2023-08-10
Se critichi il potere vai «isolato». È la democrazia per il «Corriere»
Secondo Angelo Panebianco, i «populisti» che si indignano per lo stipendio di Piero Fassino indeboliscono le istituzioni. Ma se la politica è fragile, la colpa è di chi lucra su un sistema malato. Non di chi ne vede i difetti e li denuncia.Panebianco o pane nero, questo è il problema. Noi, per dire, eravamo cresciuti con l’idea che la democrazia si fondasse sulla critica di chi sta al potere. E che un sistema sano dovesse tutelare in ogni modo chi si oppone a chi comanda, a chi sta nei palazzi, alle élite, insomma. Invece no: oggi veniamo a sapere, grazie a un definitivo editorialone sul Corriere della Sera, che la democrazia si difende in un solo modo: «isolando» quei pierini che non ne vogliono sapere di applaudire lorsignori. Ma come si permettono costoro di criticare la politica, il Parlamento e persino le «élite sociali»? Ovvio: questi brutti ceffi sono populisti e dunque devono essere messi al bando, come scrive con toni ispiratissimi Candida Michetta, al secolo Angelo Panebianco. Che chiede il loro isolamento. Per il momento s’intende. È chiaro infatti che si tratta solo del primo passo in attesa di misure più severe (confino? Taglio della lingua?). Solo così, in effetti, tappando la bocca a chi contesta il potere, si può difendere la democrazia. La lezione di Candida Michetta è esemplare. E rappresenta il punto più alto di uno sport assai in voga: la caccia al populista. Il populista è quell’essere orrendo che, per dire, s’indigna se Piero Fessino (al secolo Piero Fassino) mostra in Parlamento il suo cedolino da 4.718 euro al mese, dimenticando per altro che ogni mese ne incassa altri 8.000 e lagnandosi perciò per la miseria del suo stipendio. Che dite? Che anche a voi, quando l’avete visto, è venuto un conato di vomito? Tappatevi la bocca e rinchiudetevi in casa, se no Panebianco vi condanna al pane nero. E, ovviamente, vi manda in isolamento. Perché è evidente che voi state «svilendo e indebolendo le istituzioni». Le quali, si badi bene, non sono state svilite e indebolite da chi per anni ha accumulato stipendi d’oro e privilegi senza produrre risultati all’altezza di tanti onori; e nemmeno da chi per anni, nonostante gli stipendi d’oro e i privilegi, ha rubato e sprecato, sottraendo risorse agli italiani. Macché: le istituzioni sono state svilite e indebolite da chi ha denunciato tutto ciò. Un po’ come dire che se c’è un incendio la colpa è di chi grida «al fuoco». Pensateci: abbiamo istituzioni che funzionano male, riforme che aspettano da anni, processi decisionali lentissimi, burocrazia irriformabile. E nello stesso tempo abbiamo un Parlamento rapidissimo nel ripristinare i vitalizi degli ex parlamentari e Regioni pronte a riempire in ogni modo le tasche dei propri consiglieri regionali, mentre i cittadini non riescono a far quadrare i conti del supermercato. Però il funzionamento della democrazia, ci spiega Candida Michetta, non è compromesso da questo, cioè dai politici che usano il potere per difendere i loro interessi. Macché: è compromesso da chi lo denuncia. Scopriamo infatti che è stata l’antipolitica a generare i difetti della politica. E, dunque, scopriamo che se non ci fosse stata l’antipolitica, la politica avrebbe funzionato a meraviglia. Si capisce: da sempre la debolezza delle istituzioni, scandalo Lockheed e Tangentopoli comprese, è figlia dell’antipolitica. Parola di scienziato della politica (e scienziato della politica, purtroppo, non è una battuta). Del resto, così va il mondo di questi tempi. Certo: colpa anche dei 5 Stelle che hanno cavalcato l’anticasta per diventare poi supercasta. Colpa di Giggino Di Maio che fingeva di lottare contro i privilegi fino a quando non li ha ottenuti per sé. Tutto ciò ha indebolito le voci di protesta. Ma c’è un limite a tutto: le giravolte grilline non possono far dimenticare che il problema di questo sistema fragile e incrostato è di chi, da troppo tempo, approfitta dei suoi difetti. Non di chi li denuncia. E che, se si vuol difendere la democrazia, sono i primi che vanno combattuti. Non i secondi. Perché ho l’impressione che con la «caccia ai populisti», o se si preferisce dirlo in panebianchese: con il loro isolamento, si vogliano soltanto spegnere le voci del dissenso per lasciare chi sta al comando più libero ancora di farsi i comodi suoi. Prendiamo anche l’ultima vicenda della tassa sugli extraprofitti delle banche. C’è stata una sollevazione a giornali quasi unificati contro il «provvedimento populista» del governo. Come se difendere, per una volta, gli interessi dei cittadini anziché quelli del grande potere finanziario, fosse una colpa grave, di cui vergognarsi. Ma santo cielo: le banche hanno realizzato utili spaventosi sfruttando il rialzo dei tassi d’interesse, hanno distribuito dividendi stellari e maxi aumenti di stipendio ai manager, mentre per quel rialzo dei tassi d’interesse famiglie, commercianti, artigiani venivano massacrati. Che male c’è se ora le banche restituiscono un po’ del maltolto? Che male c’è se chi finora ha pagato salato trova un po’ di ristoro anziché continuare a svenarsi per permettere loro di nuotare nell’oro? Assolutamente nulla, tanto è vero che a maggio una tassa sugli extraprofitti era ritenuta possibile pure dall’amministratore delegato del primo istituto di credito italiano, Carlo Messina di Intesa Sanpaolo. Eppure a dirlo oggi si passa per populisti. Si passa per quelli che «della caccia alle élite hanno fatto una professione». Quelli da isolare, insomma, secondo l’editto di Candida Michetta. Che poi è anche divertente: di fronte alla tassa sugli extraprofitti tutti si scoprono liberali. Anche quelli che (a differenza del nostro direttore Maurizio Belpietro) non lo sono stati mai. E d’accordo, la misura della tassa sugli extraprofitti non è da vangelo di Adam Smith. Però, anche qui, mannaggia: ma a voi pare che le banche si siano comportate finora in modo liberale? E come? Distribuendo dividendi quando guadagnano e facendosi salvare dai soldi dei contribuenti non appena rischiano di fallire? Rispettando il mercato come Attila rispettava l’erba? E dov’erano tutti questi liberali quando i quattrini pubblici salvavano Mps? Dov’erano tutti questi liberali quando le banche alzavano i tassi sui prestiti ma non quelli sui depositi? Perché il mercato vale solo quando danneggia i cittadini? E non quando è a loro favore? E si può ancora dire tutto questo oggi o, solo a pensarlo, si diventa «un pezzo di società che svaluta e disprezza il talento altrui»? E quale sarebbe questo talento altrui di fronte al quale dobbiamo inchinarci? Quello di chi sceglie Panebianco per sé e lasciando sempre il pane nero per gli altri?
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.