2021-03-03
Scuole chiuse non solo in zona rossa. Visite vietate anche per la Pasqua
Il nuovo decreto sarà valido da sabato, per un mese: coinvolti asili ed elementari nelle aree a rischio alto e in quelle con più di 250 casi ogni 100.000 abitanti. Ancona in lockdown, da domani pure Bologna e Modena.Il premier si è affidato allo strumento abusato da Giuseppe Conte per limitare le libertà senza il vaglio del Parlamento. Un errore, anche se ci ha risparmiato la diretta alla Rocco Casalino.Lo speciale contiene due articoli.Arriva il primo dpcm dell'era Draghi, all'insegna della discontinuità nella coerenza. Rispetto ai provvedimenti varati dall'esecutivo giallorosso, la discontinuità è nel metodo: le misure contenute nel dpcm, che andrà in vigore il prossimo 6 marzo e resterà valido fino al 6 aprile, sono state comunicate con ben quattro giorni di anticipo rispetto a quanto accadeva nell'era Conte. Niente più spasmodiche attese notturne per capire cosa sarebbe accaduto la mattina dopo: gli italiani hanno il tempo di adeguarsi alle regole, e in particolare alcune categorie produttive, ad esempio i ristoratori, hanno la possibilità di «mirare» gli approvvigionamenti di merce per non restare all'ultimo momento con i frigoriferi pieni e i locali vuoti. La coerenza, invece, sta nella priorità assoluta alla lotta alle pandemia, e nel conseguente giro di vite sulle scuole, che resteranno chiuse e operative con la didattica a distanza per ogni ordine e grado in tutte le zone rosse, che siano Regioni, aree metropolitane, Comuni. Studenti a casa anche nelle Regioni gialle o arancioni che per almeno una settimana consecutiva facciano registrare più di 250 contagiati ogni 100.000 abitanti, o nelle aree in cui le giunte regionali abbiano adottato misure più stringenti per via della gravità delle varianti. In questo caso, saranno i presidenti di Regione a ordinare le chiusure. Resta garantita la possibilità di svolgere attività in presenza per gli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali.Cambia anche la scenografia e la strategia della comunicazione delle misure anticovid ai cittadini: basta comizi a reti unificate del premier. Mario Draghi a differenza del suo predecessore lascia che siamo i ministri della salute, Roberto Speranza, e degli Affari regionali, Mariastella Gelmini, a illustrare con sobrietà e sintesi i contenuti del provvedimento, insieme al presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro e al presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli. I quattro sono stati protagonisti in mattinata dell'incontro tra governo ed Enti locali, insieme ad altri componenti dell'esecutivo: i ministri dell'Istruzione, Patrizio Bianchi; dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti; della Cultura, Dario Franceschini; dell'Agricoltura, Stefano Patuanelli; della Famiglia, Elena Bonetti. Al vertice hanno preso parte anche il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo; il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini; il presidente dell'Upi, Michele de Pascale, e il presidente dell'Anci, Antonio Decaro. Tenere aperte le scuole era una delle priorità che il premier Mario Draghi aveva indicato nelle prime ore da premier. Tra il dire e il fare, però, c'è di mezzo il Covid, e anche il presidente del Consiglio alla fine, accogliendo le indicazioni del Cts, ha dovuto fare i conti con una realtà fatta di contagi che aumentano, varianti che spaventano, ricoveri che crescono, senza contare il tempo perso dal governo precedente, tra banchi a rotelle, annunci rimasti sulla carta, ritardi e continui cambi di rotta. Per venire incontro alle esigenze dei genitori che lavorano e devono al tempo stesso accudire i bambini rimasti a casa, il governo ha stanziato risorse superiori ai 200 milioni di euro per i congedi parentali.Buone notizie per il mondo della cultura: dal 27 marzo nelle zone gialle riapriranno anche nei giorni festivi i musei; sempre dal 27 marzo, nelle zone gialle si prevede la possibilità di riaprire teatri e cinema, con posti a sedere preassegnati, nel rispetto delle norme di distanziamento. La capienza non potrà superare il 25% di quella massima, fino a 400 spettatori all'aperto e 200 al chiuso per ogni sala. Restano chiusi palestre, piscine e impianti sciistici. Nelle zone rosse, saranno chiusi i servizi alla persona come parrucchieri, barbieri e centri estetici; in tutte le zone è eliminato il divieto di asporto dopo le ore 18 per gli esercizi di commercio al dettaglio di bevande da non consumarsi sul posto. Confermato, fino al 27 marzo, il divieto già in vigore di spostarsi tra Regioni o province autonome diverse, con l'eccezione degli spostamenti dovuti a motivi di lavoro, salute o necessità: il fatto che non si sia prolungato fino al 6 aprile è il segnale della volontà di Draghi di aspettare l'evoluzione della curva di contagio prima di «blindare» definitivamente gli spostamenti anche a Pasqua, che cade il 4 aprile. Restano tuttavia in vigore le limitazioni anche nei giorni di festa, con il divieto perciò di visitare i parenti. Nelle zone bianche, si prevede la cessazione delle misure restrittive previste per la zona gialla, pur continuando ad applicarsi le misure anti-contagio generali (come, per esempio, l'obbligo di indossare la mascherina e quello di mantenere le distanze interpersonali) e i protocolli di settore. Intanto, la provincia di Ancona va in zona rossa dalle 8 di oggi, 3 marzo, alle 24 del 5 marzo; Bologna e la sua provincia saranno zona rossa da domani, 4 marzo, fino al 21 marzo, così come Modena. I provvedimenti sono stati firmati dai presidenti delle Marche, Francesco Acquaroli, e dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/scuole-chiuse-non-solo-in-zona-rossa-visite-vietate-anche-per-la-pasqua-2650863113.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="draghi-metta-fine-al-rito-dei-dpcm" data-post-id="2650863113" data-published-at="1614716143" data-use-pagination="False"> Draghi metta fine al rito dei dpcm Un passo avanti e uno indietro. Due giorni fa ha cacciato il commissario all'emergenza, Domenico Arcuri, e per questo merita l'incondizionato plauso del Paese. Ieri, però, Mario Draghi ha varato il suo primo dpcm, un Decreto del presidente del Consiglio dei ministri, che per contrastare l'emergenza dei contagi ha imposto una nuova, sconfortante stretta alla scuola. Draghi, insomma, ha deciso d'insistere nell'abitudine istituzionalmente scorretta che era stata inaugurata il 23 febbraio 2020 dal suo predecessore Giuseppe Conte, oggi neoleader grillino. Eppure, da un anno a questa parte, molti costituzionalisti hanno criticato severamente l'abuso dei dpcm, soprattutto quelli che l'ex premier ha sparato a raffica nel primo lockdown per limitare alcune libertà fondamentali dei cittadini: gli spostamenti, l'istruzione, la partecipazione a riti religiosi... Il dpcm, infatti, non è soggetto ad alcun controllo democratico. Il suo testo viene scritto in totale autonomia dal presidente del Consiglio, senza approvazione da parte dei ministri, e con la sua firma diventa subito efficace. Non ha bisogno della ratifica del Parlamento, come invece accade ai decreti legge, che entro 60 giorni devono essere convertiti da Camera e Senato. Né occorre la firma del presidente della Repubblica, come avviene per ogni altro atto legislativo. Tanto che due presidenti emeriti della Corte costituzionale, Giovanni Maria Flick e Antonio Baldassarre, hanno censurato i dpcm per il loro «arbitrio autoritario». Qualche tribunale l'ha anche scritto nero su bianco: in dicembre, a Roma, la sesta sezione civile ha stabilito che i dpcm di Conte sull'emergenza sanitaria siano «censurabili», «illegittimi» e addirittura «incostituzionali». Del resto, prima dell'emergenza Covid e dello snaturamento operato dall'avvocato di Volturara Appula, i dpcm venivano utilizzati al massimo per questioni tecniche e marginali, ad esempio per stabilire i criteri per le nomine dirigenziali di un ente pubblico. Ma nell'ultimo anno l'abuso che è stato fatto con i dpcm è stato così insistente che a un certo punto nelle critiche è stato coinvolto lo stesso capo dello Stato, Sergio Mattarella, che troppo a lungo ha silenziosamente tollerato i «decretini» di Conte. Per tutto questo, è strano che Draghi ieri abbia voluto replicare lo sbaglio del suo predecessore. Eppure, pochi giorni dopo il suo insediamento a Palazzo Chigi, Sabino Cassese, giudice emerito della Corte costituzionale, gli aveva pubblicamente suggerito «discontinuità» sui dpcm emergenziali, invitandolo a «mandarli in soffitta»: infinitamente più corretto, aveva detto Cassese a fine febbraio, sarebbe stato «varare decreti legge oppure ordinanze». Come lui, altri importanti costituzionalisti, tra i quali Giovanni Guzzetta, s'erano appellati a Draghi negli ultimi giorni perché chiudesse con i dpcm: «Non possono essere nemmeno sottoposti al vaglio della Corte costituzionale, né a un referendum», aveva ricordato Guzzetta. Ieri sera, invece, il nuovo presidente del Consiglio ha ignorato gli avvertimenti e deluso tutti. L'unica consolazione è che non ha voluto presentare il nuovo testo in diretta notturna, come faceva Conte sotto l'enfatica regia del fidato Rocco Casalino, così incline a vellicare il solipsismo mediatico del premier, ma ha lasciato l'incarico a Mariastella Gelmini e a Roberto Speranza, ministri per gli Affari regionali e della Salute. Che dire? Speriamo davvero sia l'ultima volta.
Foto Pluralia
La XVIII edizione del Forum Economico Eurasiatico di Verona si terrà il 30 e 31 ottobre 2025 al Çırağan Palace di Istanbul. Tema: «Nuova energia per nuove realtà economiche». Attesi relatori internazionali per rafforzare la cooperazione tra Europa ed Eurasia.
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si sposta quest’anno a Istanbul, dove il 30 e 31 ottobre 2025 si terrà la sua diciottesima edizione al Çırağan Palace. L’evento, promosso dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con la Roscongress Foundation, avrà come tema Nuova energia per nuove realtà economiche e riunirà rappresentanti del mondo politico, economico e imprenditoriale da decine di Paesi.
Dopo quattordici edizioni a Verona e tre tappe internazionali — a Baku, Samarcanda e Ras al-Khaimah — il Forum prosegue il suo percorso itinerante, scegliendo la Turchia come nuova sede di confronto tra Europa e spazio eurasiatico. L’obiettivo è favorire il dialogo e le opportunità di business in un contesto geopolitico sempre più complesso, rafforzando la cooperazione tra Occidente e Grande Eurasia.
Tra le novità di questa edizione, un’area collettiva dedicata alle imprese, pensata come piattaforma di incontro tra aziende italiane, turche e russe. Lo spazio offrirà l’occasione di presentare progetti, valorizzare il made in Italy, il made in Turkey e il made in Russia, e creare nuove partnership strategiche.
La Turchia, ponte tra Est e Ovest
Con un PIL di circa 1.320 miliardi di dollari nel 2024 e una crescita stimata al +3,1% nel 2025, la Turchia è oggi la 17ª economia mondiale e membro del G20 e dell’OCSE. Il Paese ha acquisito un ruolo crescente nella sicurezza e nell’economia globale, anche grazie alla sua industria della difesa e alla posizione strategica nel Mar Nero.
I rapporti con l’Italia restano solidi: nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato 29,7 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia di oltre 5,5 miliardi. L’Italia è il quarto mercato di destinazione per l’export turco e il decimo mercato di sbocco per quello italiano, con oltre 430 imprese italiane già attive in Turchia.
Nove sessioni per raccontare la nuova economia globale
Il programma del Forum si aprirà con una sessione dedicata al ruolo della Turchia nell’economia mondiale e proseguirà con nove panel tematici: energia e sostenibilità, cambiamento globale, rilancio del manifatturiero, trasporti e logistica, turismo, finanza e innovazione digitale, produzione alimentare e crescita sostenibile.
I lavori si svolgeranno in italiano, inglese, russo e turco, con partecipazione gratuita previa registrazione su forumverona.com, dove sarà disponibile anche la diretta streaming. Il percorso di avvicinamento all’evento sarà raccontato dal magazine Pluralia.
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Matteo Del Fante, ad di Poste Italiane (Ansa)
«Non esiste al mondo un prodotto così diffuso e delle dimensioni del risparmio postale», ha dichiarato Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane, a margine dell’evento «Risparmio Postale: da 150 anni la forza che fa crescere l’Italia», a cui ha presenziato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Come l’ha definito il Presidente della Repubblica, si tratta di un risparmio circolare: sono 27 milioni i risparmiatori postali», ha spiegato ai giornalisti Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti.