2020-06-15
Scintille Dibba-Grillo e Renzi ci si infila. Giuseppi è il punto di rottura del M5s
Alessandro Di Battista (Ansa)
Piano, con tanto di sondaggi, per compattare i grillini attorno al premier. Tra guru «vaffa» e Alessandro Di Battista, il Bullo cerca spazio. Ci sarebbe un paese da governare, alla vigilia di un'emergenza sociale di dimensioni sconosciute, con un prevedibile tsunami autunnale di fallimenti e licenziamenti: prospettiva rispetto alla quale i ritardi e l'inadeguatezza dell'azione di governo sono sotto gli occhi di tutti. E invece il gran gioco dei palazzi romani è tutto di politics, di pura manovra politica, volto a stabilizzare il pur fragilissimo equilibrio dell'attuale maggioranza.Attraverso la scenografia barocca degli stati generali, a Giuseppe Conte è riuscito un primo colpo: sterilizzare il Pd, storicamente titolare dell'interlocuzione con Bruxelles. Infatti, nel momento in cui Conte si intesta il rapporto con l'Ue, avendo con sé (al fianco e in collegamento) due esponenti del Pd come Roberto Gualtieri e David Sassoli, i nervosismi del Nazareno sono destinati a non trovare sbocco, con un Nicola Zingaretti sempre più marginalizzato e un Dario Franceschini a cui non è riuscito - per ora - lo spariglio di imporre la modifica o addirittura l'abrogazione dei decreti sicurezza targati Salvini. Insomma, per il momento il Pd non può far altro che subire lo status quo. E allora è scattata la seconda parte dell'operazione: quella volta a evitare l'esplosione della polveriera grillina, con il tentativo - sondaggistico e mediatico, e in entrambi i casi c'è chi intravvede lo spin di Palazzo Chigi - di accreditare sempre Conte come l'unico punto di equilibrio possibile per le tribù pentastellate. Ne era già persuaso (per salvare stipendio e mutuo in banca) il corpaccione dei parlamentari grillini. Ma ieri il Corriere della Sera ha rilanciato alla grande, con un sondaggio Ipsos-Pagnoncelli che ha destato sconcerto: sia quando accredita un eventuale partito di Conte del 14,1%, sia quando (in caso di leadership di Conte) fa schizzare il M5s a un impensabile 24,3%, addirittura scomodando una categoria fumosa come quella dell'«elettorato potenziale» di un M5s a guida Conte (quotato nientemeno che al 29,9%). Il sondaggio si incarica di mettere Conte sul trono pure in caso di sfida secca per la leadership M5s con Alessandro Di Battista: secondo la rilevazione, il premier sarebbe preferito sia nella totalità degli elettori (43% contro 13%) sia nell'ambito degli attuali votanti M5s (67% a 17%). In un curioso caso di telepatia, l'editoriale di ieri della Stampa, a firma del direttore Massimo Giannini, porta ulteriore acqua a questo mulino, addirittura nella forma di un «appello al premier»: «Conte un partito non lo deve fondare perché ce l'ha già: è il M5s, che due anni fa lo candidò ministro e poi lo incoronò premier. Dunque, torni alla casa del padre. E magari se la intesti, da capo politico, visto che è squassata da una faida anarchica. Sarà un'operazione di verità e chiarezza. Farà bene al governo. E forse, chissà, persino al Paese», assicura Giannini. La sensazione è che l'unico vero beneficiario sarebbe proprio Conte, trasformato nel dominus della maggioranza, e nel commissario-gestore (o liquidatore?) dei grillini, mettendoli al guinzaglio, addomesticandoli, e facendogli digerire il Mes. Tutto il resto è contorno e coreografia. Anche le punture di spillo reciproche tra «Dibba» e Matteo Renzi di ieri sono state oggetto di una doppia interpretazione. Per qualcuno è scontro vero, mentre per altri si tratterebbe solo di due ruoli nello stesso copione. Ieri Di Battista, ospite in tv di Lucia Annunziata, ha rifilato a Renzi un calcio negli stinchi («Il fatto che un politico come Renzi si faccia pagare, da ex presidente del Consiglio, da gruppi di potere internazionale o da sauditi per una conferenza dovrebbe essere proibito per legge»), mentre su Conte è stato ambiguo, per un verso sfidandolo nella partita interna («Se Conte vuole guidare il M5s, si deve iscrivere al M5s e al prossimo congresso deve farsi eleggere»), ma per altro verso producendosi in una sorta di excusatio rispetto all'accusa di picconare l'esecutivo («Non voglio far cadere il governo. Ci sono poteri che vogliono buttarlo giù per prendere i denari della ricostruzione»). E Renzi? Da SkyTg24 ha lanciato una battuta («Fidanzarmi in casa con Di Battista? Anche no»), ma è evidente che, per visibile debolezza, Italia viva vuole restare al tavolo con Conte, e non vede l'ora - anche per ritrovare un ubi consistam mediatico - d'essere uno dei poli della polemica, ma pur sempre della convivenza, interna al condominio giallorosso.Quanto a Di Battista, osservatori attenti delle mosse di Palazzo Chigi fanno notare che Conte stia cercando di lanciare segnali anche a lui, a partire da una qualche durezza in più sul dossier Autostrade e dalla proposta del milione di alberi da piantare (all'incredibile prezzo di 1 miliardo: 1.000 euro ad albero). Di Battista però non è ancora convinto della normalizzazione, e ha chiesto «un congresso, un'assemblea costituente del Movimento». E Grillo? Ieri da lui sono venuti due segnali. Da un lato, un po' di fuffa ideologica sull'acqua pubblica nel tentativo di distrarre i grillini della prima ora dallo spettacolo d'establishment in scena a Villa Pamphili; dall'altro, una brutale stroncatura di Di Battista: «Dopo i terrapiattisti e i gilet arancioni di Pappalardo, pensavo di aver visto tutto, ma ecco l'assemblea costituente delle anime del Movimento. Ci sono persone che hanno il senso del tempo come nel film Il giorno della marmotta». Insomma, per Grillo (apparso in questo in totale sintonia con Renzi), Conte e il governo non si toccano: Dibba si metta l'anima in pace, e, al massimo, si adatti a ritagliarsi una parte in questa commedia. «Ho letto il tweet di Beppe. Evidentemente siamo in dissenso», ha malinconicamente ammesso Di Battista, a cui sarà sempre più difficile insidiare Conte.
Il caffè di ricerca e qualità è diventato di gran moda. E talvolta suscita fanatismi in cui il comune mortale si imbatte suo malgrado. Ascoltare per credere.