2025-08-21
Schillaci, «camice grigio» scelto da Mattarella e apprezzato dalla sinistra
Orazio Schillaci (Imagoeconomica)
Secondo i colleghi è capace senza però eccellere. Speranza lo chiamò all’Iss, mentre Lollobrigida (ora pentito) lo segnalò alla Meloni. Ma fu il Colle a preferirlo a Bellantone.Un medico capace, ma senza eccellenze accademiche. Non c’è una voce, in quelle raccolte tra suoi ex colleghi di Tor Vergata e del mondo scientifico romano, che esalti il percorso professionale di Orazio Schillaci. Dalla specializzazione in radiodiagnostica alla cattedra di medicina nucleare e, più su salendo, preside della facoltà di medicina fino a diventare rettore dell’Università di Roma Tor Vergata, l’attuale (forse ancora per poco) ministro della Salute viene descritto come un «camice grigio». Non avrebbe avuto qualità e decisionismo per approdare a Lungotevere Ripa, però ha saputo sempre muoversi senza imbarazzo a sinistra e a destra negli schieramenti politici. Classe 1966, per parte di mamma Maria (nobildonna calabrese di Amantea, deceduta nell’aprile del 2024) è nipote di Vincenzo Cavallo che fu professore emerito di radiologia all’Università La Sapienza di Roma. In una pubblicazione del 2017, la Società italiana di radiologia medica (Sirm) forniva la seguente descrizione del professor Cavallo presente a una cerimonia: «Signore per tratto e aristocratico per stirpe, personalità di altissimo prestigio e autorevolezza, definito - per conoscenza dei più giovani - il “Papa Nero”, come il generale dei gesuiti, per ascendente e guida della Radiologia italiana, pur senza orpelli e pompose cariche formali e accademiche». Il nipote, intelligente e ambizioso, è cresciuto di potere e di importanza in ambito universitario mantenendo un basso profilo. Dopo le dimissioni dell’allora rettore di Tor Vergata, Giuseppe Novelli, fu eletto alla guida dell’Ateneo dal novembre 2019. Non ha mai fatto politica diretta, ma risultava gradito alla sinistra. Nel giugno del 2020 l’allora ministro della Salute, Roberto Speranza, lo nominò nel comitato scientifico dell’Istituto superiore della sanità. Quando nell’ottobre del 2022 si forma il governo Meloni, il suo nome come ministro tecnico viene fatto da Francesco Lollobrigida, allora cognato della premier e messo a capo dell’Agricoltura. Errore di valutazione di «Lollo»? Di sicuro la nomina venne accolta con enorme sorpresa tra quanti lo conoscevano. «Capace ma con poco coraggio», era stato uno dei commenti più benevoli. Schillaci, comunque, quel posto lo volle a tutti i costi. E dalla sua aveva il Colle. In ottimi rapporti medico professionali con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, fu scelto dall’inquilino del Quirinale che, nell’approvare la lista dell’esecutivo, lo preferì a Rocco Bellantone, cugino di Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’attuazione del programma di governo e considerato tra le persone più vicine a Giorgia Meloni. A Bellantone, poi, venne data come consolazione la guida dell’Istituto superiore di sanità. La protezione di Mattarella prosegue, il capo dello Stato sa che per il premier la questione Schillaci è un tallone d’Achille in quanto rifugge da qualsiasi rimpasto e inevitabile ingerenza del Quirinale. Eppure, il ministro della Salute fa e disfa con evidente irresponsabilità. L’ultimo episodio, quello della nomina dei componenti del Nitag e il repentino azzeramento dell’organismo incaricato di assistere il governo nelle scelte delle politiche vaccinali - solo per non scontentare le voci critiche a due componenti screditati come no vax- è la dimostrazione di una debolezza inquietante. Schillaci non sembra affrontare diretto un problema, evita il confronto/ scontro. Ne avevamo avuto dimostrazione quando Il Manifesto raccontò di alcune pubblicazioni «anomale» risalenti al periodo tra il 2018 e il 2022, e di cui il futuro ministro era stato «redattore, revisore, responsabile dei dati e - in quattro casi su otto - corresponding author, cioè l’autore di riferimento che può parlare a nome del team di ricerca», segnalò il quotidiano.L’inchiesta giornalistica evidenziò che erano state utilizzate «immagini al microscopio elettronico duplicate, riciclate da altri studi o addirittura ritoccate». Una brutta storia, accolta con sconcerto dal mondo scientifico. Il ministro si limitò a rispondere: «Apprendo ora la notizia, non ne avevo conoscenza. Non sono esperto di microscopia elettronica, mi sono fidato di chi ha fornito quelle immagini. Verificheremo se effettivamente ci sono degli errori». E, inspiegabilmente, sull’intera vicenda calò il silenzio.Due giorni fa, Lollobrigida ha preso le distanze da Schillaci, criticando l’operato nella vicenda Nitag. «Gli organismi plurali servono a contenere idee differenti» e «la storia insegna che non sempre il pensiero scientifico dominante è quello giusto», ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura in un colloquio con Il Foglio. Lo scontento è forte, ai vertici di Fratelli d’Italia, a partire dal premier che aveva subito disapprovato l’azzeramento. «Non era concordato», era stato il suo duro commento. «Da sempre nel governo noi crediamo nel pluralismo e nel confronto delle opinioni».Ora si starebbe lavorando per offrire all’ex rettore qualche incarico di prestigio, magari in ambito europeo, così da non dover parlare più di dimissioni ingloriose. E per evitare nuove ingerenze del Colle. C’è chi giura che alle prossime politiche Schillaci si candiderà per la sinistra.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)