
Bocciato il ricorso anti precettazione. Cgil e Uil: «Non ci riguarda». Elly Schlein sarà in piazza a Roma.Respinto il ricorso dei sindacati, sì alla precettazione per lo sciopero generale di oggi proclamato da Cgil, Uil, Cobas, Cub e Sgb. Il presidente della terza sezione del Tar ha respinto il ricorso d’urgenza promosso da alcuni sindacati contro la precettazione firmata dal vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che aveva detto: «Difendo il diritto alla mobilità degli italiani». Slogan che il ministro ha postato nel suo profilo Instagram, mettendo in contrapposizione la propria immagine sorridente e, sullo sfondo, il leader della Cgil, Maurizio Landini, con un’espressione accigliata. Landini aveva sottolineato: «Abbiamo rispettato le regole», mentre Salvini lo aveva accusato di «fare politica», vedendolo come «il prossimo candidato della sinistra». Pronta la replica del segretario Cgil: «Pensi 365 giorni l’anno ai problemi della mobilità, non solo quando viene proclamato uno sciopero».Ma i sindacati ridimensionano il verdetto del Tar: «Il ricorso d’urgenza contro la precettazione dello sciopero rigettato dal Tar, di cui si ha notizia da organi di stampa, non è quello presentato da Cgil e Uil». «Il Tar non si è ancora espresso sul ricorso presentato da noi», ha confermato ieri in tv il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, «basta leggere i documenti; lì c’è scritto che il ricorso lo hanno presentato Tizio, Caio e Sempronio. È un modo, come si dice a Roma, per buttarla in caciara». Il segretario Uil ha anche criticato le decisioni della Commissione di garanzia sugli scioperi, che in una prima delibera ha chiesto ai sindacati di escludere dallo sciopero generale del 29 novembre sanità, trasporti e giustizia, e in una seconda ha chiesto al ministro Salvini di fare in modo di far ridurre da otto a quattro ore lo sciopero nei trasporti, sostanzialmente di precettare, cosa che poi il leader della Lega ha fatto. «La verità è che il Garante, più che essere garante, è diventato di parte, un garante del governo. Con il Garante abbiamo aperto una discussione rispetto alla quale ha risposto sbattendo la porta. Noi abbiamo perso fiducia nel Garante, non lo vediamo più come un arbitro, ma come una parte pronta a rispondere ad altre esigenze» ha concluso Bombardieri. Per la verità la Commissione di garanzia sugli scioperi aveva evidenziato «il fondato pericolo di un pregiudizio grave e imminente ai diritti della persona costituzionalmente tutelati». Nel fronte sindacale non si spegne neppure il battibecco con la Cisl. «Lo sciopero generale è sbagliato, anche se rispettiamo le scelte delle altre sigle sindacali, nel metodo e nel merito», ha rimarcato il leader Luigi Sbarra, anche perché è stato «anticipato quando la manovra era ancora tutta da scrivere».E allora Cgil e Uil scendono in piazza contro «la peggiore legge di Bilancio degli ultimi 30 anni, che taglia risorse a personale e servizi per lasciare il campo libero al profitto ed al privato», contro «le scelte ingiuste e sbagliate del governo» Meloni. I sindacati chiedono di aumentare salari e pensioni, finanziare sanità, istruzione, servizi pubblici e politiche industriali. E il capo del Pd, Elly Schlein, cavalca la protesta annunciando che parteciperà al convegno di Roma.Sarà ancora un venerdì nero con disagi per tutti i cittadini grazie a uno sciopero generale che sarà accompagnato da diverse manifestazioni territoriali, comizi e cortei in 43 piazze in tutta Italia organizzate anche dai sindascati di base: Adl Cobas, Cub, Usi Cit, Sial Cobas, Adl Varese, Sgb, Si Cobas. Landini chiuderà la manifestazione di Bologna ma già parla di uno sciopero che «sarà consistente», Bombardieri, concluderà, invece, la giornata di protesta a Napoli.A livello nazionale, per i settori pubblico e privato, lo stop doveva essere di 24 ore, cioè a partire dalla mezzanotte del 29 e durare per tutta la giornata. Nel concreto sarà di otto ore o per l’intero turno di lavoro per tutti i settori pubblici e privati, dalla sanità alla scuola, dalle fabbriche alle poste, passando per giustizia, commercio, ministeri e vigili del fuoco.Escluso del tutto il trasporto ferroviario che, accogliendo le rilevazioni del Garante scioperi, era stato già sfilato dalla lista dei settori aderenti alla mobilitazione nel rispetto della «regola dei dieci giorni». I treni dunque sono garantiti.Lo stop per gli aerei, compresi i controllori di volo e servizi di terra, sarà dalle 10 alle 14 ma sarà possibile per chi deve viaggiare consultare i voli garantiti e le modalità di rimborso in caso di cancellazioni o ritardi. Per bus, metro e tram così come per navi e traghetti, invece, sarà dalle 9 alle 13 con le fasce di garanzia: servizio garantito fino alle 8.59, poi riprenderà dopo le 13. Per quanto riguarda le infrastrutture, nelle stazioni metroferroviarie eventualmente aperte durante lo sciopero, non sarà garantito il funzionamento di ascensori, scale mobili e montascale. A Roma coinvolta la rete Atac e i bus periferici gestiti da operatori privati. A Milano, come fa sapere Atm sul proprio sito, «lo sciopero potrebbe avere conseguenze sul servizio delle linee Atm e della funicolare Como-Brunate dalle 9 alle 13», quindi disagi per chi viaggia su metro, bus e tram.
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Il progetto del corridoio fra India, Medio Oriente ed Europa e il patto difensivo con il Pakistan entrano nel dossier sulla normalizzazione con Israele, mentre Donald Trump valuta gli effetti su cooperazione militare e stabilità regionale.
Le trattative in corso tra Stati Uniti e Arabia Saudita sulla possibile normalizzazione dei rapporti con Israele si inseriscono in un quadro più ampio che comprende evoluzioni infrastrutturali, commerciali e di sicurezza nel Medio Oriente. Un elemento centrale è l’Imec, ossia il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa, presentato nel 2023 come iniziativa multinazionale finalizzata a migliorare i collegamenti logistici tra Asia meridionale, Penisola Arabica ed Europa. Per Riyad, il progetto rientra nella strategia di trasformazione economica legata a Vision 2030 e punta a ridurre la dipendenza dalle rotte commerciali tradizionali del Golfo, potenziando collegamenti ferroviari, marittimi e digitali con nuove aree di scambio.
La piena operatività del corridoio presuppone relazioni diplomatiche regolari tra Arabia Saudita e Israele, dato che uno dei tratti principali dovrebbe passare attraverso porti e nodi logistici israeliani, con integrazione nelle reti di trasporto verso il Mediterraneo. Fonti statunitensi e saudite hanno più volte collegato la normalizzazione alle discussioni in corso con Washington sulla cooperazione militare e sulle garanzie di sicurezza richieste dal Regno, che punta a formalizzare un trattato difensivo bilaterale con gli Stati Uniti.
Nel 2024, tuttavia, Riyad ha firmato in parallelo un accordo di difesa reciproca con il Pakistan, consolidando una cooperazione storicamente basata su forniture militari, addestramento e supporto politico. Il patto prevede assistenza in caso di attacco esterno a una delle due parti. I governi dei due Paesi lo hanno descritto come evoluzione naturale di rapporti già consolidati. Nella pratica, però, l’intesa introduce un nuovo elemento in un contesto regionale dove Washington punta a costruire una struttura di sicurezza coordinata che includa Israele.
Il Pakistan resta un attore complesso sul piano politico e strategico. Negli ultimi decenni ha adottato una postura militare autonoma, caratterizzata da un uso esteso di deterrenza nucleare, operazioni coperte e gestione diretta di dossier di sicurezza nella regione. Inoltre, mantiene legami economici e tecnologici rilevanti con la Cina. Per gli Stati Uniti e Israele, questa variabile solleva interrogativi sulla condivisione di tecnologie avanzate con un Paese che, pur indirettamente, potrebbe avere punti di contatto con Islamabad attraverso il patto saudita.
A ciò si aggiunge il quadro interno pakistano, in cui la questione israelo-palestinese occupa un ruolo centrale nel dibattito politico e nell’opinione pubblica. Secondo analisti regionali, un eventuale accordo saudita-israeliano potrebbe generare pressioni su Islamabad affinché chieda rassicurazioni al partner saudita o adotti posizioni più assertive nei forum internazionali. In questo scenario, l’esistenza del patto di difesa apre la possibilità che il suo richiamo possa essere utilizzato sul piano diplomatico o mediatico in momenti di tensione.
La clausola di assistenza reciproca solleva inoltre un punto tecnico discusso tra osservatori e funzionari occidentali: l’eventualità che un’azione ostile verso Israele proveniente da gruppi attivi in Pakistan o da reticolati non statali possa essere interpretata come causa di attivazione della clausola, coinvolgendo formalmente l’Arabia Saudita in una crisi alla quale potrebbe non avere interesse a partecipare. Analoga preoccupazione riguarda la possibilità che operazioni segrete o azioni militari mirate possano essere considerate da Islamabad come aggressioni esterne. Da parte saudita, funzionari vicini al dossier hanno segnalato la volontà di evitare automatismi che possano compromettere i negoziati con Washington.
Sulle relazioni saudita-statunitensi, la gestione dell’intesa con il Pakistan rappresenta quindi un fattore da chiarire nei colloqui in corso. Washington ha indicato come priorità la creazione di un quadro di cooperazione militare prevedibile, in linea con i suoi interessi regionali e con le esigenze di tutela di Israele. Dirigenti israeliani, da parte loro, hanno riportato riserve soprattutto in relazione alle prospettive di trasferimenti tecnologici avanzati, tra cui sistemi di difesa aerea e centrali per la sorveglianza delle rotte commerciali del Mediterraneo.
Riyadh considera la normalizzazione con Israele parte di un pacchetto più ampio, che comprende garanzie di sicurezza da parte statunitense e un ruolo definito nel nuovo assetto economico regionale. Il governo saudita mantiene l’obiettivo di presentare il riconoscimento di Israele come passo inserito in un quadro di stabilizzazione complessiva del Medio Oriente, con benefici economici e infrastrutturali per più Paesi coinvolti. Tuttavia, la gestione del rapporto con il Pakistan richiede una definizione più precisa delle implicazioni operative del patto di difesa, alla luce del nuovo equilibrio a cui Stati Uniti e Arabia Saudita stanno lavorando.
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