la cronista del quotidiano progressista tra attori e cineprese, cogliendo l'occasione per rilasciare qualche illuminante dichiarazione sulla violenza, che è fra i temi pregnanti del suo libro e della pellicola (al centro della storia c'è il massacro del Circeo). Curiosamente, Albinati non ha proferito verbo su un altro tipo di dramma, forse più attuale: le morti in mare dei migranti. E dire che l'argomento, fino a qualche tempo fa, gli stava parecchio a cuore. Forse lo ricorderete: nel 2018, quando Matteo Salvini era ministro dell'Interno, il nostro raffinato romanziere - durante la presentazione di un libro - pronunciò alcune parole piuttosto ruvide, che furono registrate da Giulio Cainarca (direttore di radio Rpl) e si possono ancora riascoltare sulla Rete. Parlando al pubblico, Albinati disse testuale: «Io stesso, devo dire, con realpolitik, di cui mi sono anche vergognato, ieri ho pensato, ho desiderato che morisse qualcuno sulla nave Aquarius. Ho detto: adesso, se muore un bambino, io voglio vedere che cosa succede con il nostro governo».Lo scrittore, insomma, pur di vedere il governo italiano (e in particolare il feroce Salvini) sprofondare nella vergogna, si augurava che sull'imbarcazione gestita da Sos Méditerranée morisse qualcuno, meglio se un infante: se ci fosse scappata la vittima, probabilmente Salvini avrebbe dovuto rivedere le sue posizioni anti immigrazioniste. Grazie al cielo di tragedie, all'epoca, non ce ne furono. Oggi, invece, ce ne sono fin troppe. Secondo la ricostruzione pubblicata ieri da Avvenire, ci sono stati «tre naufragi in meno di un giorno» con «oltre 100 morti». Lo strazio cresce sapendo che tra le vittime è ricompreso pure un bimbo di 6 mesi, il povero Joseph. In effetti, i media nelle ultime ore hanno dato abbastanza spazio alle atroci vicende. Sulle prime pagine si sono letti commenti gonfi di retorica, i rappresentanti delle Ong battono sul tamburo. Open Arms ieri ha addirittura pubblicato un video terrificante, le cui immagini sono accompagnate dalle grida strazianti della mamma che ha perso il suo piccino. Eppure, uno scrittore impegnato come Albinati non ha commentato. Non ha detto niente nemmeno sulla morte, avvenuta ormai settimane fa, di un ragazzino minorenne a bordo di una nave quarantena approntata dal Viminale per ospitare i migranti contagiati. No, lo scrittore parla d'altro. Preferisce presentare il film tratto dal suo libro, il quale per altro - apprendiamo dal sito dell'Istituto Luce - gode del contributo economico del ministero dei Beni culturali. Intendiamoci: non è certo l'unico a tacere. Sono silenti anche i numerosi esponenti politici che negli anni passati si dilettarono a sfilare sulle navi delle Ong, accusando i sovranisti al governo di essere gente senza cuore. Pure i giornali progressisti hanno assunto uno stravagante atteggiamento. Repubblica, tanto per fare un esempio, ieri nemmeno citava il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese. Si limitava a gridare contro «la nostra indifferenza». Il bersaglio, dunque, non è più l'esecutivo bensì un presunto e generico «disinteresse» degli italiani nei confronti della questione migratoria. Chissà, probabilmente se al Viminale ci fosse un politico di altro colore, i toni sarebbero ben più esasperati, e le morti in mare verrebbero accollate all'esecutivo. E invece vengono imputate agli italiani tutti, il che fa scaturire alcune riflessioni. La prima. Per quale motivo dovremmo in qualche modo essere responsabili dei naufragi nel Mediterraneo? L'Italia, nonostante la provante emergenza Covid, da mesi continua ad accogliere chiunque si presenti lungo la costa. A ieri gli stranieri approdati qui erano 31.214, contro i 9.944 dell'anno passato e i 22.518 del 2018. I tanto vituperati decreti sicurezza sono stati aboliti. Le Ong hanno ripreso il largo e non vengono ostacolate in alcun modo. La Guardia costiera continua a soccorrere tutte le imbarcazioni in difficoltà. Dunque quale sarebbe la nostra responsabilità? E qui veniamo alla seconda riflessione. Visto che ogni ostacolo all'accoglienza è stato rimosso, se i migranti continuano a morire vuol dire che a provocare i decessi non erano né la «chiusura dei porti» né la «campagna di odio contro le Ong». A provocare le stragi sono - come sempre - le partenze. Basta dare un'occhiata ai dati: dal 2016 al 2019, gli arrivi di stranieri sono calati, e di conseguenza sono calati (anche se non abbastanza) i decessi. Nel 2016 furono più di 5.000; nel 2017 circa 3.000; più di 2.000 nel 2018 e 1885 nel 2019. Nella prima metà del 2020, l'Oim ne aveva contati già 650. Piaccia o no, questo è il punto: fermare le partenze vuol dire fermare le stragi. Ma i tifosi delle frontiere aperte sembrano non capirlo. Poi, certo, se l'Europa desse una mano, se Malta ogni tanto soccorresse qualcuno, forse una piccola riduzione dei morti già la vedremmo. A questo riguardo, tuttavia, bisognerebbe chiamare in causa l'attuale governo, il quale da quando è in carica ha più volte sbandierato clamorosi passi avanti sulla via dell'accoglienza condivisa, che puntualmente si sono risolti con un nulla di fatto. Non essendoci più la destra «fascista» al potere, però, gli illustri intellettuali italiani hanno lasciato da parte gli appelli, le manifestazioni, le dichiarazioni di fuoco. Ora che i bambini muoiono davvero, loro hanno altro a cui pensare. Si dedicano ai loro romanzi, e ai film tratti dai loro romanzi pagati (anche) con i soldi degli italiani. Gli stessi italiani che continuano a finanziare l'accoglienza mortifera.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)