2023-12-10
Sci a Bellagio, le bufale dei pappagalli italiani
La riqualificazione (ecosostenibile) di una ex colonia e di vecchi impianti sul monte San Primo viene scambiata dalla Cnn per un progetto faraonico e inquinante per portare la neve dove non c’è. E ovviamente i media nostrani abboccano subito.La bufala dell’anno ha gli sci ai piedi. È tutta italiana ma arriva dall’estero, dove spesso le narrazioni sul nostro Paese sono fantasiose e tornano a noi sotto forma di imbarazzanti slavine. Inconsapevole protagonista è un luogo magico come Bellagio, la perla del Lario, meta del turismo mondiale, soprattutto americano grazie alla fondazione Rockefeller e al ricordo di John Kennedy che atterrava in elicottero per una vacanza nell’estate precedente all’ultimo viaggio a Dallas.La pietra dello scandalo è una pista da sci, ma non da sci nautico, come si potrebbe presupporre su «quel ramo del lago di Como». Alle spalle del paese si sale a tornanti verso il belvedere pazzesco di Chevrio e Civenna, poi ancora su fino al Ghisallo, nome che evoca ad ogni cicloturista l’epopea dei grandi campioni del ciclismo. L’ombra che si staglia è quella del monte San Primo (1.682 metri) dove fino a una decina d’anni fa si sciava su tre piste, adesso in malinconico disuso. Tutto ciò è il tema dell’omerico polverone in atto, esempio plastico di come la filosofia nimby impastata con uno storytelling distorto possano creare bolle mediatiche prive di senso. E ritardare o bloccare progetti di riqualificazione ambientale concreti, quindi lontani dall’ambientalismo ideologico.I fatti sono semplici. Il Comune di Bellagio e la Comunità montana riescono a ottenere un finanziamento di cinque milioni (tre dallo Stato, due da Regione Lombardia) per alcuni interventi strategici su quel territorio di pregio, da realizzarsi nel totale rispetto dell’ambiente: la ristrutturazione di una vecchia colonia abbandonata, la dismissione delle casematte e dei tralicci arrugginiti degli ski-lift, la riduzione delle piste da tre km e mezzo a 300 metri, la creazione di un piccolo invaso per l’approvvigionamento di acqua antincendio boschivo, la restituzione alla vita di un antico alpeggio. Dovrebbe essere una benedizione verde, invece è l’inizio della guerra dello sci. Le associazioni ambientaliste locali (per le quali l’unica soluzione è l’immobilismo cosmico) sono contrarie a prescindere. Se poi il finanziamento è firmato dal governo Meloni e da una Regione di centrodestra, per i professionisti del niet con pullover di alpaca trattasi di sterco del diavolo. Così parte il tam-tam mediatico al grido di «State uccidendo il San Primo». Il refrain più gettonato è, manco a dirlo: «Con il cambiamento climatico in atto la neve diminuisce, quindi investire sullo sci è demenziale». Poiché si tratta di Bellagio, la ricostruzione furbesca finisce su scrivanie prestigiose come quella della Cnn e del Daily Telegraph, che la rilanciano senza approfondire, stile Papersera, sbagliando pure montagna nelle foto. Molto pittoreschi. Il Telegraph: «Assurdo progetto di reintrodurre la neve sul lago di Como». La Cnn: «Ci sono poche cose che gli italiani fanno meglio che sognare in grande contro ogni previsione. Ora il progetto di costruire un impianto sciistico multimilionario su una montagna senza neve». Della serie: che scandalo, signora mia. I talk show italiani del pensiero unico (tipo L’aria che tira su La7) non vedono l’ora di vendere la merce con questa confezione e la gente è indotta a credere che la bufala moltiplicata dai social sia la verità. Commenta Luca Leoni, presidente dell’Associazione Albergatori e assessore bellagino: «Siamo in presenza di una bolla. Nessuna nuova pista da sci, nessuna cementificazione. Anche il recupero della colonia Bonomelli non è certo in funzione di un albergo a 5 stelle, ma ha uno scopo sociale. È un grande edificio storico, lo vogliamo ristrutturare per creare una forma di turismo sociale con centro disabili, oratorio, un ostello della gioventù per ospitare giovani da tutta Europa. Tutto sarà ecosostenibile, anche il parcheggio». Travolto dalla slavina, il sindaco di Bellagio Angelo Barindelli spiega in tv con precisione. «Difficile trovare una presentazione così inesatta su quello che vogliamo fare», dice a David Parenzo che era già partito in quarta fra scherno e risatine. «In realtà, dei cinque milioni complessivi, almeno quattro sono destinati ad altro. Due servono per il recupero della colonia Bonomelli. Il terzo milione serve per la ristrutturazione di Alpe del Borgo, un alpeggio fondamentale per far vivere la montagna e mantenere le mucche al pascolo nella zona di San Primo. Il quarto milione sarà utilizzato per la manutenzione delle linee elettriche, dell’acquedotto e per la creazione di un piccolo invaso per i periodi di siccità come l’estate 2022, così da agevolare gli elicotteri destinati a spegnere gli incendi».Fin qui di stazioni sciistiche neppure l’ombra, chi evocava i metri cubi del Sestrière rimane deluso. E l’ultimo milione? «Abbiamo tre impianti obsoleti», aggiunge il sindaco. «Si chiamano Terra Biotta, Forcella e Baby, complessivamente occupano circa tre km e mezzo di piste. Ne dismettiamo più di tre km e teniamo solo il cosiddetto Baby, 300 metri in un canalone dove oggi c’è una temperatura che va dai -5 ai -7, con due piccoli cannoni sparaneve. Ecco, quel milione serve per dismettere il 90% degli impianti e convertire il Baby da ski-lift in tapis roulant, molto meno impattante. Quindi un intervento ancora più sostenibile, senza piloni di cemento armato, destinato alle attività sportive dei nostri bambini. Non c’è solo il canottaggio».Disagio in studio a L’aria che tira, rumore di unghie sugli specchi da parte degli ecologisti. Perfino Benedetta Scuderi, portavoce nazionale dei giovani Verdi, è costretta ad ammettere: «Se è come la sta spiegando il sindaco, è chiaro che non c’è niente di sconvolgente». Barindelli annuisce: «Una cosa non è per forza vera solo perché lo dice la Cnn». Chicco Testa, presente alla trasmissione, chiude il cerchio: «Bene, abbiamo scoperto che anche Daily Telegraph e Cnn raccontano balle».Il presidente del coordinamento «Salviamo il monte San Primo», Roberto Cerati, sta sul versante opposto e ha una visione conservativa. «Secondo noi il progetto di innevamento si presenta come fallimentare. Una volta finanziata l’opera, bisogna capire come il gestore riuscirà a pareggiare i conti». È già un altro discorso, qualcosa che eventualmente riguarderà chi otterrà la gestione. Il coordinamento ha una filosofia differente: «La salvaguardia della montagna, la manutenzione dei pascoli e dei boschi, un turismo leggero, la mobilità sostenibile». Curiosamente le due idee si completano, senza la zizzania mediatica internazionale potrebbero anche marciare insieme. Ma i tralicci marcescenti del San Primo, dalle redazioni del Telegraph a Londra e della Cnn ad Atlanta, non si vedono.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.