2023-08-29
Lo scontro sul testo si sovrappone alla partita per la leadership Nato
Il generale Vincenzo Camporini (Ansa)
Il caso Vannacci spacca le forze armate: con l’ex capo della Folgore la fronda anti Giuseppe Cavo Dragone.Le esternazioni di ex militari (quelli in carica non possono prendere posizione pubblicamente) pro o contro la vicenda del libro pubblicato dal generale Roberto Vannacci ormai sono pane quotidiano. Ultimo in ordine di tempo, un pezzo da novanta come l’ex capo di Stato maggiore della Difesa, Vincenzo Camporini, che in un’intervista uscita ieri su La Stampa, ha attaccato frontalmente Vannacci. Addirittura, secondo Camporini, il messaggio lanciato dal generale con il suo libro e con le sue dichiarazioni sarebbe «devastante». E nella nostra Costituzione «c’è un articolo 98, dove è scritto che per alcune categorie, tra cui i magistrati e i militari in servizio, si possono per legge limitare i diritti politici». In realtà la norma costituzionale citata non ha niente a che fare con il diritto di scrivere un libro, visto che parla solo della possibilità di «stabilire limitazioni al diritto d’iscriversi ai partiti politici». Va detto che, paradossalmente, a differenza di Vannacci che finora ha respinto tutte le proposte di candidatura, quello che ha tentato di «scendere in campo» dopo essersi tolto la divisa è proprio Camporini. Alle elezioni politiche del 2018 l’ex capo di Stato maggiore era infatti candidato, non eletto, alla Camera nel collegio uninominale di Como nelle liste di +Europa, mentre l’anno successivo era tra i membri del comitato che ha portato alla nascita di Azione, il partito fondato da Carlo Calenda, con cui si candidò alla Camera nel 2022. Dieci giorni fa, era stato l’attuale capo di Stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, a prendere pubblicamente le distanze da Vannacci: «Si tratta del pensiero di un singolo, che non riflette i valori su cui si fonda il servizio, in patria e all’estero, del personale militare e civile delle forze armate». Ed è proprio intorno al nome dell’attuale capo di Stato maggiore della Difesa, nominato (anche grazie a una norma che ha permesso di superare il vincolo dell’età massima di 63 anni) nel 2021 dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella su proposta dell’allora ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che si stanno silenziosamente consolidando le cordate all’interno delle nostre Forze armate. Secondo fonti accreditate Cavo Dragone è il candidato italiano, con il placet del premier Giorgia Meloni, per il ruolo di Comandante generale della Nato. L’atlantismo spinto di Palazzo Chigi potrebbe infatti spianare la strada di Cavo Dragone nella successione all’ammiraglio olandese Rob Bauer. Un nodo che dovrebbe sciogliersi durante il prossimo mese di settembre, e che porta con sé dentro alle Forze armate odore di prestigiosi incarichi internazionali. Un motivo più che valido per molti per schierarsi dalla parte di Cavo Dragone, nella querelle con Vannacci. Che nel 2019 nell’esposto depositato alla Procura di Roma e alla Procura militare (pubblicato in esclusiva dalla Verità), aveva accusato proprio Cavo Dragone, all’epoca a capo del Coi (Comando perativo di vertice interforze) di pesanti responsabilità riguardo ai rischi a cui i nostri militari di stanza in Iraq erano soggetti per l’esposizione all’Uranio impoverito. Accuse che, se confermate, sposterebbero l’inerzia dei vertici militari sull’argomento a diversi anni dopo le prime sentenze di condanna e a dopo le risultanze dell’ultima commissione parlamentare d’inchiesta, presieduta dal deputato Pd Gian Piero Scanu. Nella relazione conclusiva si legge che «nell’amministrazione della Difesa continua a diffondersi un senso d’impunità quanto mai deleterio per il futuro, l’idea che le regole c’erano, ci sono e ci saranno, ma che si potevano, si possono e si potranno violare senza incorrere in effettive responsabilità». Ed è proprio per le sue battaglie sulla sicurezza che Vannacci sta diventando un simbolo per quelli che all’interno delle Forze armate si stanno schierando contro l’eventuale nomina di Cavo Dragone alla Nato. Due cordate opposte, che probabilmente, visto che l’attenzione su Vannacci non accenna a diminuire, nei prossimi giorni mostreranno sempre di più i muscoli all’esterno.