2024-05-13
Scurati guida il Salone della Resistenza immaginaria e confusa
Chi teme Giorgia Meloni, chi Israele, chi i pro Palestina... Eppure tutti si dicono discriminati.espressione abbia una sua visione tutta particolare della faccenda, in cui ritrovare un filo conduttore è difficile, se non impossibile. Il celebratissimo scrittore israeliano Eshkol Nevo (quello che ogni professoressa di sinistra si sente in dovere di leggere per poi dichiarare di aver compreso tutto dello Stato ebraico) celebra la libertà di manifestare ma «nella complessità», cioè senza prese di posizione astiose contro gli ebrei e senza boicottaggi, che sono «inutili». Giusto. Epperò Zerocalcare dialoga con i manifestanti pro Palestina che i boicottaggi li vogliono eccome. Come la mettiamo? La libertà di chi, e come, e dove? A sfogliare i giornali sembra che mezzo mondo ce l’abbia con Giorgia Meloni e con la destra, per chissà quale atteggiamento fascistoide. C’è ad esempio Roberto Saviano che delira di «dinamica autoritaria in Italia», spiegando che «avere una posizione contro il governo crea problemi personali e di lavoro». Ohibò che sorpresa: che fosse anche lui un non vaccinato privato del lavoro a causa dell’esecutivo drago-progressista? Poi c’è Gianrico Carofiglio che spiega tutto serio: «Dobbiamo coltivare il metodo del dubbio». Meraviglioso: se solo avesse messo in pratica quel metodo qualche anno fa, avrebbe evitato di accusare i critici delle politiche sanitarie di «fare danni a tutti». Si vede che il dubbio vale solo se esercitato sulle convinzioni altrui. Chiara Valerio, nel mentre, se la prende con il governo che manganella i manifestanti (avessero usato gli idranti, sarebbe stato tutto diverso, giusto?). Antonio Scurati depreca il governo destrorso che lo mette nel mirino, ma dice che non gli piace personalizzare. Intanto di fianco alla sua foto i quotidiani pubblicano quella della starlette straniera Elizabeth Strout. Solo che la Strout ce l’ha con un governo diverso, quello americano, che manda la polizia nelle università contro i pro Palestina. Wonderful, e allora chi ha ragione? Nevo che rivendica la libertà di sostenere le ragioni israeliane o la Strout che invoca la libertà degli studenti di pretendere la cancellazione di Israele? Lo ammettiamo: siamo un po’ confusi. Abbiamo capito, grazie alla stampa entusiasta del Salone-presidio-di-libertà, che il governo è fascio, e ok. Ma quale governo? Americano? Italiano? Israeliano? Tutti quanti? Forse sì, forse lo sono tutti. Perché - come spiega Elena Cecchettin (anche lei ospite al Salone-presidio-di-libertà) - occorre mettere in dubbio il concetto stesso di autorità. Il quale concetto, lo ammettiamo, è vagamente etero patriarcale. E, ribadisce la Cecchettin, occorre pure cambiare l’«idea stessa di forza, esplorando forme di potere non basate sull’oppressione». Bene, concordiamo. Sentiamo che ne pensa la resistenza palestinese della forza oppressiva e delle norme eteropatriarcali da abbattere? Perché a noi risulta che da quelle parti si combatta in nome di Dio e della nazione, non dell’amore libero transfemminista. Magari Elly Schlein può aiutarci a sciogliere i dubbi, visto che ieri è andata a congratularsi con la Cecchettin e le ha detto grazie per «quello che sta facendo». Elly quindi approva anche la maglietta della Cecchettin, quella con su scritto stop genocidio? Buono a sapersi: siamo certi che il Pd da domani prenderà ufficialmente posizione contro il genocidio a Gaza e i nazisti ebrei. Oddio, magari invece non abbiamo capito, e il genocidio a cui la Cecchettin si riferisce non è in Palestina. Magari c’è un genocidio in Rai operato dal governo fascista che manganella gli studenti che impediscono alla Roccella di parlare. Può darsi. Ma se impedisci alla Roccella di parlare, la libertà di parola non è messa a rischio, se invece fai parlare ovunque Scurati e Saviano il rischio c’è eccome. Boh, è un bel casino. In effetti tutti parlano dappettutto e tutti si sentono in pericolo. E nessuno che noti un particolare: il bello di questo Salone - e della libertà di pensiero più in generale - è la polifonia, quando viene concessa. Il bello è che uno può dire una cosa e l’altro il contrario, e entrambi rimangono convinti di avere ragione. Infatti qui tutti dicono serenamente la loro scempiaggine, e sono meravigliosamente liberi di sentirsi discriminati. Tutti, tranne quelli che censurati lo sono davvero. Ma se sei censurato davvero nessuno ti sente, per cui manco puoi fare la vittima, quindi tanto vale stare zitto. Perché, se non lo avete capito, il godimento nell’essere liberi di esprimersi è che, quando lo sei, ti puoi lagnare di non esserlo. E se lo fai ti invitano pure al Salone del libro con tutti gli onori.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)