2020-04-26
Se è Joe Biden a diffondere fake news
True
Una certa vulgata è sempre pronta a puntare il dito contro le fake news (vere o presunte) di Donald Trump. Senza poi trascurare chi sovente accusa l'attuale inquilino della Casa Bianca di diffondere teorie del complotto. Peccato tuttavia che la medesima solerzia spesso non si riscontri, quando a propagare fake news o complottismi infondati sia qualche avversario politico del presidente americano. Un esempio recente di questo stato di cose riguarda il probabile candidato democratico alla Casa Bianca, Joe Biden.Come riportato da Politico, intervenendo giovedì scorso durante un evento di raccolta fondi online, l'ex vicepresidente ha detto di temere che Trump cercherà di posticipare le elezioni presidenziali di novembre per tornaconto politico. «Segnatevi le mie parole», ha detto, «Credo che [Trump] proverà a rimandare le elezioni in qualche modo, escogitando qualche macchinazione per non farle tenere. Questo è l'unico modo in cui pensa di poter vincere». A stretto giro, è arrivata la replica del comitato elettorale di Trump, che ha bollato le affermazioni dell'ex vicepresidente come «teoria del complotto».Ecco: quella che Biden ha pronunciato è una fake news, per il semplice motivo che il presidente degli Stati Uniti non detiene il potere per posticipare le elezioni presidenziali. È infatti una legge del 1845 ad aver stabilito che la data elettorale (quest'anno prevista per il 3 novembre) cada il primo martedì dopo il primo lunedì del mese di novembre. Ragion per cui, un eventuale spostamento potrebbe essere deciso soltanto dal Congresso. È senz'altro vero che la Casa Bianca potrebbe ipoteticamente esercitare una moral suasion sul Campidoglio, affinché agisca di conseguenza. Vanno tuttavia effettuate due precisazioni. In primo luogo, il potere legislativo resta comunque autonomo. In secondo luogo, non dimentichiamo che - a seguito delle elezioni di metà mandato del 2018 - il Congresso risulti spaccato a metà, con il Senato a maggioranza repubblicana e la Camera a maggioranza democratica. Se - posto abbia realmente intenzione di posticipare le elezioni - Trump riuscisse anche a ottenere l'appoggio del Senato, la Camera potrebbe facilmente bloccare i suoi progetti. Infine, è forse utile sottolineare un ulteriore elemento. Se anche il Congresso decidesse di rimandare le presidenziali, potrebbe farlo nell'arco di una finestra temporale particolarmente stretta: la Costituzione impone infatti che la nuova presidenza si insedi il 20 gennaio del 2021. E se per ipotesi a qualcuno venisse in mente di modificare questa data, sarebbe necessario un emendamento costituzionale: il che innescherebbe un processo lungo, tortuoso e assai difficile da portare a termine.Ma non è tutto. Perché Biden ha lasciato anche intendere che Trump potrebbe intervenire nel processo elettorale attraverso il servizio postale. Non dimentichiamo che molti parlamentari vorrebbero potenziare la pratica del voto per corrispondenza in previsione di una nuova ondata epidemica il prossimo autunno: una strada che tuttavia non sembra convincere troppo il presidente. Ora, i timori di Biden sarebbero legati al fatto che, venerdì, Trump ha effettivamente minacciato di bloccare gli aiuti federali al servizio postale. Il punto è che, in questa sua mossa, il voto per corrispondenza non c'entri nulla. L'inquilino della Casa Bianca vuole infatti che il servizio postale aumenti le tariffe di spedizione per le grandi società online (a partire da Amazon). E la minaccia è funzionale proprio ad ottenere questo risultato. Sono d'altronde anni che Trump accusa (a torto o a ragione) il servizio postale di sperperi e cattiva gestione: non si tratta quindi di una polemica sorta improvvisamente nelle ultime settimane. Né Reuters né il Washington Post, riportando e analizzando la notizia nelle scorse ore, hanno del resto fatto riferimento a uno stratagemma politico della Casa Bianca per influenzare o ritardare le elezioni. Tra l'altro, venerdì stesso, il presidente ha twittato: «Non permetterò mai che il nostro servizio postale fallisca».Alla luce di tutto questo, vorremmo sommessamente chiedere dove siano finiti i paladini anti-bufale: paladini che sono sempre pronti a fare (giustamente) le pulci a qualsiasi cosa Trump dica ma che, invece, su Biden non sembrano altrettanto attenti. Le stesse testate americane che (come il Washington Post) hanno smentito le previsioni di Biden sull'eventualità di posticipare le elezioni, si sono tuttavia ben guardate dall'attribuirgli il fatto di aver diffuso una fake news. Per quale ragione? È infatti ben difficile che costui fosse in buona fede. Ricordiamo che Biden è stato vicepresidente per otto anni, senatore del Delaware per oltre trent'anni e ben tre volte candidato alla nomination democratica: un uomo con tale curriculum poteva forse ignorare che un inquilino della Casa Bianca non detenga il potere di posticipare le presidenziali? Del resto, fu proprio Biden che, a fine marzo, dichiarò in un'intervista a Jimmy Kimmel che Trump non avesse l'autorità per rimandare le elezioni. Insomma, l'ex vicepresidente o è in malafede o è confuso.