2025-04-12
Scommesse illegali, secondo tempo. Indagati altri 12 calciatori di Serie A
Dai telefoni sequestrati nel 2023 a Tonali e Fagioli sono emersi i nomi di sportivi che avrebbero fatto puntate su siti illeciti: tra questi gli azzurri Zaniolo, Florenzi, Ricci e Bellanova. Sequestrati 1,5 milioni.Il giro di denaro veniva gestito da cinque milanesi con una lunga sfilza di reati ma molto attivi sui social.Lo speciale contiene due articoli.Le indagini e i sequestri del cellulare a carico dei calciatori Sandro Tonali e Nicolò Fagioli nell’estate del 2023 non hanno fermato le attività della gioielleria Elysium. Che, anzi, sono proseguite anche dopo il 24 maggio 2023, data in cui la questura di Torino aveva sequestrato il cellulare in uso a Fagioli. I bonifici da parte sua o di altri soggetti, sempre a copertura di debiti di gioco, sono continuati almeno fino all’ottobre 2023, periodo in cui sono apparsi i primi articoli giornalistici che citavano proprio Elysium come canale utilizzato dagli scommettitori per saldare le proprie perdite. È uno dei punti più delicati agli atti dell’ultima indagine della Procura di Milano (pm Roberta Amadeo e Paolo Filippini), che ieri ha coordinato un maxi sequestro da 1,5 milioni di euro, cifra che rappresenterebbe il profitto ottenuto attraverso l’uso di circuiti illegali e che, secondo gli inquirenti, sarebbe transitata per intero sui conti correnti della società Elysium Group. Dodici i calciatori indagati. Mentre cinque persone, i due che gestivano le piattaforme online per le scommesse illegali, Tommaso De Giacomo e Patrick Frizzera, e i tre gestori della Elysium, Antonio Scinocca, legale rappresentante della società e titolare del 47,5% del capitale; Antonino Parise, socio con il 23,75%; Andrea Piccini, inizialmente socio, poi dipendente, ma con delega ad operare sui conti e sulla cassetta di sicurezza dell’azienda, stando alla richiesta dei pm, rischiano gli arresti domiciliari. I magistrati hanno portato alla luce un presunto sistema illecito che avrebbe coinvolto numerosi soggetti in attività di scommesse illegali e operazioni di riciclaggio, con modalità sofisticate e ben pianificate. Il cosiddetto «metodo Elysium» consisteva nell’acquisto fittizio di orologi e gioielli nella gioielleria, che permetteva di trasferire somme di denaro, apparentemente lecite, per pagare i debiti di gioco. Tra i protagonisti dell’inchiesta c’è un’intera squadra di calcio. Figurano Alessandro Florenzi, Nicolò Zaniolo, Weston James Earl McKennie e Mattia Perin. A centrocampo si fanno notare Samuele Ricci, Raoul Bellanova, Cristian Buonaiuto e Leandro Paredes. Completano la rosa Stefano Caianiello, Matteo Falzarano, Matteo Cancellieri e Adames Hector Junior Firpo. Tra i giovani in ascesa troviamo Paolo Tacchini, Marco Sartori ed Elia Petrelli. Ma spiccano anche Ángel Di Maria, Sandro Tonali, Matteo Gigante, Andrea Ferrari e Mattia Sari. Secondo le dichiarazioni di alcuni calciatori coinvolti, come Tonali, il pagamento avveniva con bonifici bancari effettuati a nome della gioielleria, con causali fittizie che indicavano l’acquisto di beni di lusso. Tuttavia, i beni non venivano mai realmente acquistati, ma venivano solo utilizzati per giustificare formalmente il pagamento del debito. È stato Fagioli, per primo, seppure dopo aver in un primo momento mentito, a confermare agli inquirenti come funzionava il meccanismo del credito al consumo offerto, non da una banca ma dalla gioielleria milanese: «Mi facevano credito, non ho vinto, ma ho effettuato dei pagamenti acquistando degli orologi in un negozio a Milano in cui a volte mi sono recato». Qui, ammette Fagioli, «ho acquistato 15 o 20 orologi Rolex del valore tra i 15 e i 20.000 euro che consegnavo a Tommaso. Mi facevano delle fatture, effettuavo dei bonifici alla gioielleria che si chiama Elysium». Dietro le vetrine della gioielleria, nel centro di Milano, in Foro Buonaparte, secondo l’accusa, si nascondeva quindi un terminale sofisticato di riciclaggio del denaro per le scommesse illegali. Tonali ha descritto il doppio binario: «Pagavo il doppio del valore di un orologio e ritiravo l’oggetto, oppure versavo l’importo del debito senza ritirare nulla». Una volta, entrato fisicamente in gioielleria, ha visto un Rolex da 9.000 euro offerto a 21.000. «Quel prezzo», ha spiegato, «comprendeva il debito che avevo con Tommy». Ancora più esplicito è stato Florenzi: «Non avevo alcuna intenzione di comprare gioielli o orologi. Quando facevo il bonifico era per saldare il debito delle scommesse. È sempre tramite Tonali che mi mandavano la fattura sul telefonino». L’importo? Tra i 140.000 e i 150.000 euro. Secondo i pm, «la gioielleria risulta avere una gestione societaria con notevole utilizzo di denaro contante, con importi superiori ai limiti consentiti dalla legge, anche nella fase di vendita degli orologi di lusso al pubblico». E quando la Procura ha cominciato a indagare, i protagonisti si sono affrettati a trovare una copertura. In una chat, De Giacomo raccomanda a Fagioli: «Tu digli sempre che da loro compri orologi e bona. Se viene fuori bordello, questi saranno tutti i cazzi tuoi e miei». Anche i like su Instagram dovevano servire da copertura. De Giacomo a Fagioli: «Con tutti gli orologi che prendi, manco i like a Instagram. Fatti furbo. Metti un mi piace». In caso di accumulo del debito, i calciatori chiedevano «di poter effettuare il pagamento tramite Elysium». In una delle chat, Fagioli, infatti, scrive a De Giacomo: «Li passo su Elysium». Ma non è tutto. Dalle chat estratte dal telefono di Fagioli emerge un dettaglio ancora più inquietante: la sua carta di credito era custodita nella cassaforte della gioielleria. «All’occorrenza», si legge nel provvedimento cautelare, «De Giacomo effettuava pagamenti presso la medesima gioielleria per rientrare, quantomeno parzialmente, del debito contratto». Il tutto, secondo il giudice, «a riprova della piena consapevolezza dei vertici di Elysium circa la provenienza del denaro». Il tono delle conversazioni: «Va che domani striscio 4.5», oppure «Domani quanto devo strisciare? 20?». E ancora: «Entro fine settimana ti arrivano fatture nove vecchie più nove nuove». La risposta di Fagioli: «Non strisciare tanto, lasciami qualcosa per vivere». Gli indagati sono accusati di aver messo in piedi una rete di scommesse non autorizzate, utilizzando piattaforme illegali, e di aver riciclato i guadagni attraverso operazioni commerciali fittizie, come la compravendita di beni di lusso. Stiamo parlando di piattaforme illegali che permettono l’anonimato come la possibilità di giocare a credito e scommettere somme superiori a quelle previste dalle piattaforme autorizzate. La descrizione che ne fa Tonali è illuminante: «Il vantaggio di questi siti illegali era l’anonimato, il fatto che non vi fossero limiti e che concedessero del credito». Non si trattava di una condotta occasionale, ma di un’attività ben organizzata, che prevedeva la gestione di conti gioco, il caricamento delle scommesse e la creazione di «stanze chiuse» protette da password, dove gli scommettitori potevano incontrarsi e partecipare alle giocate in gruppo. Le conversazioni intercettate documentano come fosse De Giacomo a occuparsi del caricamento dei fondi sui conti, ricevendo richieste dirette da alcuni giocatori, mentre altri si rivolgevano a intermediari per ottenere lo stesso servizio. Era lui a caricare il «tavolo virtuale» di tutti i giocatori di poker quando i calciatori organizzavano, sul gruppo Whatsapp denominato «Poker senza Zaniolo». Nel gruppo c’erano il portiere Mattia Perin, Leo Paredes ma anche Weston McKennie. Particolarmente attivo nel cercare di trattenere i suoi «clienti», De Giacomo temeva che alcuni giocatori potessero spostarsi su piattaforme più economiche. In uno scambio con Fagioli sbotta: «Prova a giocare un centesimo sul sito che sta proponendo Perin e non ti rivolgo più la parola, te lo dico che mo mi metto di punta».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/scommesse-illegali-indagati-12-calciatori-2671757016.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="gli-influencer-col-rolex-dal-passato-criminale" data-post-id="2671757016" data-published-at="1744442719" data-use-pagination="False"> Gli influencer col Rolex dal passato criminale «Animale, ma vivi in Montenapo?». A guardare il profilo Instagram di Antonino Parise (nato nel 1982), uno dei gestori della gioielleria Elysium (prima in Foro Bonaparte, poi in via Pergolesi), sembra di imbattersi nel classico personaggio da social network degli ultimi anni. Pieno di tatuaggi, spesso immortalato a bordo di Lamborghini a noleggio - come quelle ostentate dal noto Davide Lacerenza, boss della Gintoneria -, Parise promuoveva costantemente le sue attività online. In alcuni video compaiono anche ospiti d’eccezione, come Michelle Comi, altra influencer di punta di questi tempi. Sono proprio lui, Andrea Piccini (classe 1994) e Antonio Scinocca (1992) i più attivi su internet (chiedevano a Nicolò Fagioli i like ai loro post), mentre Tommaso De Giacomo (1987) e Patrik Frizzera (1981) appaiono più riservati: i loro profili sono oscurati. In comune, questi cinque amici, alcuni con precedenti penali, avevano una rete di contatti che includeva anche calciatori professionisti come Sandro Tonali e Fagioli. Promuovevano le loro attività non solo a Milano, ma anche a Ibiza, dove avevano recentemente aperto una filiale di Elysium. Eppure, secondo gli inquirenti, dietro la facciata social, si nascondeva una parte oscura. Se all’apparenza sembravano semplici venditori di Rolex e Patek Philippe, in realtà erano al centro di un’inchiesta che affonda le radici in un sistema di scommesse illegali, gioco d’azzardo clandestino e attività di riciclaggio di denaro. Uno scenario che intreccia il mondo del calcio professionistico con quello del commercio di orologi e gioielli. De Giacomo e Frizzera erano da tempo immersi nel mondo del gioco e delle scommesse. Le autorità hanno accertato che i due si appoggiavano a sale scommesse regolarmente autorizzate, come la Snai di via Famagosta a Milano e la Eurobet di via Leopardi a Opera, entrambe gestite proprio da De Giacomo (al momento estranee all’inchiesta). Tuttavia, quella legale sarebbe stata solo la punta dell’iceberg. Al centro dell’indagine, infatti, ci sarebbero le scommesse clandestine, ritenute dagli investigatori il vero cuore dell’organizzazione. Il coinvolgimento diretto di De Giacomo nella gestione di piattaforme di gioco non autorizzate, insieme al controllo di due sale regolari, ha rafforzato il sospetto che si trattasse di una rete consolidata e pronta a reiterare le proprie condotte. A conferma del rischio, ci sono diversi episodi che dimostrerebbero la volontà di eludere le indagini: De Giacomo, insieme al complice Pietro Marinoni (lo stesso che avrebbe introdotto Tonali al gioco d’azzardo), dopo i primi sequestri disposti dalla Procura torinese, avrebbe cambiato le sim dei cellulari e cancellato conversazioni compromettenti, utilizzando utenze intestate a terzi per evitare i controlli. De Giacomo, arrestato in flagranza nel 2007 per reati legati agli stupefacenti, ha accumulato nel tempo numerosi provvedimenti di Daspo per comportamenti violenti e antisportivi, beneficiando solo nel 2019 della conclusione di una misura alternativa alla detenzione. Nel cuore del sistema illecito smascherato dalla Procura di Milano, è proprio lui a emergere come figura centrale dell’organizzazione. Le indagini lo indicano come il principale regista delle attività legate al gioco illegale, con un ruolo operativo e gestionale a tutto campo. Era lui a creare i profili per gli scommettitori, a distribuire password di accesso e a ricaricare i conti utilizzati per le puntate, anche per conto di terzi. Frizzera, dal canto suo, è noto alle forze dell’ordine sin dal 2013 per segnalazioni legate al gioco illecito. Nel 2023 è stato sottoposto a messa alla prova per accesso abusivo a piattaforme non autorizzate. La figura di Piccini è la più controversa: arrestato da minorenne per rapina aggravata, è stato condannato per omicidio colposo nel 2014, in seguito a una corsa automobilistica finita in tragedia. Ha scontato la pena fino al 2022. Parise, infine, ha alle spalle precedenti per furto aggravato, ricettazione e porto abusivo d’arma. Il suo primo arresto in flagranza risale addirittura al 2001.
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